Ecstasy, alcol: Emanuele è morto a 16 anni. Il padre racconta
La Fondazione Ema Pesciolino Rosso fa tappa a Vittorio Veneto
VITTORIO VENETO - Aveva 16 anni, Emanuele Ghidini, quando, nel novembre 2013, si è gettato nel fiume Chiese, a Brescia. Quando, sotto l’effetto di allucinogeni, ha deciso di dire no alla vita. A una vita che doveva ancora essere vissuta.
Una visione del mondo deformata dalle sostanze stupefacenti, quella del giovanissimo Emanuele. Un’ottica distorta, causata da normali problemi adolescenziali, incontri sbagliati, sfide lanciate, prese, mancate. Uno stato d’animo che l’ha spinto a compiere un gesto estremo, a scegliere la morte. E a lasciare nel dolore più immenso una famiglia. Una famiglia che ora combatte, per far sì che altri ragazzi, come Emanuele, con cadano nella trappola della droga. Che non si lascino convincere e coinvolgere in una strada pericolosa e micidiale.
La lotta del padre di Emanuele, Gianpietro, si è tradotta nella fondazione di Ema Pesciolino Rosso. Che, con iniziative, conferenze, incontri e progetti tenta di allertare e istruire i giovani prima che sia troppo tardi. Farà tappa a Vittorio Veneto, questo dicembre, la fondazione. Giovedì 11 il padre di Emanuele porterà la propria testimonianza ai ragazzi del Liceo Artistico Bruno Munari. Il pomeriggio, incontrerà i giovani di Carpesica, Cozzuolo e Formenica, mentre la sera terrà una conferenza aperta a tutti presso l’Aula Magna della Scuola Santa Giovanna d’Arco. Venerdì 12 sarà il turno degli studenti dell’ITIS di Vittorio Veneto e il pomeriggio Gianpietro rilascerà un’intervista a Radio Rvs Voce della Speranza di Conegliano (frequenza Rvc 97.90) con Cristina Noto, Elvis Fanton e Samuele Soldera.
Le iniziative sono state organizzate dalla vittoriese Cinzia Braido, attiva nella parrocchia di Carpesica. “Ho una figlia di 15 anni - spiega Cinzia - e capisco la paura di un genitore che il figlio possa cadere nella rete delle droghe. Delle sostanze che creano dipendenza. Per questo mi sono attivata e ho fatto sì che la Fondazione passasse anche di qua. Per essere di aiuto ai nostri ragazzi. Non è stato facile: il Comune ci ha negato il patrocinio. Ma noi ce l’abbiamo fatta lo stesso. E’ un’iniziativa senza scopo di lucro. L’unico fine è quello di aiutare i ragazzi, di far capire loro quanto micidiale può essere una droga e il guadagno che hanno stando lontani da ogni sostanza, che sia un allucinogeno o l’eccesso di alcol”.
Il guadagno che hanno, è la vita. Quella a cui Emanuele ha deciso di rinunciare.