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25 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Disastro al Molinetto: chi erano le 4 vittime

Dimessi i tre feriti ricoverati negli ospedali di Vittorio Veneto e Conegliano

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Disastro al Molinetto: chi erano le 4 vittime

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REFRONTOLO - Storie normali, quelle di gente che una serata d'inizio agosto preferiva passarla non al mare, ma vicino a casa, nella sagra del paese accanto al Molinetto della Croda. Sono i ritratti delle quattro vittime del disastro di Refrontolo, uomini portati via dalla furia dell'acqua e del fango mentre facevano baldoria sotto il tendone della festa 'Degli Omeni'.



MAURIZIO LOT, 52 anni, operaio di Farra di Soligo, era un collaboratore assiduo della pro loco di Refrontolo e quel tendone dove è avvenuta la tragedia aveva aiutato lui stesso ad issarlo nei giorni scorsi.

LUCIANO STELLA, 50 anni, di Pieve di Soligo, era conosciutissimo in zona per il suo mestiere, quello di gommista; sposato, padre di due ragazzi, era alla festa con un gruppo di amici che, contrariamente a lui, sono riusciti a salvarsi.

GIANNINO BREDA, 67 anni, ex falegname,di Falzè, una frazione di Sernaglia della Battaglia, poco prima che arrivasse l'onda portata dal torrente era uscito a controllare la propria auto; avrebbe tentato di salvarsi aggrappandosi ad un albero, chiedendo aiuto, ma la corrente impetuosa l'ha trascinato via.

FABRIZIO BORTOLIN, 48 anni, era anche lui alla festa con un gruppo di amici. Era diventato padre da poco tempo. E' stato l'ultimo delle quattro vittime ad essere riconosciuto. Quando l'hanno trovato non aveva addosso nemmeno un vestito. La moglie si era recata di notte al commissariato di Conegliano per denunciarne che il marito non era rientrato a casa.



Sono solo due, sugli otto portati inizialmente in ospedale, i feriti del disastro di Refrontolo ancora ricoverati. L'ospedale Ca' Foncello di Treviso ha diramato nella serata di domenica un bollettino in cui riferisce che entrambi i pazienti si trovano ricoverati in terapia intensiva, con parametri vitali sotto controllo, dopo essere stati sottoposti a delicati interventi chirurgici. Il primo per politraumatismi, il secondo per una profonda ferita lacera alla gamba destra. Per entrambi c'è la riserva di prognosi.



Sono state dimesse domenica le tre persone rimaste ferite a seguito del nubifragio di Refrontolo che erano state ricoverate nei due ospedali dell’Ulss 7. In mattinata hanno potuto far ritorno a casa i due feriti che erano stati portati al pronto soccorso dell’ospedale di Conegliano e nel primo pomeriggio è stato dimesso anche il paziente trasferito a Vittorio Veneto. Tutti e tre avevano riportato contusioni, oltre a un comprensibile stato di choc emotivo.


Gli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto sono stati subito allertati, ieri sera, dal Suem 118. Immediatamente, per far fronte all’emergenza, sono stati potenziati gli organici del pronto soccorso (richiamando in servizio 11 persone) e il numero di ambulanze attive. La direzione medica ospedaliera ha inoltre attivato le sale operatorie, le aree di degenza, le radiologie, i laboratori, la rianimazione: complessivamente sono stati richiamati in servizio oltre trenta tra medici e infermieri.

 

A meno di 36 ore dall'esondazione del torrente Lierza che ha provocato la devastazione di una tensostruttura che ospitava una festa privata e la morte di quattro persone, Refrontolo oggi, lunedì, si è svegliata con il cielo sereno e un quadro meteorologico stabile che dovrebbe agevolare le attività di Protezione civile, Vigili del fuoco ed altri organi tecnici previste nella giornata.

 

I Vigili del fuoco hanno mantenuto nella notte un presidio precauzionale, rimasto inattivo, e nella giornata proseguiranno la loro opera sostanzialmente con la ripulitura dell'alveo del Lierza dal materiale ingombrante trascinato dalla piena, in larga misura consistente in piante sradicate o parti di esse.

 

Dopo le diverse considerazioni tecniche sulle possibili cause dell'evento, quella nettamente prevalente sembra convergere sulla pura fatalità, ossia sulla coincidenza di intense precipitazioni molto localizzate nelle aree di alimentazione dei vari piccoli affluenti del torrente esondato, e questo senza che una sola goccia di pioggia, al contrario, sia caduta nel centro del capoluogo di Refrontolo.

 

In giornata la Protezione civile affronterà una mappatura sistematica dei territori di questo ed altri tre comuni contigui - Cison di Valmarino, Tarzo e Follina - nei quali, complessivamente, sono state contate oltre 50 frane di modesta dimensione, molte delle quali cadute sulla viabilità ordinaria ormai già ripristinata all'80%. A destare qualche preoccupazione sono anche alcuni piccoli ponti sulla viabilità comunale minore.

 

LA VICINANZA DI DEL PIERO AI SUOI CONTERRANEI

"Dolore per le vittime e un pensiero di vicinanza a chi sta soffrendo, e a chi dovrà ricostruire" sono stati espressi da Alessandro Del Piero, che nel Trevigiano è nato ed ha trascorso infanzia e adolescenza, in seguito alla tragedia di Refrontolo, che lo ha "ovviamente colpito molto".

"Non c'è bisogno di essere nati nel Trevigiano per sentirsi partecipe di un lutto così grave", scrive sul suo sito Internet Del Piero, appena rientrato a Sydney, dove domenica prossima, assieme ad una selezione di giocatori del campionato australiano, affronterà in un'amichevole i suoi ex compagni della Juventus. "Ma credo che un veneto, di qualunque età, si senta particolarmente toccato quando sente parlare di 'un piccolo Vajont', come è stata definita la bomba d'acqua che ha provocato morte e devastazione sconvolgendo una festa di paese, una delle tante che conosce bene chi come me in quei paesi è nato", aggiunge l'ex capitano bianconero. Nato il 9 novembre 1974 a Conegliano e cresciuto a San Vendemiano (entrambi nella provincia di Treviso), Del Piero ha giocato le ultime due stagioni nel Sydney, dopo 19 anni nella Juventus. Attualmente è svincolato.

 


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