CRISI EDILIZIA E MANIFATTURA: CHIUSE 445 IMPRESE
Confartigianato: “puntare su export e innovazione”
| Isabella Loschi |
TREVISO – L’artigianato trevigiano registra un saldo negativo nei primi sei mesi del 2012, con un calo di imprese e conseguentemente di dipendenti ed una perdita di ben 445 imprese artigiane rispetto allo stesso periodo del 2011.
I dati sull’andamento del comparto artigiano del primo semestre dell’anno, presentati da Confartigianato, non sono incoraggianti, specie per le piccole imprese, che nel trevigiano rappresentano il 93%. «I settori maggiormente colpiti - spiega Mario Pozza, presidente di Confartigianato Marca Trevigiana – sono quelli dell’edilizia e del settore manifatturiero, che nella Marca rappresentano il 75% del totale delle imprese artigiane, con un calo del 2,8% - dato decisamente superiore a quelli registrati negli anni precedenti che rimanevano, seppure sempre in negativo, sotto l’1%. - Emerge - sottolinea Pozza - una tenuta nel settore metalmeccanico e dei servizi alle imprese e alla persona, che registra un incoraggiante segno di ripresa, + 3,6%». Nel settore servizi, in particolar modo, le categorie degli alimentaristi e delle imprese di pulizia sono in continua crescita dal 2006 ad oggi.
Confartigianato: presentazione dati comparto artigiano primo semestre 2012
Esportazione, innovazione e collaborazione sono dei percorsi di crescita che Confartigianato suggerisce alle imprese artigiane per reagire alla crisi. «Anche per le micro e piccole imprese artigiane - dice Francesco Giacomin, segretario Confartigianato Marca Trevigiana - devono seguire la logica delle grandi aziende, inserendosi in mercati internazionali e ottimizzare la produzione per offrire dei prodotti competitivi».
Ma Confartigianato, che non prospetta un’imminente ripresa, punta ancora il dito alla Regione Veneto, che non fornisce risposte adeguate ad un territorio che vive di micro imprese, ostacolandone l’accesso al credito. Ora la Regione ha deliberato il primo bando destinato allo sviluppo e all’innovazione, un provvedimento con un importo finanziamenti elevato, pari a 21 milioni di euro. «Un buon bando - dice Pozza - il problema è che ha adottato, ancora una volta, una soglia di accesso, 100 mila euro, che di fatto impedisce a tante piccole imprese di parteciparvi». Già da un primo campione di 70 tra micro e piccole imprese, emerge che il 96% non farà investimenti al di sopra dei 40 mila euro, e quindi sarebbe attualmente già escluso.