23/04/2024pioggia debole

24/04/2024pioggia debole

25/04/2024pioviggine e schiarite

23 aprile 2024

Treviso

La finta del vivere

Al festival di Serravalle, Michela Cescon in prima assoluta

| admin |

immagine dell'autore

| admin |



L’Associazione Amici del Castrum con il sostegno della Regione Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Vittorio Veneto presenta in prima assoluta, giovedì 6 luglio, alle 21,30, lo spettacolo “HO FATTO FINTA DI VIVERE” (tempo in frantumi di luisa ferida),  di Fernando Acitelli interpretato da Michele Cescon.
“Ho fatto finta di vivere” sarà la voce di Luisa Ferida, celebre diva del cinema italiano,negli anni che vanno dal 1935 al 1945. Nata a Castel San Pietro (Bo) il 18 Marzo 1914, compagna dell’attore Osvaldo Valenti, con il quale oltre a condividere i grandi successi (soprattutto i film di Alessandro Blasetti), condivise la tragica morte: furono fucilati dai partigiani, a Milano, il 30 Aprile del 1945. La Ferida aveva solo trentun anni.
 La trama. Siamo a Milano, nel 1945. Luisa Ferida si nasconde in una camera d’albergo, un albergo di quart’ordine, con una piccola finestra da cui sente  gli spari, le raffiche di mitra e le grida delle esecuzioni in quegli ultimi giorni di guerra. E’ sola. Ha paura. E’ piena d’angoscia. Non trova pace, percepisce forse la propria fine e quella di Osvaldo, ripensa alla loro vita insieme e al dolore più grande, la perdita del figlio, un bimbo morto dopo quattro giorni di vita. È l’impossibilità ad avere un figlio il vero dramma di Luisa Ferida. Per ben tre volte non riesce a diventare madre: il suo primo figlio muore dopo pochi giorni, ha un aborto spontaneo dopo pochissimo tempo e, infine, viene uccisa quando era nuovamente incinta. E’ questa maternità mancata che ha condotto lei e Osvaldo verso la loro tragica fine. Se Kim, così chiamarono il loro bambino, fosse vissuto, forse le cose sarebbero andate diversamente: lei non avrebbe seguito, per amore, quest’ uomo fino alla fine, e non si sarebbe fatta abbracciare così disperatamente dalla morte.
Il lavoro è “ frantumato” in tre tempi, diviso in tre grandi capitoli: “Donami almeno una carezza”, “Regalami almeno un sorriso” e “Ma perché non torniamo ad Ostia?”. Lo spazio, il tempo, il luogo rimangono invariati, quella chiusa, piccola stanza d’albergo, ed è l’animo a narrare, quindi il suo procedere è irregolare, è fatto di suppliche ad Osvaldo, di desideri di comunicare con Kim, il neonato morto, di ricordi, di sogni, di suoni, di pentimento per la loro vita fatta di eccessi e di fama, di ricerca di Dio, di volontà di fuggire in incognito.
 A Serravalle sarà la prima volta che sentiremo queste parole parlare. Sarà una serata semplice ma speriamo intensa. Tre leggii da cui insieme entreremo e usciremo dalla vita di Luisa Ferida. Sarà un continuo vivere le sue vibrazioni e uno staccarsi un po’ da lei per raccontare quello che è successo.
In questa storia, siamo a favore della vita!»  

 



foto dell'autore

admin
inserire qui una descrizione del giornalista

SEGUIMI SU:

Leggi altre notizie di Treviso
vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×