Emergenza profughi: apertura di un corridoio umanitario e permesso di soggiorno europeo
I capigruppo di maggioranza chiedono al sindaco di far sentire la propria voce presso il Governo
| Isabella Loschi |
TREVISO - Davanti all'emergenza dei profughi provenienti dall'Africa il Comune di Treviso chieda al Governo di agire, durante il semestre di presidenza dell'unione europea, con l'apertura di un corridoio umanitario e la creazione un permesso di soggiorno europeo". Questa la richiesta dei cinque capigruppi della coalizione "Treviso Bene Comune" che lo scorso 25 luglio hanno presentato all’ufficio di presidenza del consiglio comunale un ordine del giorno sull’emergenza profughi dall’Africa. Una questione che ha coinvolto e coinvolge tuttora anche il territorio della Marca con l’arrivo in pochi mesi di diverse decine di immigrati.
“Ottantacinquemila profughi sono arrivati in Italia dall’inizio dell’anno, di questi un centinaio è stato accolto nella Marca –dichiara Gian Mario Bozzo, capogruppo di Per Treviso - Il Comune di Treviso con l’azione intrapresa in questi mesi, grazie all’impegno di Caritas tarvisina e delle associazioni di volontariato, si è reso disponibile all’accoglienza dei profughi assegnati alla città senza ridurre e anzi aumentando gli stanziamenti propri a favore dei cittadini di Treviso in difficoltà. Crediamo che l’amministrazione debba e possa far sentire la propria voce, sostenendo la linea del Governo italiano, tesa a rafforzare la cooperazione europea su questi temi. Pur in assenza del voto del Consiglio Comunale, che purtroppo solo per motivi procedurali slitterà a settembre, Auspichiamo – conclude il capogruppo – che il sindaco si attivi a livello nazionale per sollecitare il Governo, durante il semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione, affinché questa emergenza venga affrontata al più presto”.
Secondo i capigruppo con l’apertura di un corridoio umanitario e l’istituzione di un permesso europeo i 28 Stati membri dell’Unione Europea sarebbero finalmente obbligati ad affrontare insieme il problema. "Il centro di identificazione e di controllo dei profughi andrebbe fatto direttamente sulle coste dell’Africa – si legge nel testo - e da lì ogni paese dovrebbe pagare i voli per consentire l’arrivo in Europa. Così si eviterebbero le tragedie del mare, il business degli scafisti e si darebbe a queste persone la possibilità di realizzare il proprio progetto di vita".