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19 aprile 2024

Treviso

Il dibattito nel PD trevigiano

Le proposte dei tre candidati

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Il dibattito nel PD trevigiano

TREVISO - Nel mezzo del cammino, i tre candidati alla segreteria Lorena Andreatta, Luciana Fastro e Giovanni Zorzi hanno risposto alle medesime domande. Ognuno ha risposto senza conoscere la posizione degli altri due. Oggi proponiamo le prime risposte.

1. I circoli pd in provincia non sono presenti in una ventina di comuni... In veste di nuovo segretario, cosa farebbe per aprirli dove non ci sono?

ANDREETTA I circoli costituiscono i recettori fondamentali per cogliere i bisogni ed alimentare la partecipazione civica. La recente esperienza del referendum sull’autonomia ha dimostrato che su temi concreti la gente ha ancora voglia di partecipare. Anche tra i democratici. Bisogna partire da qui, dagli interessi reali, intercettando elettori e simpatizzanti, poco attratti da sterili discussioni interne, e più disposti ad impegnarsi in battaglie che riscaldano il cuore. Aggiungo che è utile pensare anche al coordinamento locale dei circoli per poter aiutare anche i circoli più piccoli a stare insieme sull’esempio del mio circolo di Codognè che fa attività con Fontanelle, Gaiarine e Godega S.U. Solineerei che i circoli non basta che ci siano, magari con pochi iscritti, ma chiusi: devono essere aperti, in grado di invogliare la partecipazione, di essere rappresentativi della loro comunità.

FASTRO È fondamentale che il Partito riesca ad essere presente ovunque, ma è altrettanto evidente che un'organizzazione capillare presente con un circolo in ogni comune non è sempre possibile e forse rischia di diventare controproducente. Devono essere attivati i coordinamenti tra circoli e valorizzati quelli già esistenti. Il coordinamento di zona si può e si deve fare carico anche degli iscritti di paesi vicini che non hanno circolo. La strada tracciata è anche quella delle unioni e delle fusioni tra circoli, per creare una “massa critica” sufficiente ad avere un ruolo sul territorio. È evidente, però, che questo dovrà essere fatto con grande attenzione ai centri “scoperti”, garantendo attività sul territorio e sostegno agli amministratori iscritti o vicini al PD. Il lavoro della segreteria in questo ambito si svilupperà su due piani:

1. La mappatura dei circoli della Provincia ed il loro ricoinvolgimento utilizzando il progetto “Luoghi ideali” di Fabrizio Barca

2. Una delega specifica all’interno della segreteria affinché ci sia competenza e disponibilità a frequentare/incontrare i circoli in modo stabile ed organico.

ZORZI  Il nostro impegno è di essere presenti su tutto il territorio della Provincia, perché il PD non può permettersi il lusso di fare solo testimonianza ma deve anzi rivendicare un ruolo da protagonista nelle comunità in cui viviamo. La priorità innanzitutto è recuperare il patrimonio che è andato perduto negli ultimi anni, come i circoli di Borso del Grappa, di Riese Pio X e di Mareno di Piave, e di salvare e rigenerare i circoli che oggi si trovano in pericolosa asfissia per fuga di iscritti o mancanza di stimoli.

Per questo è mia intenzione incentivare le forme di coordinamento di zona, sul modello dei circoli dell’Alto Sile e del Montebellunese. Dobbiamo avvicinare i circoli isolati o smarriti e raccordarli saldamente gli uni agli altri attorno a una prospettiva di lavoro sui loro temi di comune interesse territoriale, com’è stato per la Superstrada Pedemontana nel Montebellunese o per la difesa dell’ospedale nella Castellana, così da poterli mettere nelle condizioni di rapportarsi con il Provinciale in una posizione di maggiore garanzia.

