VITTORIO VENETO - Ceneda è isolata dal resto della città, e le sue attività commerciali soffrono.

Tutto ebbe inizio 17 anni fa, con la modifica della viabilità interna cittadina: “Un vero fiasco mai digerito dai vittoriesi, ma ancor meno dai cenedesi, tanto che ha procurato il blocco dell’attuazione della seconda parte del progetto, quella che riguardava la zona nord da piazza del Popolo a Santa Giustina – afferma il consigliere Pd Alessandro De Bastiani - Doveva essere realizzato l’anno successivo, ma a causa del fallimento del primo stralcio il secondo è stato abbandonato”.

L’esponente dem, che è anche presidente della IV commissione consiliare, ha anticipato che sarà questo uno dei temi della seduta di martedì 24 ottobre. I cenedesi si considerano vittime di quell’errore e non si rassegnano a questa situazione, continuando a chiedere soluzioni all’isolamento e alla sofferenza delle attività commerciali di via Manin, entrate in crisi anche a causa della modifica della viabilità.

De Bastiani ha allora lanciato una proposta: “Si riapre dunque il dibattito se è giusto che la percorrenza di via Manin e via Garibaldi sia nord-sud o se invece avessero ragione i tanti che hanno sempre sostenuto il contrario. A sostegno di quest’ultimi sta il fatto che sarebbe logico che chi arriva in città entrasse dalla porta principale, via Garibaldi, via Manin e Viale della Vittoria ed eventualmente scendesse per via Galilei”.

Invece oggi chi arriva da San Giacomo entra dalla porta di servizio, arrivando dietro al municipio, e per arrivare a Ceneda, se non è del posto, si trova in centro per poi dover tornare indietro e risalire per via Lorenzo da Ponte.

Il risultato? Ceneda isolata e conseguente crisi delle attività commerciali, che sono elemento indispensabile per mantenere vivo il quartiere.

Quale allora la soluzione? “Per Ceneda si potrebbe studiare la possibilità che il traffico che arriva da via Rizzera possa salire per via Pasqualis, abbreviando di molto il percorso per arrivare in piazza Duomo – spiega De Bastiani - C’è il rischio di creare un incrocio pericoloso ma vale la pena di verificare la fattibilità di questa ipotesi.

E poiché nulla è immutabile, c’è anche la possibilità di provare a pensare a una rivoluzione della viabilità, anche se su questa ipotesi grava il peso del fallimento dell’ultima modifica. Per paura di sbagliare ancora si è portati lasciare le cose come stanno.”.