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28 marzo 2024

Cronaca

Le Pen: "Con Salvini per invertire corso della storia"

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Le Pen:

Marine Le Pen con Matteo Salvini per "il cambiamento" alle elezioni europee del maggio prossimo e per "invertire il corso della storia". In un'intervista all'Adnkronos, la leader dell'estrema destra francese spiega qual è la strategia sua e dei suoi alleati in vista del voto, dove Rn e Lega potrebbero presentare candidati comuni sotto il simbolo del 'Fronte della libertà'.

 

"Noi abbiamo l'obiettivo comune e l'ambizione di ribaltare il tradizionale rapporto di forze al Parlamento europeo - dice - Da troppo tempo, la destra e la sinistra europee, entrambe convertite alla religione del federalismo, si sono accordate per gestire le cose. E' un accordo tacito che si ritrova spulciando i voti: destra e sinistra votano insieme la quasi maggioranza dei testi presentati al Parlamento". Ma, "oggi, abbiamo la possibilità di invertire il corso della storia - sostiene la Le Pen - Indubbiamente il vento soffia nelle vele dei difensori della nazione, elezione dopo elezione i sovranisti si rafforzano".

 

Per la leader dell'estrema destra francese, "è dunque finito il tempo in cui i portavoce delle nazioni erano confinati ai margini della politica nelle istituzioni europee. A maggio del 2019 suonerà l'ora del risveglio dei popoli e noi abbiamo, con i nostri amici della Lega e i nostri alleati europei, un'opportunità formidabile di incarnare il cambiamento: noi lavoriamo con Salvini alla costruzione di questo polo maggioritario che rimescolerà le carte dell'organizzazione politica europea".

 

RAPPORTI CON M5S - Marine Le Pen sbarra il passo a un eventuale ingresso del M5S nel gruppo al Parlamento europeo che nascerà dopo le elezioni di maggio. "I deputati del Movimento 5 Stelle all'Europarlamento - dice la leader dell'estrema destra francese nell'intervista all'Adnkronos - hanno adottato una posizione quanto meno criticabile sui testi riguardanti l'immigrazione, votando a favore delle politiche migratorie avviate dalla Commissione europea". Ma un gruppo, sottolinea la presidente di Rassemblement national, "deve essere anzitutto formato sulla base della coerenza al progetto che difende: noi condividiamo con i nostri alleati storici della Lega questo punto di vista fondamentale sull'immigrazione e l'assoluta necessità di combattere le politiche di invasione migratoria". E la politica migratoria "è la sfida cruciale delle prossime elezioni europee, sulla quale l'unità di vedute è indispensabile per qualsiasi azione politica efficace: dinanzi a quanti sostengono l'apertura totale delle frontiere, noi dobbiamo dare prova di una determinazione incondizionata a opporci, e so quanto i nostri amici della Lega condividano con noi questa preoccupazione costante di combattere le politiche dannose della Commissione europea".

 

EUROPEE - La questione non è se l'ungherese Viktor Orban e l'austriaco Sebastian Kurz, vicini alle posizioni dei sovranisti, restano nel Ppe, la questione è "cosa ne sarà del Partito popolare europeo dopo le elezioni di maggio". E' l'opinione espressa da Marine Le Pen, nell'intervista all'Adnkronos, nella quale sottolinea come "i conservatori siano attraversati da molteplici correnti, le frizioni e i disaccordi sono numerosi, la linea è oggetto di dibattito e l'incoerenza ideologica accentua la fragilità dell'edificio". In questo contesto, secondo la leader di Rn, "Orban e Kurz hanno fatto delle scelte chiare, seguendo una politica con la quale noi abbiamo delle convergenze in molti settori: la difesa dell'identità, la difesa della sovranità, la lotta contro l'immigrazione clandestina e le derive federaliste dell'Ue sono tematiche su cui questi due leader sono più vicini alle nostre idee rispetto a quelle difese dal Ppe". Quindi, alla domanda se intraveda la possibilità di un'alleanza fra popolari e sovranisti, Le Pen sostiene che in realtà "già esiste in seno al gruppo dell'Europa delle nazioni e delle libertà, che riunisce i deputati sovranisti di 8 Paesi europei". "I successi dei nostri alleati nei nostri rispettivi Paesi nelle diverse elezioni porteranno a una crescita importante di questo gruppo" al voto di maggio, "la dinamica elettorale gioca in favore dei sostenitori di un profondo cambiamento e di un riorientamento dei rapporti in seno ai Paesi europei - afferma - Noi siamo alla base dell'iniziativa di questo sconvolgimento politico e noi dobbiamo perseguire, allargare e consolidare questa alleanza con quanti condividono questo approccio sovranista".

 

GLOBAL COMPACT- "Un atto di tradimento". Così Marine Le Pen definisce il Global compact per le migrazioni, su cui il governo italiano ha fatto marcia indietro, chiedendo un voto del Parlamento prima di decidere se aderire o meno. La Francia dovrebbe fare lo stesso? "E' evidente e ho chiesto a Emmanuel Macron di non firmare questo atto di tradimento - dice - Firmare qualcosa che rientra in un diktat imposto dalle più fanatiche elite pro migranti equivarrebbe a legarsi le mani, a rinunciare al diritto inalienabile di decidere chi è autorizzato a entrare e risiedere nel nostro territorio". Questo patto, accusa la leader di Rassemblement national, "relega le nazioni a volgari spazi geografici, consacra il diritto di emigrare senza restrizioni, criminalizza il dovere di opporsi, impone ai Paesi dei modelli multiculturali che, si sa, senza dubbio portano i germi della divisione, delle tensioni e dei conflitti".

