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25 aprile 2024

Nord-Est

Maurizio Baglini, personaggio di rilievo nel panorama culturale friulano.

al "Verdi" la musica del passato, ma con grande proiezione verso il futuro

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

 Maurizio Baglini, personaggio di rilievo nel panorama culturale friulano.

PORDENONE - Il Teatro "Verdi" di Pordenone sta vivendo una grande stagione, con un pubblico sempre numeroso per il ricco cartellone proposto alla Città, dove arrivano anche molti spettatori dalle province limitrofe e non solo.

 

Sicuramente il merito va dato a tutta l' organizzazione, ma un riconoscimento significativo va attribuito al direttore artistico del sottosistema "Musica", Maurizio Baglini con il quale abbiamo effettuato una panoramica riguardante la sua duplice veste di direttore e concertista.

Se ne ricava un profilo di grande spessore culturale, ancora più rilevante per la sua giovane età, un quarantenne proiettato nel futuro.

 

1. Ruolo e funzione del Direttore artistico al Verdi... e il contesto in cui è maturata la sua nomina e la sua durata...

Fui contattato all'inizio di marzo del 2013: ero in Francia, avevo un tour di concerti. Un paio di settimane prima mi ero sentito al telefono col Dr. Mario Puiatti, eminente membro del CDA del Teatro, col quale avevo soltanto parlato di cultura musicale ad ampio raggio. Potrei quindi dire che l'avvicendamento avvenne per caso, in tempi rapidi, e fu come salire su un treno in corsa. Ero giovane e scommettere su di me per creare a Pordenone un brand musicale forte poteva apparire azzardato. Ma in veste di direttore artistico, avevo già fondato e sviluppato l'Amiata Piano Festival (www.amiatapianofestival.com), una realtà musicale originale e di eccellenza, che ha conosciuto un'evoluzione importante nell'arco di pochi anni.

 

2. Siamo al terzo anno della sua gestione: come si è evoluta la programmazione al Verdi, sotto la sua direzione artistica?

A dire il vero, quella in itinere è la mia quarta stagione. Posso riassumere il mio lavoro con alcuni risultati concretamente tangibili, a cominciare dalla realizzazione di tre cd registrati dal vivo in teatro, come prova di una memoria che l'ente culturale deve essere in grado di creare. Fra tutti, il CD monografico con musiche di Azio Corghi dedicato a tematiche pasoliniane, prodotto che ha permesso al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone di entrare nel catalogo di una major discografica quale Decca. Oltre a ciò, abbiamo in corso d'opera la seconda pubblicazione editoriale, dopo quella firmata da Piero Rattalino, con ETS: una pubblicazione che suggellerà la memoria del progetto speciale dedicato al violoncello. Il motore del progetto speciale da “fissare” in pubblicazione si è già acceso per il progetto violinistico in itinere. Oltre a ciò, posso citare alcune argomentazioni o recensioni sulle pagine culturali nazionali dei principali quotidiani e organi di stampa. Questi risultati dimostrano che per uscire dall'anonimato bisogna impegnarsi in progetti originali e riconoscibili, piuttosto che replicare ciò che il mercato già propone altrove.

 

3. Immagino che sia ad uno stadio avanzato la proposta per il nuovo anno... può anticipare qualcosa?

Andremo avanti con lo spazio dedicato ai progetti cameristici costruiti ad hoc, e proporremo un progetto di dimensioni ragguardevoli che vedrà protagonista la Gustav Mahler Jugend Orchester, ovvero l'orchestra fondata da Claudio Abbado e ormai protagonista delle nostre recenti inaugurazioni di Cartellone.

 

4. Come si concilia la sua attività di concertista e di direttore?

Dissi subito, prima di firmare il contratto a Pordenone, che non avrei mai rinunciato alla mia carriera solistica, in espansione, fortunatamente. Mi fu detto che ero stato scelto proprio in ragione di essa, poiché il Teatro aveva bisogno di idee e relazioni. Ho un'assistente in loco e una struttura che interagisce con me quotidianamente. Sono comunque spesso presente a Pordenone e lavoro sui progetti a lungo termine: un assetto che mi permette di conciliare l'impegno nella direzione artistica con la mia fitta attività di concertista.

 

5. Le sue ultime registrazioni di concerti... sono una spia dei suoi interessi musicali: potrebbe tracciare il suo profilo da questo punto di vista, sulla base dei suoi "preferiti"?

In qualità di interprete, al momento mi sto dedicando alla registrazione, in esclusiva per Decca, dell'opera pianistica di Robert Schumann: il romantico estremo, il primo visionario della musica moderna, un genio che mi fornisce fonti quotidiane di emozioni profonde. Partendo quindi da questo presupposto, ho voluto anche in Teatro, in veste di consulente musicale, fare in modo che ogni singola esecuzione, concerto, lezione o attività venisse audio e video registrata, in modo tale da disporre, nei decenni futuri, di un archivio di pregio e di assoluta utilità culturale. Schumann, precursore dei tempi, mi fa sognare ad occhi aperti anche in questo caso.

