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19 aprile 2024

Italia

Pirelli, 'ombre cinesi' sul futuro del calendario più famoso al mondo

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Pirelli, 'ombre cinesi' sul futuro del calendario più famoso al mondo

Dal 1964 è un simbolo di sensualità, prima gioiosa poi sempre più ricercata. Ma sul futuro del Calendario Pirelli si affollano 'ombre cinesi'. Già perché i nuovi padroni della Bicocca, i manager pubblici di ChemChina, sembrano piuttosto a disagio con un "prodotto" che è per molti versi all'antitesi della nuova sobrietà promossa dai vertici di Pechino.

La stessa che ha portato gli organizzatori del salone dell'auto di Shangai, che apre il 22 aprile, ad annunciare lo stop a modelle discinte davanti ai modelli in esposizione. O che ha spinto la tv pubblica a censurare - per colpa di un decolleté - una popolarissima fiction 'L'imperatrice della Cina'.

Non ci sono conferme ufficiali di eventuali censure o soppressioni, ma è emblematico il silenzio imbarazzato in proposito del numero uno della società, Ren Jianxin, che si è limitato a ricordare come il calendario "è a tiratura limitata". Come dire, se anche non ci piace lo vedranno in pochi.

Ma il discorso non vale per 'The Cal' che - proprio per la sua rarità - è da tempo un vero oggetto di culto, con un impatto mediatico che va al di là della tiratura (20 mila le copie stampate, che non si possono comprare, ma solo ricevere in dono).

In realtà anche se l'edizione 2015 firmata da Steven Meisel ha recuperato un po' di allegra sensualità 'vecchio stile', negli ultimi quindici anni la carica erotica del Calendario si è spesso attenuata (come nell'edizione 2007 con le foto, elegantissime e caste, dell'allora settantaduenne Sophia Loren).

E non è certo un caso se una delle annate più pudibonde - senza nudi o pose troppo esplicite - è stata quella del 2008, la prima e unica con foto scattate in Cina, per l'esattezza a Shangai, dal francese Patrick Demarchelier.

I cultori, comunque, confidano nel buon senso dei nuovi padroni della Bicocca. Per il futuro, "l'importante è che i cinesi non cambino nulla", dice all'AdnKronos il maggior collezionista italiano di calendari Pirelli, Vittorio Gerri.

"Sono certo che avranno l'intelligenza di capire l'importanza del calendario come strumento di marketing e che non cambieranno nulla. Uno stravolgimento mi pare impossibile, forse l'unico segno potrebbe essere l'ingaggio per la prossima edizione di un fotografo cinese, che del resto manca negli annali del calendario", aggiunge Gerri, che può vantare una collezione davvero unica.

Lui, i calendari Pirelli, li ha proprio tutti, tanto da prestarli alle case editrici che ne hanno bisogno per realizzare delle raccolte, e confessa di essere partito avvantaggiato nel raccoglierli: "Mio nonno era un socio di Leopoldo Pirelli, li ho visti in casa fin da quando sono nato, anzi prima è nato il calendario, nel 1964, poi io, nel 1967".
 

 

 

 

 

 


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