24/04/2024pioggia debole

25/04/2024pioggia debole e schiarite

26/04/2024nubi sparse

24 aprile 2024

Vittorio Veneto

Il presente non basta: i classici per diventare cittadini europei.

il Rettore emerito di Bologna Dionigi si confronta con la Città e il Flaminio

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

immagine dell'autore

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Il presente non basta: i classici per diventare cittadini europei.

VITTORIO VENETO - Al teatro Da Ponte martedì 24 alle ore 20.30 il Liceo "Flaminio", l'Università Cà Foscari di Venezia, il gruppo di lavoro "Classici Contro 2017 Utopia (Europa), coordinati dai professori Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani insieme alla preside Emanuela Da Re e la Città di Vittorio Veneto organizzano il convegno "Il presente non basta. La lezione del latino", con la partecipazione del prof. Ivano Dionigi (in foto), già Rettore dell'Università di Bologna, uno dei maggiori latinisti viventi.

 

L'iniziativa, introdotta e presentata da Chiara Cecchinel, è patrocinata da OggiTreviso, Libreria il Punto, l'Associazione Forcellini di Vittorio Veneto, l'Associazione Italiana di Cultura Classica di Venezia, Pordenonelegge e le Grafiche De Bastiani.

L'ingresso al teatro è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

Il prof. Dionigi ha accolto l'invito di anticipare a OggiTreviso alcune sue riflessioni, contenute nel testo.

Ecco l'intervista:

1) Il titolo della sua pubblicazione rimanda ad una riflessione, che viene da lontano: come e quando è pervenuto a questa percezione del presente?

Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, a seguito del fallimento delle ideologie “infuturanti”, ci siamo ridimensionati, abbiamo constatato che i viali del futuro si sono ristretti e accorciati, e il presente ha avuto la sua rivincita. Un presente da apprezzare, da vivere e da possedere, secondo l’imperativo categorico senecano protinus vive, “vivi subito, vivi immediatamente, vivi senza indugio”. Ora è cambiata la prospettiva: in questa vorace accelerazione del tempo noi non possediamo più il presente, ma è il presente che possiede noi. Siamo sotto la dittatura del presente. Ma l’interesse per il tema riveste anche un motivo esistenziale prima che culturale. Infatti il presente non mi ha mai dato pace: mi sono sempre sentito in corsa, teso tra “il già” e “il non ancora”.

 

2) Per superare l' hic et nunc, in che modo il latino e i suoi classici possono essere recuperati nel presente?

Il nostro presente si ricollega a un prima e a un poi, si colloca nell’alveo della tradizione, la quale “non è venerazione delle ceneri, ma salvaguarda del fuoco” (Mahler). Noi abbiamo ereditato una fiaccola, dobbiamo custodirla e consegnarla a chi viene dopo di noi. I classici ci interessano non solo perché sono il fondamento linguistico e culturale del nostro presente ma anche e soprattutto perché – resistendo al tempo e alle mode – sono antagonisti rispetto al presente. Ci interessano perché sono diversi da noi; la loro attualità dipende dalla loro diversità e “inattualità”. Ce lo ha ricordato il Petrarca: noi dobbiamo tenere lo sguardo contemporaneamente rivolto avanti e indietro. E il latino ci aiuta in questo, perché è madre del nostro italiano, tramite dell’eredità ebraica e greca, lingua parlata in Europa per oltre venti secoli dalla Chiesa, dalla politica e dalla scienza.

 

3) la "miopia" del presente è favorita dalla sovraesposizione della "rete"? bisogna riscoprire una qualche forma di digiuno?

Certo la rete ci fa sentire grandi e potenti, perché ci tiene in perenne connessione con tutto e con tutti. Ma incorre in due limiti: ci dilata enormemente lo spazio, ma ci contrae il tempo fino a staccarci la spina della storia; in secondo luogo, a differenza della cultura elettronica che ha creato la comunità del noi, la rete rischia di creare la solitudine dell’io. Benvenuto il digitale perché aumenta a dismisura le nostre possibilità di conoscenze, ma non chiediamo alla rete quello che non può dare: può dare miriadi di informazioni e di collegamenti, ma la cultura è un’altra cosa. Quello della rete è un problema così importante e complesso che va riportato all’interno della scuola. Mi piacerebbe vedere nella stessa aula il professore di digitale e il professore di latino: il primo ci spiega le possibilità dello spazio, il secondo la ricchezza del tempo.

 

4) Senza dubbio l'Europa si è "fondata" sul latino e i suoi classici: può indicare alcuni passaggi significativi, che in qualche modo possano supportare l'esigenza di una "più Europa" nel nostro presente?

L’Europa ha il volto della diversità, e il latino è l’espressione storica e culturale di questa diversità. Con saggezza e coerenza il 4 maggio 2000 il Parlamento europeo ha scelto come proprio motto In varietate concordia, per segnalare la diversità delle sue culture (mediterranea, nordica, orientale) e la pluralità delle sue lingue che derivano dal latino (francese, spagnolo, italiano, portoghese, rumeno). Oggi il nostro problema è riscoprire la vocazione e la natura plurale dell’Europa.; con la cultura, perché i conflitti non sono mai di cultura, ma di ignoranza.

 

5) Se il presente non basta, recuperato il passato, come si potrebbe declinare il prossimo futuro?

Non sono né un profeta né un indovino, ma ho chiare due cose: anzitutto che la storia è un continuum e il capitale di quella cosa che chiamiamo vita non appartiene solo agli uomini di oggi ma anche ai trapassati e a coloro che verranno dopo di noi; in secondo luogo noi dobbiamo coniugare e comporre le risposte dei padri, che non sono più sufficienti, con le domande dei figli, che sono i titolari del futuro. Qui grande è la responsabilità sia della politica sia della scuola.

 

6) Che può dirci in merito all'alternanza scuola-lavoro, ormai curriculare anche nei licei?

Due consigli.

Primo: non adottiamo un algoritmo unico, ma lasciamo autonomia alle singole scuole per rispettare i loro indirizzi, le loro finalità e la loro specifica collocazione geografica.

Secondo: non credere che la scuola serve a trovare immediatamente un lavoro.

Oggi più che mai la scuola deve servire a formare non “utili impiegati”, ma “cittadini completi” (Nietzsche) e deve insegnare a imparare, perché nella vita i ragazzi dovranno “reimparare continuamente” (Derek Bok).

 

7) Un suo messaggio conclusivo...

Il mondo della scuola e dell’Università deve capire una volta per tutte che nella nostra era, caratterizzata dalla conoscenza, è fondamentale che i saperi umanistici stringano un’alleanza con i saperi scientifici e tecnologici: i primi conoscono le problematiche connesse alle “domande”; i secondi conoscono la responsabilità connesse “risposte” ai problemi urgenti del momento. Nella comune consapevolezza che i linguaggi sono molteplici ma che la cultura è una.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


| modificato il:

foto dell'autore

Pietro Panzarino - Vicedirettore

Leggi altre notizie di Vittorio Veneto
vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×