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29 marzo 2024

Treviso

Rifiuti: traffico illecito tra Veneto e Puglia

Indagini della Finanza di Treviso. Interdetti tre imprenditori, 25 denunce

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Rifiuti: traffico illecito tra Veneto e Puglia

TREVISO - Disarticolata dalla guardia di Finanza di Treviso un'associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali dal Veneto alla Puglia in un'indagine che ha portato alla misura interdittiva di tre imprenditori (un trevigiano e due foggiani) e alla denuncia di altre 25 persone di 28 società diverse.

Sono state sequestrate in via preventiva nelle due regioni sedi operative, impianti, strutture e aree destinate allo stoccaggio di rifiuti.

L'operazione, denominata "Fake Code", è stata condotta per quasi due anni dal Nucleo di Polizia Tributaria di Treviso, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Venezia, ed ha fatto emergere un'illecita movimentazione, anche con proiezioni transnazionali, di oltre 16.000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.

A muovere le fila una ditta trevigiana che si serviva di tre società estere (due slovene ed una svizzera), e che si è avvalsa di numerose persone di altre province italiane ed in Europa ed ha utilizzato siti non autorizzati per il deposito ed il recupero dei rifiuti in Veneto ed in Puglia. 

 

I rifiuti in questione erano in particolare scarti di lavorazione di materiale plastico. Grazie al loro modo di operare gli imprenditori indagati riuscivano ad essere nel mercato a prezzi molto più bassi rispetto a quelli di mercato, facendo nella sostanza della concorrenza sleale. I rifiuti, che sulla carta sarebbero dovuti andare soprattutto in Slovenia, in realtà venivano posizionati temporaneamente in depositi non in regola rispetto le normative che si trovavano nel Veneziano ed in provincia di Foggia, per poi partire verso la Germania.

 

La mente di tutto, secondo i finanzieri, sarebbe stato un imprenditore trevigiano cinquantenne da anni nel settore come intermediario, che collaborava con un imprenditore ed un’imprenditrice di origine rumena che si trovavano in Puglia. L’indagine ha portato anche a rilevare la mancata dichiarazione al Fisco di ricavi per oltre 6 milioni di euro.

 

(Nelle immagini parte del materiale sequestrato e la conferenza stampa in cui la Finanza di Treviso ha illustrato l'indagine)

 


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