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16 aprile 2024

Treviso

INTERVISTA AI SONOHRA

I due fratelli di Verona si descrivono

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INTERVISTA AI SONOHRA

Facce pulite come la loro musica. Questo il biglietto da visita di Luca e Diego Fainello, in arte Sonohra, vincitori nella categoria giovani del 59.mo Festival di Sanremo e, quest’anno, esclusi immeritatamente (a conferma del fatto che in questo Festival, il 60.mo, la meritocrazia non è stata davvero premiata) la seconda sera.

Ma i ragazzi non sembrano affatto angosciati e guardano avanti, alla recentissima uscita del nuovo album "Metà", inciso a Londra negli studios dei Beatles e dei Pink Floyd, di cui si dichiarano molto orgogliosi e che documenta la loro crescita artistica.

Al bar dell’Ariston, davanti ad un panino e a una pila di cd (che ho promesso a Diego di ascoltare con la massima attenzione!), i due fratelli di Verona mi raccontano di aver ereditato la passione per la musica dal nonno violinista, la mamma cantante e dal padre Luciano che suonava il basso. In quell’atmosfera pregna di influenze musicali Luca e Diego hanno iniziato a cantare e comporre fin da piccoli: il repertorio andava dal rock melodico con influenze british ai grandi cantautori italiani, non senza qualche richiamo al blues anni ’50 e alle sonorità del decennio ‘70-’80. Chissà che, per una volta, sia questo e non la familiarità con il tubo catodico, il percorso che conduce alla nascita di un artista…

Non ditemi che non vi dispiace almeno un po’ per l’eliminazione… “Quando si tratta di una gara queste cose vanno messe in preventivo. Il brano(Baby), forse troppo rock per il palco dell’Ariston, non è stato capito dalla giuria demoscopica anche se a noi piace di più de ”L’amore” che ci ha portato alla vittoria nel 2008 e che, secondo alcuni, dovremmo cantare per tutta la vita. Le soddisfazioni, tuttavia, ci sono arrivate dal pubblico (20 mila prenotazioni per il nuovo cd e, sul web, al nono posto nella classifica di i Tunes)”

Si notava un po’ di emozione nell’esibizione, soprattutto la prima sera, un palco difficile o la preoccupazione di mantenersi all’altezza delle aspettative? “Eravamo un po’ tesi e, martedì, l’esecuzione del brano ne ha risentito. Siamo andati meglio la sera successiva, ma il verdetto ci ha tagliati fuori insieme al vincitore Valerio Scanu, così siamo dovuti passare per il televoto. La paura di mettersi in gioco era più forte lo scorso anno, ora abbiamo altre responsabilità.”

Ritenete, quindi, che la vostra musica sia poco sanremese? “A partire da “Baby” sì. Questo brano, pur mantenendo le nostre caratteristiche, evidenzia una nuova direzione musicale in stile Bon Jovi e Bryan Adams e quindi più vicina al mercato anglosassone”

A proposito di musica…qual è il vostro rapporto con la stessa? “Una passione viscerale: le dedichiamo 24 ore su 24”

I vostri miti? Queen, Bon Jovi, Brian Adams, ma anche B.B King, Dire Straits e Blues Brothers. Non abbiamo un idolo preciso, ma un mix di vari generi.

Cosa mi dite del titolo del nuovo disco? “Metà fa riferimento al fatto che siamo fratelli e all’omonima canzone contro la pena di morte contenuta nel cd” .

Quali altri temi affrontate nei testi di questo album? “Si va dai temi sociali, come nella canzone “Pelle nera d’anima” che parla di discriminazione, al tema del viaggio, all’amore in tutte le sue mille sfacettature”.

Chi dei due scrive i testi? “ Luca, mentre Diego si occupa della parte musicale”.

Domanda banale ma lecita: perché Sonohra? “Ha molteplici significati: rievoca un deserto che confina con la California, rimanda al concetto di musica senza discriminazioni e, se pronunciato con stretta assonanza, significa: “suono ora”.

Banalità per banalità: mi spiegate l’aggiunta di quest’acca nel nome del gruppo? “Per personalizzare il nome, dargli più respiro, rievocare il suono del nostro dialetto”.

A proposito, come vivete il vostro essere veneti? “Abbiamo un ottimo rapporto con la nostra terra d’origine e il pubblico veronese, durante i concerti, è tra i più calorosi. Torniamo a casa appena possiamo”.

Come avete capito che la musica era la vostra vocazione? “Dopo una serie di concorsi canori e serate nei pub abbiamo sentito che questa era la nostra professione. Poi è arrivato il contratto discografico e, con la vittoria a Sanremo giovani, la svolta”.

A chi vi sentite di dire: grazie? “Ai nostri genitori e a coloro che ci hanno sostenuto. Purtroppo abbiamo avuto grossi problemi di produzione”

Il passaggio dall’anonimato al successo può essere destabilizzante, tanto più se si è così giovani…l’indirizzo da dare alla vostra carriera vi preoccupa? Date l’idea di ragazzi acqua e sapone, credete che quest’immagine abbia contribuito al vostro successo? “Il nostro è un look naturale, non studiato; vestiamo così tutti i giorni”

Per chi tifavate al Festival?

Luca: “Simone Cristicchi”

Diego: “Fabrizio Moro”

Barbara Carrer

 


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