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28 marzo 2024

Treviso

A quando l’autonomia del Veneto?

I nodi da sciogliere

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

A quando l’autonomia del Veneto?

TREVISO - La visita del Presidente Mattarella del 25 aprile ha riaperto il tema sull’ autonomia del Veneto, che il Governo non riesce a far decollare, nonostante i ripetuti annunci.

Ne abbiamo parlato con Sandro De Nardi, costituzionalista dell’Università di Padova, che nella scorsa legislatura è stato uno dei consulenti tecnici, nominato dal Governo italiano per le trattative in materia di autonomia, avviate su richiesta non solo del Veneto, ma anche della Lombardia e dell’Emilia-Romagna.

 

Professore, il Presidente Zaia nella lettera che ha indirizzato a mezzo stampa al Presidente Mattarella prima che arrivasse a Vittorio Veneto e, stando a quanto da lui stesso riferito, pure nei colloqui avuti  di persona con il Capo dello Stato, lo ha invitato a sostenere l’autonomia differenziata chiesta dal Veneto, chiedendogli di dare mano: che ne pensa?

Sono perplesso sulla opportunità istituzionale di tali sollecitazioni: secondo me bene ha fatto il Presidente Mattarella a non proferire una parola sull’argomento.

Perché?

Perché in questa fase della procedura i nodi da sciogliere sono quasi tutti politici e comunque, sotto il profilo istituzionale, riguardano solo gli esecutivi: dunque Zaia dovrebbe semmai sollecitare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ed il Governo tutto - che, ricordiamolo, è sostenuto dalla Lega ... - a sottoscrivere l’intesa così come proposta dal Veneto. Se in questo momento si rivolge a Mattarella bussa alla porta sbagliata; in ogni caso io credo che dovrebbe evitare di coinvolgere il Quirinale, trascinandolo nell’agone politico/partitico.

Scusi, ma il Capo dello Stato non gioca alcun ruolo nella partita dell’autonomia?

Certo che lo gioca: ma non ora. Lo giocherà più avanti.

Quando?

Dopo che l’intesa sarà stata firmata dai Presidenti Conte e Zaia: in quel momento il Capo dello Stato dovrà infatti autorizzare la presentazione alle Camere del relativo disegno di legge del Governo volto a recepire l’intesa, e farà un primo esame.

Inoltre, dopo che i il 50% più uno dei componenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica avranno approvato la legge di differenziazione, occorrerà la promulgazione da parte del Capo dello Stato: che non è un atto dovuto, posto che il Presidente potrebbe rifiutarsi spiegando alle Camere le regioni che lo inducono a ritenere che il testo sia affetto da incostituzionalità.

Personalmente credo che nel caso di specie il controllo presidenziale sarà particolarmente attento e rigoroso: visto che la legge in questione, essendo atipica e rinforzata, dispone di una forza superiore a quella di una normale legge ordinaria, e potrebbe essere modificata solo con il consenso della Regione Veneto ripetendo tutta la trafila procedurale appena descritta.

Il Presidente Zaia é però solito ricordare che Sergio Mattarella quand’era giudice costituzionale ha contribuito a dare il via libera al referendum consultivo chiesto dal Veneto ...

In effetti ho constatato anch’io che lui ha fatto questa affermazione in più occasioni, sia rilasciando interviste, sia - da ultimo - in una sede istituzionale: vale a dire nel corso della audizione da lui resa davanti alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale il 3 aprile scorso. Ma a questo proposito c’è un equivoco da chiarire, dato che le cose stanno diversamente.

Cosa intende dire?

Beh, chiunque legga la sentenza costituzionale n. 118 del 2015 può facilmente constatare che Sergio Mattarella non ha fatto parte del Collegio cha ha pronunciato quella decisione: lui era già al Quirinale quando la Corte ha discusso e deciso la questione. In ogni caso, anche se in ipotesi Mattarella avesse fatto parte del collegio giudicante, occorre considerare che nel nostro sistema di giustizia costituzionale non é dato sapere come votano i singoli giudici della Corte, posto che non possono esternare il loro eventuale dissenso. Ma vi é di più.

In che senso?

Nel senso che mi pare comunque una forzatura continuare ad invocare a ogni piè sospinto la sentenza del 2015 a supporto della legittimità delle richieste venete: in quell’occasione, infatti, i giudici costituzionali si sono limitati a valutare conforme a Costituzione solamente il referendum consultivo che si è poi celebrato il 22 ottobre 2017. In ogni caso, quella sentenza andrebbe letta nella sua interezza: anche nei passaggi, alquanto duri, in cui la Corte ha escluso che in ipotesi si potesse indire un referendum volto a chiedere ai cittadini se erano favorevoli al trattenimento in Veneto dell’ottanta per cento dei tributi riscossi sul territorio regionale: a buon intenditor  ...

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


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