L'ASCOM: "CRISI ECONOMICA STRUTTURALE"
Allarme dei commercianti dopo la diffusione dei dati dell'Osservatorio sui consumi
Treviso – Oltre la crisi, prima della crisi. Calo delle vendite per 6 commercianti su dieci, fatturato a picco o, quando va bene, stabile ma di certo non in crescita, consumatori che per tirare la cinghia ormai sacrificano anche la qualità e ricorrono sempre di più al credito al consumo.
Fa tremare le gambe l’esito della quarta rilevazione su consumi e consumatori realizzata dall’Unascom provinciale. A parlare di una “crisi strutturale” è più del 50% del centinaio di negozianti e clienti intervistati. Da notare che il sondaggio si riferisce al secondo trimestre dell’anno, quindi al periodo compreso fra aprile e giugno e che le risposte sono arrivate all’Ascom nel mese di luglio. Molto prima, quindi, dello tsunami finanziario che sta travolgendo l’economia mondiale in queste settimane.
“La sentenza espressa dal rapporto del secondo trimestre dell’anno – afferma il presidente provinciale di Unascom Guido Pomini - è inappellabile, e coincide purtroppo con i dati diffusi anche da altre fonti economiche: siamo già oltre la crisi, siamo quasi in recessione”. Il quadro a tinte fosche dipinto negli ultimi trimestri del 2007 e all’inizio dell’anno in corso si è quindi trasformato in una realtà con cui fare i conti.
I dati forniti dall’Ascom parlano chiaro. Per il 56% degli operatori, le vendite sono in calo, per il 38% sta andando giù anche il fatturato, mentre per il 36% del campione è stabile. La liquidità aziendale è buona per il 38% dei commercianti. Sul fronte dei consumatori, le note più dolenti.
La crisi comincia a “mangiarsi” anche la qualità: il 33% dei trevigiani si dice disposto a sacrificare la qualità in nome di prezzi più bassi e va a caccia di sconti e promozioni, tralasciando persino la moda. Un dato preoccupante secondo l’Ascom e il curatore della rilevazione Vittorio Filippi è quello riguardante il credito al consumo. Solo l’8% del campione registra un calo del ricorso a carte di credito e pagamenti rateali. Un commerciante su quattro nota invece un ulteriore incremento della tendenza a posticipare i pagamenti.
Il futuro, infine, non promette nulla di buono: per il 44% del campione la situazione rimarrà così, per il 42% peggiorerà.
“Due le conclusioni che mi sento di proporre – afferma Pomini - la prima riguarda la strutturalità della crisi ed il processo di impoverimento in atto, che vedo come un sintomo tipico delle società ipersviluppate come la nostra, la seconda è sulla disomogeneità e sulla complessità. La realtà va necessariamente, e fortunatamente, oltre il dato statistico, pertanto sono possibili crescite parziali, di singoli settori, così come impennate temporanee di alcuni prodotti merceologici. Occorre dunque mantenere il massimo livello di flessibilità e di efficienza, cogliere ed interpretare in maniera autentica e personale tutte le tendenze, anche quelle apparentemente più insignificanti, e non perdere la bussola della fiducia, unico strumento con il quale si possono affrontare rotte impegnative nei mari turbolenti del terzo millennio”.