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29 marzo 2024

Treviso

Le imprese trevigiane pagano il 20% di tasse in più rispetto alla media europea

Anche il dato sul carico burocratico fa riflettere: nel nostro Paese servono ogni anno 238 ore per smaltire gli adempimenti fiscali

| Isabella Loschi |

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imprese trevigiane

TREVISO – Le imprese trevigiane, così come quelle italiane, pagano il 20% in più di tasse rispetto alla media europea e 18,6 punti in più rispetto alla media mondiale. La notizia, diffusa dalla Cna Treviso, è riportata nell’ultimo Rapporto “Paying Taxes” della Banca Mondiale. Se a livello europeo siamo il fanalino di coda, gli ultimi in classifica, a livello mondiale il nostro Paese è collocato al 128º posto su 189, subito dopo il Mozambico e prima della Libia.

Il total tax & contribution rate medio mondiale è del 40,5%. Rispetto al 2017, per l’Italia c’è stato un consistente peggioramento di ben 6 punti percentuali, con il total tax rate da 53,1% schizzato 59,1%, dovuto alla fine dell’esonero contributo che il governo Renzi aveva previsto per dare fiato all’impresa. Il peso contributivo in Italia, attualmente al 33%, è il più alto tra i paesi OCSE.

Anche il dato sul carico burocratico fa riflettere. Nel nostro Paese servono ogni anno 238 ore per smaltire gli adempimenti fiscali a carico delle imprese. Nei Paesi dell’Unione Europea ne bastano 161.

“Fa male perché registra lo svantaggio competitivo delle imprese italiane rispetto al resto del mondo – afferma Mattia Panazzolo, vicedirettore di Cna territoriale Treviso -. Assieme al carico burocratico, che non ha eguali in nessun paese civilizzato, la pressione fiscale è una palla al piede per la competitività dell’economia italiana. Se siamo ancora un’economia ai primi posti nel mondo (il nono oggi, ma nel 1991 eravamo al quarto posto) lo dobbiamo alla nostra imprenditoria e ai nostri lavoratori, tra i più qualificati a livello globale, e a una manifattura d’eccellenza. Ma quanto potrà ancora durare se non si mette mano a una seria riforma di fisco e burocrazia?”.

Cosa fare? Alcuni provvedimenti sul fronte fiscale abbatterebbero immediatamente di dieci punti il total tax & contribution rate senza contraccolpi pesanti per le casse dello Stato: l’aumento della franchigia Irap, l’adozione del regime Iri al 24%, la totale deducibilità dell’Imu sui beni strumentali d’impresa e la semplificazione e rimodulazione delle aliquote fiscali.

Sul fronte della riduzione del carico burocratico, la tecnologia digitale deve essere usata per semplificare, cosa che finora non sta ancora avvenendo. “L’avvento del digitale è positivo se utilizzato per diminuire gli adempimenti a carico dell’impresa e semplificare i suoi rapporti con lo Stato – afferma Mattia Panazzolo -. Attualmente però non si è ancora innescato un circolo virtuoso perchè le soluzioni digitali vengono introdotte a procedure invariate, diventando a loro volta una procedura in più i cui costi vengono scaricati sull’impresa e sul consumatore finale”.

 


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