 

GILET GIALLI - La protesta dei gilet gialli francesi potrebbe estendersi ad altri Paesi? Marine Le Pen non lo esclude, spiegando qual è l'obiettivo dei manifestanti. "Senza voler interferire negli affari interni degli Stati, appare chiaro che numerosi leader dei Paesi dell'Unione Europea si ergono in difesa di un ordine stabilito, di interessi di minoranze attive e di lobby che sono contrarie agli interessi della maggioranza della popolazione - dice nell'intervista - La gestione catastrofica della crisi migratoria e le politiche che minacciano di imporre quote di clandestini sono la dimostrazione inquietante del fatto che il principio di sovranità limitata si impone sempre di più nelle decisioni politiche". "Le politiche di austerità - denuncia ancora la leader dell'estrema destra francese - non fanno altro che prendere per la gola la popolazione per soddisfare le esigenze ultraliberali di cenacoli e istituzioni non democratiche. Gli europei sono innamorati della libertà, la loro storia ne è impregnata. Le derive autocratiche dell'Ue e il servilismo dei suoi leder alimentano di fatto questa diffidenza e questo rifiuto legittimo del potere al governo". LIBIA - Emmanuel Macron 'corresponsabile' delle politiche in Libia e nella regione hanno portato al caos e alla destabilizzazione. E' l'accusa che arriva da Marine Le Pen, che denuncia i fallimenti anche europei in risposta alla domanda su come giudica la posizione del presidente francese sulla Libia. La leader dell'estrema destra francese parte da una citazione - "Albert Einstein scriveva: non si può risolvere un problema con il modo di pensare che lo ha generato" - per denunciare che Macron "partecipa, attraverso il suo coinvolgimento nelle politiche condotte in precedenza, a questo accecamento, che ha condotto la regione al conflitto, alla destabilizzazione, al caos e allo sviluppo potenziale di reti di immigrazione, traffico d'armi e droga". Non solo: tutto questo è conseguenza anche del "fallimento evidente dell'Unione Europea e della sua 'scommessa democratica e pacificatrice' che si fonda sulla creazione di una politica europea di vicinato destinata a far convergere delle società senza passato democratico verso gli ideali europei", accusa Le Pen. Secondo la leader di Rn, "questa ignoranza delle realtà storiche, culturali e, nel caso della Libia, del peso delle tribù, ha condotto alla peggiore delle politiche, far cadere un dittatore per rimpiazzarlo con milizie islamiste che mettono il Paese a ferro e fuoco". "La stabilizzazione della Libia è essenziale - sottolinea - se noi vogliamo prosciugare i flussi migratori estremamente consistenti in questo Paese. E' il percorso seguito da Matteo Salvini ed è ugualmente il nostro obiettivo. La nostra proposta di creare sul posto, in zone sicure, dei centri per l'esame delle richieste di asilo si avvicina in questo senso alla posizione del governo italiano".

 

MANOVRA ITALIANA - Secondo Marine Le Pen l'Italia ha ragione nella battaglia che sta conducendo con l'Ue sulla legge di bilancio, perché la libertà e la democrazia "sono incompatibili con la sovranità condivisa". E sottolinea come lo scontro in corso tra Roma e Bruxelles sia "al cuore stesso della problematica rappresentata dall'Unione Europea". "In una sentenza del 30 giugno del 2009, la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ha deciso sulla questione fondamentale della sovranità degli Stati in seno all'Ue, indicando che questa sovranità è appannaggio dei popoli e che la legittimità discende dai Parlamenti nazionali - ricorda la leader dell'estrema destra francese - La questione che si pone, dunque, è se la sovranità di bilancio debba essere sottoposta al diktat della Commissione europea, che può, non disponendo di alcuna legittimità democratica, chiedere i bilanci al governo e sanzionarli?". Si tratta di "un dibattito fondamentale che è stato risolto: la libertà e la democrazia sono incompatibili con i principi di governance comune e di sovranità condivisa. L'Italia è perfettamente legittimata nella sua volontà di applicare le sue scelte di bilancio, perché le sue scelte sono emanazione dell'espressione della volontà popolare".

 

INTERESSI INDUSTRIALI - "E' legittimo che i governi difendano i propri interessi industriali e proteggano i loro settori strategici", ma questa premessa "non esclude" che ci possa essere "una cooperazione di buon senso" dice Le Pen nell'intervista all'Adnkronos, rispondendo alla domanda se sia d'accordo con la politica perseguita da governi francesi di diverso orientamento che hanno considerato le imprese italiane un 'obiettivo' delle aziende francesi. "La questione della sovranità - sostiene la leader dell'estrema destra - riguarda anche le questioni economiche. E' legittimo che i governi difendano i loro interessi industriali e proteggano i loro settori strategici. Come sapete, io difendo il diritto della Francia a far prevalere l'interesse superiore economico e industriale della nostra nazione su ogni altra forma di considerazione finanziaria. Questo vale per la Francia, ma vale egualmente per gli altri Paesi. Questa posizione non è né bellicosa né isolazionista, non esclude, al contrario, una cooperazione di buon senso". "Le relazioni economiche - conclude - devono essere fondate su questo principio di buon senso e non sulla logica del profitto finanziario a breve termine che troppo spesso ha prevalso. Quello che siamo stati capaci di realizzare nel passato, penso alle cooperazioni industriali fruttuose, come nel caso Airbus e Ariane, sono strade da esplorare tanto più nel quadro di un'economia aperta ai quattro venti della globalizzazione selvaggia".

 



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