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19 marzo 2024

Conegliano

HO AMATO LA PITTURA. PER QUESTO HO SCELTO LA FOTOGRAFIA

Francesco Galifi firma un’opera attesissima. Un volume fotografico (risultato di 10 anni di lavoro) con i migliori paesaggi dell’Alta marca trevigiana. E dintorni

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

HO AMATO LA PITTURA. PER QUESTO HO SCELTO LA FOTOGRAFIA

CONEGLIANO - D’accordo: ho l’attitudine a perdermi. Quando Francesco Galifi, fotografo coneglianese del paesaggio, parla di sé, non si mette in posa. Racconta, sul filo della memoria, del ricordo, della passione, di qualche (condivisa) sollecitazione quello che è. Quello che fa, non fa, vorrebbe fare.

“Mi perderei di continuo, sulle colline di Refrontolo, soprattutto. Perché l’attitudine a perdersi fa parte della mia indole. E della mia ricerca. Lo stupore che dà il perdersi tra il verde è impagabile, ma purtroppo il tempo non lo permette. Spesso è il tempo cronologico e non lo spazio a dettarti le coordinate del fare. A orientare il tuo percorso.”

Francesco Galifi il tempo, comunque, lo centellina. A realizzare alcune delle foto (splendide) che appaiono nel suo ultimo volume “Paesaggi e vedute dell’Alta marca trevigiana”, De Bastiani Editore, ci ha messo anni. Ci ha messo passeggiate in auto, tempi di posa lunghissimi. Ci ha messo l’incontentabilità, l’anelito alla perfezione. Pure la fissa della perfezione.

Francesco, dieci anni non sono un po’ troppi per realizzare uno scatto? Dipende da cosa cerchi. Non è un obbligo fare quella foto, ma per me è perentorio farla così, proprio in quel modo. E se per farla in quel modo devono passare anni, be’, aspetteremo il momento opportuno. Nel volume che sta per uscire c’è una sezione dedicata all’Alpago: è forse la parte del libro che mi piace di più. Percorrere questo territorio ha significato rimettermi in gioco, ogni volta. Tornare e ritornare dentro l’aveo di un paesaggio per coglierlo in modo inaspettato, nonostante l’attesa. Cià che incide in una foto non è solo l’inquadratura…è un discorso atmosferico, fatto di nebbie, di inversione termica, di umori diversi e variabili. L’inquadratura può essere banale in fondo: la cornice di un mondo che spetta alla Natura riempire. Nell’attimo giusto. Appurato che il carpe diem di Galifi si dilata quanto un’era preistorica, continuiamo a chiedergli di scatti fuori dal tempo.

Qual è la foto più bella che hai realizzato? Quella che non ho scattato. Ero in Polonia con degli amici e ho visto un paesaggio-da-foto: una strada sterrata che si inoltrava nel bosco, colpita da un raggio di luce. Poiché ero in compagnia, però, non ho voluto fermare la macchina. Bloccare gli amici dietro il mio cavalletto. Sono passato oltre. Ma la foto che avrei voluto fissare è impressa nella mia mente.

Il paesaggio dell’Alta marca è davvero così straordinario? Per me, lo è. Spesso questo territorio è decantato per il suo fare. Per gli interventi dell’uomo. Per la sua operosità. Io ne ho una visione classica, se vuoi. Nelle mie foto cerco soprattutto una connotazione e un valore estetico. Prima che dei fotografi, mi sono innamorato dei pittori classici e sono stati i pittori a osservare e eternizzare il paesaggio, che per molti versi è rimasto il mio, il nostro.

La presentazione del libro "Conegliano, paessaggi e vedute dell'Alta Marca Trevigiana" si tiene sabato 17 dicembre, alle 17, presso l'ex convento di San Francesco, centro storico di Conegliano.

 



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Emanuela Da Ros

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