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18 aprile 2024

Castelfranco

Il dipendente racconta: "Cambiato banca a mia insaputa"

Da Veneto Banca a Intesa, weekend surreale fra ansia e epitaffi

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Il dipendente racconta:

CASTELFRANCO/MONTEBELLUNA - "Venerdì ho salutato un collega col solito 'arrivederci', ma avevamo tutt'e due un'espressione amara, tipo: Mah, speriamo!". Mirko Vigolo ha 43 anni e lavora nella sede centrale della Popolare di Vicenza, nel settore sviluppo famiglia.

Anzi, lavorava. Perché ora è un dipendente di Intesa Sanpaolo. Formalmente, di aver cambiato 'ditta' lo ha scoperto dopo il weekend, quando, tornando nel suo solito ufficio e aprendo come sempre il pc, ha trovato una mail inconsueta: il benvenuto dei suoi nuovi datori di lavoro.

 

"Eh sì - scherza Mirko - durante due giorni di limbo, vissuti in un'atmosfera surreale, abbiamo cambiato banca a nostra insaputa. Nel senso che comunicazioni ufficiali non ne abbiamo avute, non c'è stato proprio il tempo". Più che dalla mail di benvenuto, che stesse vestendo una nuova casacca lo ha saputo in diretta tv, dalle vive parole del premier Paolo Gentiloni e del ministro Pier Carlo Padoan, nella conferenza stampa sul decreto che ha dato il via libera alla cessione delle venete a Intesa.

 

"E' stato un fine settimana di sms - racconta Mirko - di occhi ai tg, di chat fra colleghi, di linee dirette coi sindacati. Tutti in ansiosa attesa di quella benedetta firma che ogni volta slittava. Era pure il compleanno di mia figlia, quella più grande: 10 anni. E io, che faccio anche attività sindacale nella Uilca, sono stato tutto il tempo al telefono". Sabato e domenica i dipendenti delle filiali sono rimasti a casa, mentre quelli della sede centrale si sono alternati in ufficio.

 

"Per poter fornire i dati necessari alla cessione della banca a Intesa", spiega Mirko. In questo weekend, il suo posto di lavoro - e quello degli altri 11 mila dipendenti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza - ha ballato fra Roma, Milano, Bruxelles e Francoforte. "A essere sinceri - confida Mirko - in cuor nostro confidavamo nel fatto che la situazione si sarebbe risolta. Venerdì nessuno ci ha detto: prima di lunedì aspettatevi una brutta telefonata. Davamo per scontato la normale riapertura delle filiali. Ma un po' di apprensione c'era. Non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se quel decreto non fosse arrivato".

 

Resta un po' di amaro: "Veder morire la nostra banca così, all'improvviso, rammarica - dice - Ma non si parla di licenziamenti e questo dà tranquillità. Gli esuberi sono volontari, il posto di lavoro è assicurato". Per dribblare l'ansia, in questi giorni c'è chi l'ha buttata in scherzo. "Nella chat fra colleghi - racconta Mirko - qualcuno ha pubblicato un annuncio mortuario della Popolare di Vicenza, 'di anni 150', con una richiesta: invece delle solite preghiere, fate 'un'offerta per gli azionisti'".

 


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