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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

Il disastro del traforo di Sant'Augusta in 10 punti

L'intervista ad Alessandro Mognol, portavoce del comitato “No traforo – sì alternative”

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

Il disastro del traforo di Sant'Augusta in 10 punti

VITTORIO VENETO - Quella del fallimento della ditta capofila che sta eseguendo i lavori è solo l’ultima delle grane in cui il progetto e la realizzazione del Traforo di Sant’Augusta si sono imbattuti. Vista la gravità della questione e i nuovi scenari aperti dalla vicenda, Alessandro Mognol, portavoce del comitato “No traforo – sì alternative” ed ex membro della giunta Tonon, ha accettato di rilasciare un’intervista, in cui riassume in dieci punti tutti i problemi legati al Traforo.

 

1. L’assunzione di personale “vittoriese”

Durante i lavori Il Traforo avrebbe dovuto creare posti di lavoro e di conseguenza comportare nuove assunzioni tra la popolazione di Vittorio Veneto e quella dei comuni limitrofi. “Era uno degli argomenti portati dai sostenitori del progetto – dichiara Mognol – In realtà c’è stata solo un’assunzione nel vittoriese, e riguarda una persona di Cappella Maggiore. Non c’è stato nessuno beneficio lavorativo per i cittadini di Vittorio e della zona”.

 

2. L’incognita dell’uscita

L’ultima versione del progetto prevede l’uscita del Traforo su via Carso. L’annuncio era arrivato dal sindaco Roberto Tonon a metà marzo, dopo la presentazione – da parte di Anas - dell’istanza per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica dello svincolo “Vittorio Veneto Centro”. “L’uscita su via Carso – ricorda Mognol – era già stata bocciata dalla conferenza dei servizi nel 2005, dopo la valutazione di impatto ambientale fornita dalla Provincia, che aveva dimostrato come lo sbocco in quell’area pesasse eccessivamente sulla zona di Rindola”. Si era quindi optato per via Virgilio come soluzione alternativa per l’uscita del Traforo: con quest’idea era stata effettuata la gara d’appalto del 2009, ma in seguito c’era stata la famosa sentenza del Tar, che aveva dato ragione agli espropriati. Tutto da rifare quindi, anche per designare un nuovo sbocco della viabilità. A distanza di 11 anni riemerge la volontà di far uscire il Traforo in via Carso: “Il progetto del 2004 prevedeva un’uscita 20 metri più a nord di quella attuale, non cambia nulla” rende noto Mognol. La nuova soluzione potrebbe quindi incontrare ancora una volta il (vecchio) parere negativo della conferenza dei servizi.

 

3. La questione espropri

Un altro inconveniente riguarda la possibilità di realizzare gli espropri previsti dalla nuova versione del progetto: se infatti la nuova strada dovesse “incontrare” nuovamente i terreni degli espropriati che hanno vinto il ricorso al Tar, quelle proprietà non potrebbero essere tolte ai legittimi proprietari. Si configurerebbe infatti la violazione della legge regionale in base alla quale i vincoli per gli espropri possono essere posti solamente due volte: quei terreni infatti erano già stati sottoposti a tali vincoli, ed era per questo che il Tar aveva dato ragione ai cittadini.

 

4. Il traffico pesante

“Ho dei dubbi sul fatto che si possa vietare il passaggio del traffico pesante - dichiara Mognol – Si tratta pur sempre di una strada statale e non comunale. Ma c’è un altro fatto: questo svincolo servirebbe anche ai camion per non prendere l’autostrada, ma in realtà adesso si vorrebbe vietare loro il passaggio”.

 

 

5. Vincoli cimiteriali

“Il divieto di costruire entro un raggio di 50 metri dai cimiteri vale per i fabbricati, ma non per le infrastrutture pubbliche” informa Mognol. L’uscita su via Carso andrebbe a lambire sia il camposanto che la chiesa di Sant’Andrea: “Qui la Sovrintendenza dovrebbe esporsi – dichiara Mognol – Per quanto riguarda la chiesa ci sarebbe un forte impatto visivo, per non parlare delle vibrazioni e delle sollecitazioni portate dal traffico. Per chi invece deve andare al cimitero c’è anche la questione della sicurezza stradale”.

 

6. Nessuno studio del traffico

“L’ultimo studio del flusso di traffico risale al 2014. E’ stato fatto in una giornata e in modo frettoloso” prosegue il giovane portavoce.

 

7. Il fallimento Unieco E’ stato proprio Mognol a diffondere la notizia dell’avvio delle procedure di fallimento con la richiesta di liquidazione coatta amministrativa di Unieco, la ditta capofila nella realizzazione del Traforo. Delle 4 ditte inizialmente raggruppate nell’Ati nel 2011, ne rimane ora solo una: la Cmb di Carpi. “Riuscirà a sostenere tutto il peso dei lavori? - si chiede il portavoce del comitato – Se avesse potuto farlo magari si sarebbe presentata da sola in gara d’appalto...”. Ora rimane solo la possibilità di assistere agli scenari aperti dal crack Unieco. I lavori in questi giorni sembrano già aver subito evidenti rallentamenti.

 

8. Nessuno vuole il Traforo Mognol, tra le altre cose, è anche presidente del consiglio di quartiere di “Serravalle-Sant’Andrea”. Quando gli abbiamo chiesto se qualcuno dei “suoi” cittadini apprezzasse l’opera in corsa, la risposta è stata secca, benché sconsolata: “Non c’è nemmeno un cittadino favorevole. Una volta iniziati i lavori anche gli incerti hanno visto il disastro”.

 

9. Le crepe nelle case non evacuate

Alcuni abitanti dell’area di Borghel confinante con le abitazioni al momento recintate e abbandonate hanno lamentato la comparsa di crepe anche nelle proprie abitazioni. “Il Comune doveva fare da garante, ma scarica tutto su Anas” ha commentato Mognol. I vittoriesi coinvolti dalle nuove “spaccature” infatti pretendono un trattamento analogo – in termini di indennizzi – a quelli che abitavano nelle strutture ora recintate.

 

10. Che fare adesso, con quel Traforo?

Qui Mognol si concede una battuta: “Ci si potrebbe fare una grande cantina di vini, oppure un bel poligono di tiro a segno, così non si sentono gli spari”.

 


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Roberto Silvestrin

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