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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

"Ho invitato Papa Francesco a Vittorio Veneto"

Il Vescovo Pizziolo incontra il Pontefice, "devoto al nostro Albino Luciani"

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

VITTORIO VENETO - La Conferenza Episcopale del Triveneto, già ai tempi di Papa Benedetto, aveva in agenda la classica visita al Pontefice e alla Curia Vaticana. Le sue dimissioni avevano messo in conto che tale impegno poteva essere annullato o rinviato. Invece Papa Francesco ha voluto onorarlo, confermando l'invito, anche se ha apportato qualche leggera modifica, come l'eliminazione dell'incontro faccia a faccia con ciascuno dei Vescovi, sostituito dal ricevimento dei presuli collegialmente, in due momenti distinti. Per dare notizie di prima mano, ne abbiamo parlato con il Vescovo di Vittorio Veneto, Mons. Corrado Pizziolo.

 

A metà aprile la Conferenza Episcopale del Triveneto ha effettuato la cosiddetta visita "ad limina". Qual è il significato profondo di tale evento? Con che periodicità avviene?

Letteralmente significa "alle soglie degli Apostoli", Pietro e Paolo. Indica la città di Roma, la sede di San Pietro, che presiede alla carità e deve confermare la fede nei fratelli. Avviene di norma ogni cinque anni. Per me era la prima volta. La nostra regione ecclesiastica è formata da 15 diocesi del Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano. Durante la visita ci si incontra anche con i responsabili delle Congregazioni o dei pontifici Consigli, che sono assimilabili ai Ministeri della nostra Repubblica.

 

Nel corso della visita ha potuto incontrare personalmente o collegialmente con alcuni suoi confratelli Papa Francesco? Come è andata?

I Vescovi del Triveneto, per scelta del Papa, lo hanno incontrato in due giorni diversi. A me è toccato giovedì 18 aprile, insieme ad altri 7 confratelli. Il Papa ha ascoltato ognuno di noi, è intervenuto per approfondire qualche aspetto, ha interloquito e dialogato. E' stato un incontro molto cordiale, lui è come si vede alla televisione, pronto alla battuta, anche scherzosa. Ho presentato la nostra diocesi, parlando anche del nostro Albino Luciani, di cui è molto devoto. Papa Francesco lo ammira molto.

 

Avrà approfittato per invitarlo nella nostra diocesi?

Ho invitato Papa Francesco a venire a Vittorio Veneto, anche per questo legame con il suo predecessore. Per la verità si è avuta la percezione che voglia viaggiare meno, quasi a sottolineare il suo essere Vescovo di Roma, come ripetutamente ha detto, per seguire più da vicino l'andamento delle Congregazioni Romane.

Papa Francesco e Mons. Corrado Pizziolo

 

Papa Francesco "visto da vicino". Che cosa l'ha colpito maggiormente, rispetto a quello che aveva potuto cogliere durante questo primo mese di pontificato?

La sera prima dell'incontro, l'ho potuto avvicinare a Santa Marta e gli ho chiesto se aveva piacere di ricevere due "lavori", che mi avevano consegnato due bambini della comitiva diocesana, formata da un centinaio di persone, che mi hanno seguito a Roma. Mi ha risposto affermativamente e l'indomani gli ho consegnato un disegno di un bambino della scuola materna di Soligo, e di una bambina di 8 anni di Revine. Il primo mi ha dato un disegno e la seconda un biglietto su cui aveva disegnato il Papa, i suoi genitori e i 5 fratellini, dicendogli "ti invito a venirmi a trovare così ti faccio conoscere gli altri amichetti... ".

Per quanto riguarda le accentuazioni dogmatiche, è molto tradizionale, non c'è da pensare che lui voglia introdurre elementi rivoluzionari. Ci ha parlato molto delle vocazioni, ha sottolineato che il Cristianesimo non deve scadere a fenomeno sociologico, deve mantenere la sua identità e specificità, che le diocesi in questo momento di difficoltà si prendano cura delle persone che soffrono. La cosa più innovativa è questo tratto immediato, molto semplice, questa freschezza anche durante l'udienza generale del mercoledì. C'erano oltre 50.000 persone, molto di più di quelle che si attendevano.

 

Quale fotografia ha consegnato di questa nostra diocesi al Papa?

La geografia della nostra diocesi, il numero degli abitanti, dei sacerdoti, la situazione economica e sociale, oggi molto preoccupante, in modo particolare la storia recente degli ultimi anni.

 

Un anno dopo Aquileia 2... ci sono percezioni diverse sugli effetti nel Triveneto, anche da parte di cattolici impegnati. Cosa è avvenuto nella nostra diocesi? Che cosa è cambiato o sta cambiando nelle comunità parrocchiali?

E' stato pubblicato alcuni mesi fa il resoconto... non ha avuto una grande risonanza. Rispetto ad altre realtà, la nostra diocesi ha dato maggiore risalto al nostro convegno diocesano, che ripercorreva sostanzialmente le stesse tematiche, attraverso i lavori effettuati nelle unità pastorali. Il nostro convegno era stato programmato all'inizio di marzo 2012, mentre Aquileia 2 si è celebrato a metà aprile. Da noi il convegno di Aquileia 2 ha avuto meno echi. Anch'io ritenevo che i due convegni non potessero avere la stessa risonanza. Ho preferito dare maggiore risalto al nostro convegno, comunque mi riprometto di tornare sulle conclusioni di Aquileia 2 nel prossimo piano pastorale.

Da Aquileia2 sono venute in modo esplicito alcune indicazioni, come per esempio quelle di stare attenti e vicini alle nostre comunità, persone, famiglie, puntando ad una forte insistenza per la responsabilizzazione di tutte le componenti del popolo di Dio. Inoltre bisogna trovare forme di maggiore collaborazione tra le diocesi, incrementando alcune strutture, tipo le commissioni interdiocesane, in modo che ci siano maggiori consonanze, che possano garantire più credibilità alle forze della Chiesa.

 


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