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25 aprile 2024

Treviso

Mafia: arrestate 4 persone per rapina, tra cui il boss Galatolo

Membri dell'organizzazione avevano colpito alla Tupperware di Ponzano Veneto

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Mafia: arrestate 4 persone per rapina, tra cui il boss Galatolo

VENEZIA - Quattro persone sono state arrestate dai Carabinieri del Ros con i colleghi di Venezia per rapina aggravata in concorso. L'ordinanza cautelare è stata emessa a conclusione di un'attività indagine, coordinata dalla procura distrettuale Antimafia di Venezia, nata dalla presenza e operatività sul territorio veneziano del boss mafioso Vito Galatolo, già esponente di spicco della famiglia dell'Acquasanta di Palermo (figlio del capo mandamento Vincenzo Galatolo, detenuto all'ergastolo per l'omicidio del Gen. Dalla Chiesa), oggi collaborante.

 

Vito Galantolo, pur sottoposto all'epoca alla sorveglianza speciale, aveva dato vita ad un'organizzazione composta prevalentemente da palermitani. Le indagini dell'Arma hanno permesso di svelare, l'estate scorsa, tutte le fasi di una tentata rapina nei confronti di un'agenzia scommesse di Mestre e di una invece riuscita il 16 giugno alla concessionaria Tupperware di Ponzano Veneto dove gli indagati sono stati tutti arrestati.

 

Il Ros ha scoperto che il gruppo stava per colpire un'oreficeria e un esercizio pubblico di Mestre. L'organizzazione è stata quindi definitivamente decapitata dall'arresto di Galatolo il 23 giugno 2014 su provvedimento cautelare della Dda di Palermo (operazione "Apocalisse"). L'uomo ha iniziato poi a collaborare con gli inquirenti palermitani, fornendo informazioni in ordine al progetto di attentato al pm Nino Di Matteo.

 

L'operazione di oggi, che ha portato anche a perquisizioni, costituisce una porzione di più ampia attività investigativa ancora in corso per comprendere quale fosse la portata dei collegamenti e delle connivenze imbastite da Galatolo sul territorio veneziano negli ultimi anni. Particolare attenzione è stata prestata al comparto turistico-fluviale della città di Venezia nel quale il boss era inserito.

Secondo gli investigatori l'indagato, prendendosi gioco degli obblighi della sorveglianza speciale, non solo ha continuato a dirigere la famiglia mafiosa dell'Acquasanta, ma ha coordinato le attività criminali anche sul territorio veneziano, avvalendosi di complici già da tempo al Nord.

 


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