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29 marzo 2024

Treviso

Il giudice: «Due uomini che convivono sono una famiglia»

Per questo le ceneri di un uomo defunto sono state affidate al suo compagno

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Il giudice: «Due uomini che convivono sono una famiglia»

TREVISO - Un rapporto di convivenza more uxorio equivale ad uno di familiarità e dunque le ceneri di un membro della coppia, indipendentemente dal sesso, possono essere affidate all'altro anche in assenza di un matrimonio formale.

E' quanto ha stabilito il giudice del Tribunale civile di Treviso Alberto Barbazza accogliendo un ricorso contro il Comune di Treviso presentato da un cittadino che si era visto negare l'affidamento dell'urna cineraria del suo convivente, deceduto nel febbraio del 2011. Lo riferiscono i quotidiani locali del Gruppo Finegil.

A motivare il diniego è stata l'interpretazione rigida della legge che disciplina la materia, la n.130 del 2001, da parte dell'amministrazione comunale, allora guidata da Gian Paolo Gobbo (Lega), nel punto in cui si riconosceva il diritto di conservare le ceneri soltanto ai "familiari" del defunto. Il giudice, invece, individuando nel rapporto una convivenza che durava da otto anni ed altri elementi non equivocabili come conti correnti in comune, ha ritenuto di riconoscere lo status di familiari anche ai componenti della coppia di fatto e perciò, di ordinare la consegna dell'urna al convivente sopravvissuto.

 

Un ulteriore aspetto evidenziato dalla sentenza, dice all'ANSA l'avvocato del ricorrente, Innocenzo D'Angelo, sta nel fatto che, recependo una sentenza della Corte Costituzionale del 2010, "viene riconosciuta come formazione sociale anche la convivenza omosessuale", quale è quella del caso trattato. "In teoria il Comune potrebbe presentare un ricorso - ha osservato il legale - ma essendo da poco stato introdotto un registro per le coppie di fatto credo che il rischio non ci sia".

 

"Giunge con notevole tempismo il pronunciamento del Tribunale civile di Treviso che ha riconosciuto a un cittadino il diritto di ricevere come erede diretto le ceneri del partner defunto, con il quale aveva a lungo convissuto". Flavio Romani, presidente di Arcigay, interviene sul pronunciamento della magistratura. "Da notare - dice Romani - il ricorso dei giudici al concetto di 'famiglia naturale': è proprio in virtù di questa idea, vincolata all'esistenza di un rapporto affettivo stabile tra i partner equiparabile a quello coniugale, che il tribunale si è pronunciato a favore del riconoscimento. Un vero e proprio schiaffo per quei politici che in questi settimane si stanno adoperando per promuovere istanze a favore, appunto, della 'famiglia naturale', intesa però nell'accezione retrograda e discriminatoria che comprende solo le coppie eterosessuali".

 

La natura, invece, per Romani, "non discrimina e chi usa il termine 'naturale' per costruire steccati mette in campo la più artificiosa e ignobile delle operazioni, oltre che la più 'innaturale'. Questo dovrebbero tenerlo bene a mente tanto gli eletti delle Regione Veneto - conclude - che hanno sostenuto istanze medievali in tema di 'famiglia naturale', quanto i consiglieri comunali di Faenza, che solo tre giorni fa hanno dato il loro assenso all'ormai famigerato odg contro le famiglie formate tra persone dello stesso sesso".

 


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