TREVISO - “L’azzardo non è un gioco, è un problema sociale con risvolti anche criminali perché l’industria delle scommesse e del denaro ‘giocato’ è facilmente permeabile a illegalità, riciclaggio e infiltrazioni della criminalità organizzata. Per questo la Regione Veneto ha assunto da tempo strumenti di prevenzione e contrasto al diffondersi delle ludopatie, individuando anche precise norme di tipo urbanistico per consentire ai Comuni di regolamentare la presenza dei punti gioco e di assumere iniziative a tutela dei cittadini potenzialmente più esposti, come i minori e gli anziani”.

Lo ha detto l’assessore regionale al territorio e alla sicurezza Cristiano Corazzani che giovedì ha fatto il punto sul gioco d’azzardo con il prefetto Laura Lega e Stefano Marcon, presidente della Provincia, nel convegno organizzato al Sant’Artemio Il gioco d’azzardo in Italia: quadro legislativo, problematiche sociali e criminali, buone pratiche nei Comuni”.

Il Veneto è la quinta regione d’Italia per soldi giocati. Nel 2016 sono stati giocati 6,1 miliardi (1.243 euro pro capite) e persi 1,43 miliardi di euro al gioco. Le slot la fanno da padrone con 4,66 miliardi giocati, 646 milioni con le lotterie, 432 milioni al lotto, 147 milioni nei giochi a base sportiva e nell’ippica, 102 milioni tra Superenalotto e Winforlife, e 77 milioni al Bingo. Sono 32.500 i veneti che giocano sistematicamente. Il 10% di questi, tra i 3.200 e i 3.700, arrivano a sviluppare una vera e propria patologia. In totale sono 34.228 le slot macchia presenti sul territorio regionale, una ogni 143 abitanti. A fronte di questi numeri, il rischio di infiltrazioni da parte della mafia e dalla criminalità organizzata appare molto alto, per questo il fenomeno va assolutamente governato.