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19 aprile 2024

Esteri

Crollo lira, Erdogan contro Usa

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Crollo lira, Erdogan contro Usa

Convertire dollari ed euro in lire turche e vendere l'oro. E' la richiesta che il presidente turco Recep Tayyip Erdogah ha rivolto ai cittadini turchi.

L'obiettivo è salvare la moneta dalla crisi. Secondo Erdogan, intervenuto da Bayburt, cambiare in lire i risparmi è la migliore risposta poiché nella situazione attuale serve una "lotta nazionale" contro la "guerra economica". "Se avete dollari, euro o oro andate in banca e cambiate tutto in lire turche. E' una lotta nazionale - ha detto, citato dal portale del giornale Yeni Safak - E' la risposta della mia Nazione a chi ha dichiarato una guerra economica" contro la Turchia. In passato il leader turco, che ha spesso attaccato la "lobby dei tassi di interesse", aveva già chiesto ai cittadini di convertire in lire turche i risparmi in dollari ed euro. La Turchia è colpita da "ondate di instabilità finanziaria" che Erdogan considera una crisi "artificiale". Ai cittadini il presidente ha ripetuto: "Non dovete preoccuparvi". "Non guardate i cambi, guardate oltre, guardate al quadro d'insieme", ha incalzato. Tuttavia i turchi sembrano non aver risposto all'appello a cambiare dollari ed euro e, riporta l'agenzia privata Dha, centinaia di persone sono corse ad approfittare del tasso di cambio favorevole determinato dal crollo della lira.

La lira turca affonda, precipita al minimo storico nei confronti del dollaro. Da inizio anno, riporta l'agenzia di stampa Dpa, la lira turca ha perso più del 43% del suo valore sul dollaro e stamani è arrivata a scambiare fino a 6,21 sul biglietto verde e 7,1 sull'euro. Intanto, il Financial Times riferisce di indiscrezioni secondo le quali la Bce sarebbe preoccupata dalle ripercussioni in particolare sulle banche più esposte verso il mercato turco. In Italia, in questo senso, viene penalizzata Unicredit che cede il 3% alle 10,20.

Donald Trump ha annunciato che verranno raddoppiati i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio dalla Turchia, nell'ennesimo atto dell'escalation di tensione tra Washington e Ankara. "Ho appena autorizzato che vengano raddoppiati i dazi su acciaio e alluminio in relazione alla Turchia, mentre la loro moneta, la lira turca, scivola rapidamente contro il nostro dollaro forte!", ha scritto Trump su Twitter, aggiungendo che i dazi sull'alluminio sono ora del 20% e quelli sull'acciaio del 50%. "In questo momento i nostri rapporti con la Turchia non sono buoni", ha aggiunto il presidente Usa.

Intanto il leader turco Recep Tayyip Erdogan chiama il presidente russo Vladimir Putin. Il colloquio, riferisce l'agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu, che cita fonti della presidenza di Ankara, è stato incentrato sui rapporti economici e commerciali tra i due Paesi. Stando a quanto riportato, i due presidenti hanno parlato anche degli ultimi sviluppi in Siria e delle prospettive nel quadro del Processo di Astana, sostenuto da Turchia, Russia e Iran. Erdogan e Putin, scrive la Anadolu, hanno "espresso soddisfazione per i progressi nella cooperazione nei settori di energia e difesa" e si sono "felicitati" per lo stato dei rapporti economici tra i due Paesi. La notizia arriva nel mezzo della crisi della lira turca e dopo che il presidente americano Donald Trump ha annunciato che verranno raddoppiati i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio dalla Turchia, definendo "non buoni in questo momento" i rapporti tra Washington e Ankara.

L'opposizione turca non risparmia accuse al presidente Erdogan dopo il crollo della lira turca. "La crisi è arrivata!", ha scritto nel primo di una serie di tweet Selin Sayek-Boke, deputata del Chp, il principale partito di opposizione in Turchia. "Il regime - ha incalzato - ci ha trascinato in una crisi valutaria nonostante i nostri avvertimenti". "Abbiamo immediatamente bisogno - ha aggiunto la parlamentare eletta a Izmir (Smirne) - di una banca centrale indipendente, di una politica economica che dia priorità alla produttività e allo stato sociale".

Nelle ultime ore è tornata ad Ankara la delegazione guidata dal neo vice ministro degli Esteri, Sedat Onal, che era in missione a Washington dopo le ultime tensioni esplose con la decisione degli Stati Uniti di imporre sanzioni contro i ministri turchi di Giustizia e Interni in relazione al mancato rilascio del pastore americano Andrew Brunson, arrestato in Turchia nel 2016 con l'accusa di terrorismo e spionaggio e ora agli arresti domiciliari.

 



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