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20 aprile 2024

Italia

Eccola, la soluzione alle stragi in mare

Un appello a Papa Francesco, perché apra un corridoio umanitario concedendo visti nei paesi d’origine

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Eccola, la soluzione alle stragi in mare

LAMPEDUSA - Hanno trovato la soluzione alle stragi del mare.

A Lampedusa, isola dell'accoglienza, hanno delineato un sistema che scongiurerebbe le morti nel Mediterraneo, che consentirebbe alle persone di recarsi nel paese che desiderano, che eviterebbe all'Italia di essere per molti un approdo obbligato.

 

Nel Mediterraneo, dal 2000, sono affogate almeno 50.000 persone e, negli ultimi due anni, le morti si sono infittite. Dalla Libia, ogni giorno, partono bambini, donne, uomini, che pagano trafficanti per salire su mezzi di fortuna e attraversare il mare, ammassati, senza acqua, senza cibo. Per intraprendere la sola, anche se per nulla certa, via di salvezza.

La mancanza di vie di accesso legali obbliga le persone a intraprendere le rotte più pericolose, a mettere a repentaglio la propria vita, quella dei propri cari, dei propri figli. L'Europa, e l'Italia, per evitare queste stragi tenta operazioni come Mare Nostrum e Fortex che hanno lo scopo di soccorrere i migranti. Ma non sarebbe più logico dare a queste persone la possibilità di prendere un mezzo sicuro? Ad esempio, un aereo?

Un volo costerebbe molto meno di un viaggio in mare e i soldi non andrebbero ad alimentare la criminalità. L'unico motivo che spinge queste persone a pagare migliaia di euro per sopravvivere è che non esiste un corridoio umanitario che permetta loro di spostarsi dove vogliono. Ma gli stati europei potrebbero fornire dei visti di ingresso che permettano alle persone che fuggono da guerre e persecuzioni di raggiungere i paesi europei su mezzi di trasporto legali. E chi potrebbe cominciare a farlo, se non quel capo di stato che piange davanti ai barconi che affondano, che lotta per la pace, per i diritti umani? Che quotidianamente ripete che le morti vanno evitate ad ogni costo?

Chi, se non papa Francesco?

 

L'idea nasce a Lampedusa da un avvocato di Genova, Alessandra Ballerini, da due imprenditori, Paola La Rosa e Carmelo Gatani, e da Leonardo Cavaliere, impegnato nella difesa dei minori stranieri non accompagnati. "L'idea è geniale - racconta Paola La Rosa, che gestisce un bed&breakfast a Lampedusa mentre si impegna quotidianamente per l'accoglienza - non ha alcuna falla giuridica, potrebbe essere applicata perfettamente e darebbe una grande scossa all'Europa".

 

Di fronte all'immobilismo, all'indifferenza e all'inerzia dei capi di Stato europei, il papa potrebbe fare la differenza, sostenendo un'alternativa alla mafia dei trafficanti. La petizione, lanciata su Change.org, chiede a papa Francesco di "permettere alle persone in fuga da guerre e persecuzioni di chiedere asilo alla Santa Sede rivolgendosi direttamente ai nunzi apostolici presenti presso i Paesi di fuga o di transito e dimostrare così all’Europa che si può e si deve realizzare un corridoio umanitario per impedire che le persone soffrano e muoiano per affermare il loro diritto all’asilo e alla sopravvivenza". I firmatari chiedono inoltre al papa di "permettere a queste persone, una volta arrivate fisicamente in Vaticano, con un visto temporaneo, di presentare richiesta d’asilo in altri Paesi, rivolgendosi ad una delle 178 ambasciate che hanno sede in Vaticano. In tal modo si neutralizzarebbe anche la Convenzione di Dublino che limita la libertà delle persone di scegliere in quale paese rifugiarsi e vivere".

 

Il sistema potrebbe davvero funzionare in quanto il Vaticano non ha sottoscritto il trattato di Dublino, ma ha aderito alla convenzione di Ginevra. I profughi che scappano dai loro paesi potrebbero, insomma, recarsi  in modo sicuro in Vaticano e da lì fare domanda di asilo presso le ambasciate degli stati in cui vogliono trasferirsi. In questo modo non ci sarebbero più morti in mare, le persone emigrerebbero in modo capillare, sarebbero libere di scegliere la propria destinazione.

 

La petizione è stata fatta propria anche da Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, da don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera”, da don Gino Rigoldi, cappellano dell’istituto penale per minori “Beccaria”, e  da don Virginio Colmegna, presidente della “Casa della carità".

E papa Francesco, che dice?

 

Firma la petizione

Barconi arrivati a Lampedusa, carichi di migranti

 


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Stefania De Bastiani

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