Costituire circoli nuovi invece è un’operazione che richiede più tempo e più fatica. Viviamo in un territorio e in un tempo attraversati dai venti dell’antipolitica e dalla sfiducia verso i partiti. Prima di immaginarci nuovi circoli, dobbiamo pensare a come avvicinare persone nuove e a come dare loro lo slancio per mettersi in gioco direttamente. Per questo servono iniziative che siano ispirate a una forte vocazione civica, che esprimano in modo chiaro la nostra volontà di essere un “partito umile e utile”. Penso a veri e propri progetti di volontariato civico sul modello delle “magliette gialle”, o alle campagne per la raccolta di beni di prima necessità per il campo profughi di Idomeni, organizzate dai Giovani Democratici, o quelle per le popolazioni colpite dal terremoto in centro Italia, lanciate dal PD nazionale. Sono stati momenti in cui, anche nei nostri territori, semplici cittadini si sono avvicinati a noi portando il loro contributo, semplicemente riconoscendosi nel comune valore della solidarietà verso chi è in condizioni di sofferenza. Questi momenti sono un buon inizio per costruire credibilità e partecipazione anche là dove non ci siamo.

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2. Le vostre candidature sottolineano l'esigenza della collegialità: come la declinereste nella individuazione della futura direzione e segreteria provinciale? quale spazio ai votanti delle candidature che non vincono?

 

FASTRO Faccio parte sia dell’Assemblea che della Direzione regionale, formatesi con una spartizione tra le correnti… Ogni volta è difficile raggiungere il numero legale. Mi chiedo allora perché tanti abbiano voluto farne parte per poi non presenziare. Collegialità deve significare ovviamente rispetto sia per il voto degli iscritti che per una distribuzione eguale tra i territori, ma anche che a venire eletti siano persone che vogliano dedicarci del tempo e che si prendano l’impegno di farlo e la responsabilità che conseguirebbe al venir meno a tale impegno. Infine credo che sia necessario superare il sistema delle messe cantate attuale, adottando i metodi più innovativi per garantire decisioni collegiali in workshop, focus group, etc… Sarà comunque importante dare spazio a tutte le sensibilità e competenze presenti e il PD a cui sto pensando è un PD in cui tutti quanti vorranno dare un contributo troveranno ascolto e sostegno.

ZORZI Come dimostra il sostegno trasversale alla mia candidatura, espresso da iscritti, segretari di circolo e amministratori non riconducibili a un’unica sensibilità del Partito, io credo fermamente che la pluralità di anime, di storie e di culture sia la principale ricchezza che abbiamo a disposizione per riuscire a dare ai cittadini proposte e soluzioni convincenti. Perché questa pluralità non sia però fonte di contrapposizioni interne, servono il buon senso nelle scelte e la consapevolezza del nostro senso di appartenere a una comunità di destino. Quindi, tenendo fede al progetto che in questi giorni stiamo presentando agli iscritti nei circoli, immagino un Partito che sappia ascoltare, unire e crescere con l’orgoglio e la tenacia dei nostri valori. A differenza di quanto accaduto ad altre latitudini del nostro Partito, è bene valorizzare, ai vari livelli dell’organizzazione, tutto il nostro ricco patrimonio di ispirazioni e prospettive, purché avvenga in un sincero clima di collaborazione e nel rispetto di una linea chiara in riferimento a quei temi su cui si misura la nostra credibilità, dal lavoro alla sicurezza, dall’immigrazione alla sanità. Una linea che vada poi sostenuta con coraggio e responsabilità, senza fughe in avanti o personalismi. Dobbiamo quindi essere uniti e consapevoli, se vogliamo seriamente metterci nelle condizioni di vincere la sfida più importante, quella cioè di essere alternativa seria e credibile alla Lega, alle destre e ai populismi.

