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20 aprile 2024

Treviso

Crisi del commercio, boom di sfratti a Treviso

Dati del tribunale di Treviso presentati da Uppi e Sunia, nel 2018 procedimenti sono aumentati del 19,7%, dimezzati sfratti nell'abitativo

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Crisi del commercio, boom di sfratti a Treviso

TREVISO - Calano gli sfratti in provincia di Treviso ma il problema della morosità resta. A preoccupare nell’ultimo anno è l’aumento degli sfratti degli immobili ad uso commerciale.

Il trend parla di un aumento del 19,7% nel 2018 rispetto all’anno precedente.
E i primi dati di quest’anno sono tutt’altro che incoraggianti. Ad affermalo sono l’Uppi, l’unione dei piccoli proprietari e il Sunia, il sindacato degli inquilini che ieri hanno presentato la situazione sugli sfratti avviati ed eseguiti dal tribunale di Treviso nel corso del 2018.

Nel 2018 sono stati 279 gli sfratti avviati (erano 233 nel 2016) e 177 quelli convalidati per morosità solo per gli immobili non residenziali, quindi capannoni industriali, uffici, negozi, attività legate al commercio e attività artigianali. “Dopo cinque anni di ininterrotto calo dal 2017 c’è stato un rimbalzo importante al rialzo”, spiega l’avvocato Marzio Bolondi, presidente Uppi Treviso. Un dato preoccupante per la nostra economia soprattutto un segnale tangibile della crisi del piccolo commercio nei nostri centri, le numerosi vetrine vuote e gli uffici vuoti da anni in Strada Ovest. “E dalle prime proiezioni continua l’aumento anche per il 2019 per gli immobili ad uso non abitativo”.

"Uno dei più gravi problemi per i proprietari di immobili commerciali - evidenzia Bolondi - è quando, in caso di morosità, il locatore deve continuare a pagare le tasse su redditi che non ha ancora incassato. Mentre per fortuna sulle locazioni abitate il legislatore consente al locatore di mettersi in detrazione fiscale tutti i canoni che non ha incassato, il proprietario di un ufficio che non incassa l’affitto ci deve pagare le tasse. Questo spesso scoraggia il proprietario a mettere l’immobile sul mercato. E meno immobili ci sono più i prezzi crescono con danno anche per i conduttori solvibili”.

Per risolvere il problema e permettere una ripresa del mercato secondo il presidente dell’Uppi, la prima soluzione è quella della leva fiscale: «Il legislatore, ad esempio, estenda la cedolare secca al 21% a tutte le locazioni ad uso diverso e vengano detassati i canoni non incassati".

Se aumentato gli sfratti per immobili commerciali, sono nettamente in calo quelli da abitazioni private, dimezzati in 5 anni. Nel 2013 erano 1.083 quelli avviati e 834 i convalidati. Lo scorso anno sono stati avviati 578 sfratti e convalidati 465. Il 90% dei provvedimenti è dovuto a morosità, ovvero inquilini che non riescono più a pagare l’affitto, le spese condominiali o entrambi.

Il trend è decisamente in calo ma per Uppi e Sunia, la flessione non corrisponde in maniera così netta al calo della morosità: "Se da un lato sono numeri positivi, dall’altro il dato in calo indica anche una sfiducia nell’efficacia delle procedure di sfratto: costi e i tempi lunghi portano i proprietari a cercare altri vie di accordo prima di rivolgersi al tribunale e chiedere lo sfratto», spiega Alessandra Gava, segretaria provinciale del Sunia. «Questo è evidenze guarda come la forbice tra procedure di sfratto aperti e convalidate negli anni è andata riducendosi di molto: nel 2018 ».

 


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Isabella Loschi

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