 

6. Qualche anticipazione sulle prossime registrazioni?

In riferimento al Teatro, direi il progetto speciale dedicato alle voci del violino, in itinere: faremo un audio book. In qualità di interprete, oltre al progetto decennale dedicato a Schumann, sta per uscire un live registrato in Toscana dedicato a Franz Joseph Haydn.

 

7. Il suo legame con Fazioli... come è nato? come si sta evolvendo? quali prospettive?

Decisi di acquistare un grancoda Fazioli nonostante non avessi in casa lo spazio materiale per potermelo godere nel quotidiano: fu una scelta dettata dal fatto che quel preciso, specifico strumento, mi aveva dato, nel corso di una sessione di studio a Sacile, un'emozione insostituibile. Il legame con la Fazioli Pianoforti è nato nel 1998, sempre grazie ad un incontro fortuito, e da allora continuo a prediligere i suoi strumenti. Credo che il futuro della musica classica poggi su chi ha il coraggio di mettersi sempre in discussione: Fazioli lo fa, investendo tantissimo in ricerca tecnologica ed evoluzione dello strumento stesso. Mi piacerebbe che le programmazioni culturali di Sacile e Pordenone si realizzassero sotto un denominatore comune, in modo da creare un polo territoriale da far invidia all'Europa intera.

 

8. Al Verdi si coglie con tutta evidenza il suo intento pedagogico, per accompagnare la fruizione degli spettacoli. Finora tutto ciò è avvenuto con interventi preliminari alle esecuzioni... ma per il futuro può la nuova tecnologia accompagnare le performances durante le esecuzioni, per apprezzarle maggiormente, sulla falsariga del testo che scorre durante l'Opera?

Abbiamo sperimentato l'utilizzo del multimediale: io lo faccio abbastanza spesso nell'ambito dei miei récital, quindi credo che ciò sia fattibile anche durante le produzioni cameristiche e sinfoniche. L'opera, soprattutto all'estero, beneficia di questa commistione di linguaggi esplicativi da molto tempo. Se vogliamo acquisire un pubblico più giovane, pur proponendo i capolavori intramontabili della musica classica, dobbiamo farlo anche nella cosiddetta musica classica. Il problema è che non tutti gli artisti la pensano così: sono ancora troppo numerosi i cosiddetti “artisti conservatori“ i quali pensano a preservare il sublime e non ad aggiornarlo secondo le trasformazioni demo-sociologiche.

 

9. Di norma il pubblico prevalente ai concerti è piuttosto maturo...., è possibile immaginare e programmare un'azione, che coinvolga maggiormente i giovani e gli studenti, d'intesa con gli Istituti scolastici?

Abbiamo visto, in Teatro, che preparando alcune prolusioni in forma di lezione-concerto ad hoc, coinvolgendo le scuole – non solo quelle musicali – e le scolaresche, i giovani sono pronti ad assorbire molti contenuti: bisogna fare in modo che tali esperienze entrino a far parte dell'educazione nazionale quotidiana. Direi che se potessimo fare una lezione-concerto alla settimana con un coinvolgimento mensile delle famiglie, oltre che degli insegnanti, la musica tornerebbe a far parte del bagaglio culturale necessario ad uno sviluppo civile degno di tale definizione.

 

10. La sua giovane età spinge a chiederle del suo futuro.. quali le attese?

Nel 2017 ci sono tappe concertistiche di primaria importanza: Parigi, Varsavia, la Presidenza di Giuria del concorso Internazionale di Epinal, dove sarò il primo appena quarantenne alla testa della giuria internazionale di un concorso membro della Federazione Mondiale dei Concorsi Internazionali di Ginevra. Una registrazione schumanniana dal vivo, in Francia, in estate, Paese dove mi sento davvero adottato dopo la vittoria al World Music Piano Master del 1999: da allora, posso dire che non passi anno solare senza tappe di prestigio nel Paese dell'Illuminismo. Per quanto riguarda Pordenone, si prospettano altri tre anni di progettualità: la cosa mi motiva molto e mi gratifica. Oltre a ciò, si prevedono sviluppi in seno ad Amiata Piano Festival: sufficienti orizzonti per concentrarmi a fondo senza dispersioni di energie.

 

11. Ad libitum...

 Un appello a chi confonde la godibilità col “ dèjà vu “: non fatevi condizionare dal concetto di celebrità televisiva. Grazie ad Internet, oggi, potete tutti verificare quanto siano importanti talune figure di interpreti o di compositori che proponiamo a Pordenone. Il cliché della musica di nicchia denota pigrizia intellettuale: penso che il nostro bacino territoriale sia invece ricco di sensibilità davvero uniche. Auspico che il nostro pubblico possa sentirsi orgoglioso del Teatro: una vera e propria icona di cultura qualitativa nel mondo che passo dopo passo, stiamo creando insieme.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 



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