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16 aprile 2024

Treviso

"Decreto dignità": bocciato dagli industriali con molte perplessità

Le preoccupazioni di Assindustria Venetocentro

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

TREVISO - In sintonia con Confindustria Nazionale i co-presidenti di Venetocentro, il padovano Finco e la trevigiana Piovesana si sono affrettati a prendere le distanze dal Governo.

Dopo una disponibilità di massima, "un’apertura di credito, il cosiddetto “Decreto dignità”, con la stretta sui contratti a tempo determinato e la reintroduzione delle causali, rischia di essere un boomerang per i lavoratori e per le imprese".

Il decreto potrebbe diventare un freno ai dati positivi sull'occupazione del Veneto, che "ha visto nel primo trimestre 2018 un saldo positivo di 53.200 posti di lavoro e la crescita delle assunzioni a tempo indeterminato (29.500, +26%), specie per via delle trasformazioni da tempo determinato.. lo sviluppo e il lavoro non si creano per decreto e tantomeno con rigidità ideologiche, ma investendo sulla produttività e la competitività delle imprese e del Paese", ha sottolineato Finco,Presidente di Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso.

 

«La ‘dignità’ di cui il decreto si fa impropriamente portavoce - prosegue Maria Cristina Piovesana, Presidente Vicario di Assindustria Venetocentro - punta a cancellare un percorso riformista, quello di Marco Biagi, di Tiziano Treu, di Maurizio Sacconi per citare solo alcuni, che ha portato a valorizzare e regolamentare tutte le forme di lavoro, anche temporanee, che prima cadevano invece nel lavoro nero, quello sì indegno e precario».

 

«La lotta alla precarietà del lavoro - secondo Assindustria Venetocentro - è una cosa seria, che deve sanzionare duramente i comportamenti illeciti ma non può colpire l’obiettivo sbagliato, andando a bloccare chi opera nella legalità. Il contratto a termine e quello di somministrazione garantiscono tutte le tutele previste per il lavoro subordinato e rappresentano quel ‘ponte’ che serve per portare dentro il mondo del lavoro soprattutto i giovani e chi il lavoro l’ha perso. E in Italia gli occupati a tempo determinato sono molti meno rispetto ad altri Paesi avanzati dell’Europa: da noi il 15,4% mentre in Francia e Svezia sono il 16,9% e nei Paesi bassi il 21,8%. Tutti Paesi ad alto tasso di occupazione, molto superiore a quello italiano. È un lavoro ‘degno’, crediamo, già da adesso e che ha dato opportunità a migliaia di persone».

 


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