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25 aprile 2024

Treviso

Risparmi fermi, boom di depositi in banca: la Marca terza in Italia

Treviso sul podio delle province italiane con una media di 42mila euro per abitante. Cgil “Non si investe e si continua a evadere”

| Isabella Loschi |

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Risparmi fermi, boom di depositi in banca: la Marca terza in Italia

TREVISO - I trevigiani preferiscono risparmiare. La paura di investire e la mancanza di fiducia porta la Marca al terzo posto, dietro Milano e Roma, nella classifica elaborata dal Sole 24 Ore su dati Abi-Banca d’Italia-Istat, su depositi bancari in rapporto con la popolazione su base provinciale dal 2008 al 2018. In media ogni trevigiano ha depositi bancari per 42.866 euro. Una cifra che rispetto a 10 anni fa è aumentata del 237%. Unico caso in Italia.

“L’analisi del Sole 24 Ore, dai dati di Abi-Banca d’Italia, conferma quello che come sindacato diciamo e denunciamo da tempo: i capitali ci sono. La ricchezza ancora c’è, ed è una ricchezza che, forse anche complice il sistema bancario, fatica a diventare investimento per la produzione, sia in termini di lavoro sia di tecnologie” - dichiara Giacomo Vendrame, segretario generale della Cgil di Treviso, commentando lo studio del Sole 24 Ore sull’andamento dei conti correnti dei trevigiani.

 “Una ricchezza innegabilmente derivante dal radicamento capillare e profondo dei fenomeni dell’evasione e dell’elusione fiscale, che generano un grave problema in termini di legalità ma anche di giustizia sociale. In altre parole, un circolo vizioso che, in particolare in questo momento di post crisi, frena la ripresa”.

“Abbiamo un problema – spiega Vendrame – e lo vediamo dalla variazione percentuale, pari a più 237% sul 2008. Nonostante la crisi economica e i crac delle popolari venete, nel nostro territorio la ricchezza monetaria accumulata nel passato non è stata bruciata ma non torna in circolo sotto altre forme. In particolare per le imprese locali, anche in quei settori oggi trainanti, e fatto salvo alcune specifiche realtà che puntano all’innovazione, la tendenza è non investire, non utilizzare i grandi capitali. Non si investe in lavoro, soprattutto non stabilizzando quello precario e non aumentando i salari, e molto poco in tecnologia, non si investe in formazione e qualità dell’ambiente di lavoro – va giù duro Vendrame –. E anche il sistema bancario pare in questi anni scollato, non connesso, al mondo produttivo”.  

“Se questo emerge riflettendo sull’andamento dei conti correnti e depositi – continua Vendrame – non possiamo non rilevare che nella nostra provincia, piazzatasi nella classifica nazionale al terzo posto dopo Milano e Roma per entità di capitale accantonato, la fedeltà fiscale non è certo di casa. I redditi denunciati, infatti, non giustificano tali cifre, (43.433 euro nel 2018). Il fenomeno del nero la fa ancora da padrone – sottolinea Vendrame –, e il gioco è facile: si continuano a comprare e vendere, beni e servizi, non dichiarando la transazione e tutto ciò che viene ricavato lo si spende ma ovviamente ancora una volta illegalmente, mentre i guadagni denunciati, solo quelli vengono portati e lasciati in banca”.  

“Un circolo vizioso che alimenta l’illegalità e la frode fiscale a tutti i livelli e che drena risorse dalle casse dei nostri enti locali, più che mai in difficoltà proprio nella capacità di erogare servizi puntuali (per cittadino e impresa) e, ancora una volta, di investire sul territorio in infrastrutture (per cittadino e impresa). In altri termini, il pubblico non riesce a mettere a disposizione risorse per rendere il sistema più competitivo per qualità della vita e produzione. Tutto questo – conclude Vendrame –, oltre a non generare nuova ricchezza ed esaurire via via quella presente, aumenta notevolmente le disuguaglianze e il divario sociale”.

 


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