19/04/2024sereno

20/04/2024poco nuvoloso

21/04/2024poco nuvoloso

19 aprile 2024

Italia

Palermo: violenta rapina ad anziani, il basista era il nipote

|

|

PALERMO - La Polizia di Stato di Palermo ha fatto luce su una rapina, particolarmente efferata avvenuta lo scorso 6 settembre nel quartiere Zen di Palermo, quando un'anziana coppia, a cui era morto da poco un figlio, venne aggredita e rapinata. Gli investigatori del commissariato 'San Lorenzo', diretti da Luca Salvemini, hanno scoperto che il basista della rapina sarebbe stato il nipote della coppia, che aveva saputo di una eredità ottenuta dagli anziani. In carcere sono finiti: Benito Biondo, 24 anni; Salvatore Puntaloro, 32 anni; Salvatore Orlando, 24 anni e Salvatore Zarcone, 23 anni.

I due anziani, quella mattina, vennero raggiunti nel proprio appartamento di via Luigi Einaudi da un commando di tre malviventi, tutti travisati con passamontagna ed armati di coltello, con il quale minacciarono le vittime per farsi consegnare soldi e gioielli. Le modalità di consumazione della rapina e di accesso all’appartamento furono scandite da elementi e circostanze tali da orientare, sin da subito, gli investigatori su una “mano interna”: l’esistenza, cioè, di un vincolo di conoscenza, se non di familiarità, tra vittime ed assalitori, seppur questi ultimi avessero adottato la cautela di incappucciarsi.

Il commando riuscì a fare ingresso nello stabile, approfittando dell’uscita dall’appartamento del proprietario, abituato ad uscire di buon ora, in relazione ad esigenze professionali (laboratorio di pasticceria in zona Tommaso Natale). I malviventi attesero che l’uomo aprisse la porta dell’appartamento e, brutalmente, lo spinsero all’interno, guadagnando essi stessi l’accesso alla casa. Mentre l’uomo fu immobilizzato in salone con i polsi legati, la moglie fu raggiunta in camera da letto; affrontata a muso duro, la donna fu costretta sotto la minaccia di un coltello puntato alla gola ad aprire la cassaforte e cedere così 600 euro in contanti e gioielli per un approssimativo valore di 30.000 euro.

Durante le concitate fasi, i rapinatori indirizzarono ad entrambi i coniugi frasi inequivocabili e sintomatiche di una dettagliata preparazione del colpo, con puntuali e precise riferimenti al vissuto dei coniugi. Le indagini dei poliziotti sono state un efficace mix di analisi scientifiche e tradizionali attività su un campo - il quartiere Zen - che diffidenza e reticenze hanno da sempre reso un luogo ostico alle Forze dell’Ordine: in questo caso, però, lo stesso rione manifestò il proprio sdegno per la vicenda, poiché l’evento criminale aveva avuto come obiettivo due persone perbene, già provate da lutti e sofferenze.

Il personale del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica è riuscito infatti ad isolare nell’ambiente messo a soqquadro dal commando un’impronta che i poliziotti hanno confrontato con successo con quella di uno dei rapinatori, fino ad allora incensurato e quindi mai sottoposto a rilievi dattiloscopici. E’ stata la prima tessera che ha consentito agli agenti di ricostruire, per intero, il difficile puzzle della rapina: abbinata ad un nome di battesimo non proprio comune, captato da una delle vittime della rapina nel conciliabolo con gli altri due complici. Il monitoraggio del traffico telefonico dell’uomo ha poi svelato una sospetta mole di chiamate in entrata ed in uscita con altri tre malviventi, appunto Puntaloro, Orlando e Zarcone. "Quest’ultimo, nipote diretto delle vittime, è colui il quale ha fornito ai sodali importanti notizie sul luogo dell’assalto, sulle abitudini della coppia e, soprattutto, sulla presenza in casa – notizia poi rivelatasi inesatta - di una considerevole somma di denaro", spiegano gli investigatori.

Le indagini hanno accertato come a muovere Zarcone sia stata non solo una esecrabile sete di denaro ma anche motivi di risentimento familiare, probabilmente legati ad inique spartizioni di denaro in ambito parentale. Le indagini dei poliziotti si sono avvalse anche di sofisticate attività di intercettazione ambientale, alcune delle quali hanno fornito spaccati significativi e singolari come quello in cui Zarcone, da solo nell’abitacolo della sua vettura, prefigurava, con voce nitida e tono deciso, lo scenario del suo possibile futuro arresto ed il conseguente dialogo con l’avvocato di fiducia. Tale dialogo ha, sostanzialmente, rilevato profili autoaccusatori, in relazione alle sue responsabilità nel ruolo di pianificatore dell’assalto.

 



Dello stesso argomento

vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×