 

ANDREETTA Nel nostro programma al primo punto c’è l’organizzazione del partito. Io immagino una segreteria allargata, fatta di un gruppo di persone, quindi non solo il segretario eletto, che abbiano tempo e voglia di impegnarsi su temi specifici, di riferimento territoriale, a cui affidare delle deleghe, segreteria che agisce in sintonia con direzione e circoli da dove vengono le idee e i contenuti. Ma anche di stare in sintonia con il mondo che c’è fuori. E dunque i ruoli all’interno e anche le candidature dovrebbero essere rivestiti da chi dimostra di essere in sintonia con la società veneta e l’elettorato del territorio.

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3. Per ridimensionare il peso del partito e del dibattito interno a favore della società trevigiana, come vi muovereste verso i consiglieri comunali iscritti al PD o di area?

 

ZORZI Fare il consigliere comunale, specie se ti trovi in opposizione, è molto impegnativo, lo dico per esperienza diretta. Servono visione politica, capacità di approfondimento e un’attenta cura alle relazioni nel proprio territorio. In questi anni, purtroppo, non ho trovato nel Partito provinciale quella bussola che speravo di avere per orientarmi nella mia prima esperienza in Consiglio Comunale. La materia amministrativa è estremamente complessa e necessita di costanti aggiornamenti, come nel caso delle normative sul bilancio. Inoltre, le grandi questioni che interessano tutti i Comuni della Provincia e di cui i cittadini ti chiedono quotidianamente conto, devono essere affrontate in modo compatto se vogliamo togliere alla Lega l’esclusiva sull’agenda politica locale. Per questo ritengo necessario un cambio di passo rispetto agli ultimi anni: serve un serio e generoso investimento del Partito provinciale in iniziative di formazione e coordinamento rivolte a consiglieri e amministratori. Per citare l’esempio più recente, sulla delicata partita di Asco gruppi consiliari e amministrazioni sono andati a ranghi sparsi anche perché non c’è stato da parte del Provinciale un forte presidio, proprio in termini di formazione e coordinamento. Bisogna approntare dei percorsi formativi per i nostri amministratori, coinvolgere esperti e recuperare le migliori competenze che il Partito nazionale ci può mettere a disposizione: è ora di impiegare queste risorse a servizio di chi ogni giorno dedica tempo e fatica per garantire il meglio ai propri concittadini.

ANDREETTA La nostra proposta è fortemente orientata all’autonomia e al federalismo fiscale, in coerenza con quanto prevede lo Statuto che definisce il Pd come ‘un partito federale organizzato su base regionale, che si offre ad ogni dimensione locale quale strumento per il confronto democratico di partecipazione’. Per noi l’autonomia si declina a partire dai Comuni, attraverso il prezioso lavoro dei nostri amministratori locali, anche e soprattutto, quando sono in minoranza nei Consigli comunali. Il loro impegno va supportato perché spesso quando si fa politica ci si sente soli.

FASTRO Gli amministratori e i consiglieri comunali, io stessa sono capogruppo a Pederobba, saranno l’ossatura del PD. Sono le persone a più diretto contatto con il territorio, coloro che hanno ottenuto consenso mettendoci la faccia. Da loro possiamo avere quindi sempre un feedback importante su quanto succede nei diversi comuni. Oggi però fare l’amministratore è sempre più difficile, i grandi temi della globalizzazione, come immigrazione e inquinamento, sono entrati nella vita dei nostri comuni, ma per comprendere la fatica di un amministratore, basti pensare alla complessità di un bilancio comunale o di un piano regolatore. Serve una struttura a cui i consiglieri possano richiedere sostegno e aiuto, specie se in minoranza e quindi con meno mezzi a disposizione. Un partito deve garantire sostegno e formazione a chi è alle prime esperienze e potrebbe necessitare dei consigli di chi invece ha già svolto quel compito. Il partito provicinciale dovrà attivare, sostenere e coordinare anche iniziative da condurre in modo congiunto tra i circoli e con il partito delle province limitrofe, come lo è stato quello sulla Pedemontana.

( Continua...)

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


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