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23 aprile 2024

Vittorio Veneto

Confronto tra i Cardinali Ruini e Bassetti

Cattolici in politica

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

VITTORIO VENETO – Oggitreviso continua ad approfondire il dibattito politico all’interno del mondo cattolico.

Dopo la presentazione del manifesto del prof. Stefano Zamagni, vedi http://www.oggitreviso.it/cattolici-politica-219415, e l’avvio di un primo confronto con tre autorevoli rappresentanti della Diocesi di Vittorio Veneto, don Andrea Forest, delegato vescovile per la pastorale sociale, Emanuela Baccichetto, presidente dell’Azione Cattolica diocesana e Marco Zabotti, direttore scientifico e vice presidente Istituto Diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, gli stessi interlocutori commentano gli ultimi interventi del Cardinale Camillo Ruini, già Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e del Cardinale Gualtiero Bassetti, attuale Presidente della medesima CEI su cattolici e politica.

 

1. L’ apertura del Card. Ruini nei confronti di Salvini, che continua ad esibire Crocifissi, rosari, Vangelo, riprende la logica della vigilia dei Patti Lateranensi del 1929?

Emanuela Baccichetto:

L’intervista al cardinale Ruini esprime un suo pensiero personale, non certo della Chiesa italiana, le risposte che ha dato sono state piuttosto prevedibili e qualcuno ha pure aggiunto che questo suo intervento sulla scena pubblica è stato inopportuno e si presta facilmente ad una interpretazione oppositiva, o per lo meno divisiva, e questo non fa bene alla comunione e all'unità della Chiesa a cui tutti i suoi membri, soprattutto chi la guida e l’ha guidata, dovrebbero tendere ed aspirare.

Dentro ad una dialettica sta bene il parere diverso, ma non per vanagloria o per prestare il fianco a strumentalizzazioni. Infatti ci sono tempi, altri luoghi e modalità proprie per una sereno confronto.

Detto questo, l’apertura di Ruini verso Salvini, penso sia la stessa che si dovrebbe avere verso chiunque faccia parte di un dibattito politico.

Crescere nella capacità di confronto è presupposto per una crescita della maturità. Di tutti.

Certamente l’auspicato dialogo è più costruttivo, quando lo si fa in modo disarmato, abbandonando le difese e l’aggressività, cercando ciò che unisce da cui partire per progredire insieme.

Serve ascolto e silenzio, caratteristiche non proprie di chi ha un’immagine mediatica e social da dichiarare ogni giorno. Il crocifisso non ha bisogno di crociate, ma di contemplazione dell’umano e del divino, che c’è in noi.

Forest don Andrea:

Il Card. Ruini è coerente con sé stesso: quelle che ha espresso nei confronti di Salvini sono posizioni nelle quali ha sempre creduto, anche quando era Presidente della CEI. Fondamentalmente Ruini ricerca la visibilità del Vangelo e la sua capacità di incidere nella storia e, per fare questo, concepisce il potere politico come uno strumento a servizio di questo scopo. Salvo poi, mi pare, che si debba riconoscere che avviene giusto il contrario: che la “scusa” della fede è asservita alle finalità politiche. Mi pare molto più promettente quanto il Concilio Vaticano II diceva a proposito della “autonomia delle realtà terrene” (cfr. Gaudium et Spes, 36). Non c’è rapporto di sudditanza o di strumentalizzazione (nell’una o nell’altra direzione) tra politica e fede, ma una illumina l’altra e la richiama alle sue forme più alte. Se vogliamo “iniziare processi più che possedere spazi” (cfr. Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 223) non mi sembra che sia utile tornare a forme di cesaropapismo, col rischio di perdere libertà e spirito profetico. È bene invece incoraggiare i cattolici a sentire che fa parte della propria vocazione battesimale, del proprio essere cristiani impegnarsi nella politica, forma nobile e alta della carità cristiana, con una giusta autonomia di pensiero e azione rispetto alle gerarchie ecclesiali. Non un partito dei cattolici o “benedetto” dalle gerarchie cattoliche: ma un partito in cui i cattolici possano riconoscersi. Con l’autonomia per così dire “laica” che devono avere: riflesso, questo, della dignità e responsabilità che si deve riconoscere ai cristiani laici, pienamente abilitati ad occuparsi delle cose in cui sono competenti.

 

Zabotti:

Penso proprio di no. L’autorevole, personale punto di vista dell’ex presidente della CEI non può comunque essere valutato alla stregua di una scelta di campo, di una indicazione di preferenza che possa impegnare il mondo cattolico.

I tempi sono profondamente mutati.

Anche recenti indagini hanno evidenziato il distacco rispetto alla politica, la disaffezione e l’astensionismo dell’elettorato più sensibile ai valori cristiani.Oggi si apre una fase nuova, nella quale il laicato cattolico è chiamato a ricomporre il tessuto etico, culturale e sociale per la vita del nostro Paese, e insieme a costruire una progettualità, che sappia affrontare e risolvere i gravi problemi del nostro Paese, donando fiducia e speranza vera per il futuro.  

 

2. Qual è il messaggio essenziale che emerge dall’intervista della presidente della CEI, Card. Gualtiero Bassetti?

Emanuela Baccichetto:

Il messaggio essenziale del Cardinale Bassetti, che esprime il pensiero della collegialità dei Vescovi italiani e quindi della Chiesa italiana, di cui essi sono i pastori, è che “occorre essere uomini e donne di comunione e riconciliazione”.

Abbiamo bisogno di uomini e di donne che condividono una visione cristiana del mondo, che sanno stare dentro la realtà quotidiana delle persone e si impegnano in soluzioni concrete, in modo disinteressato, per avvicinarsi sempre meglio all’ideale di una società umana e solidale. Uomini e donne che sanno affrontare la sfida quotidiana di ricucire relazioni e tessere comunità e una solidarietà fra cittadini, dove la dignità e i diritti umani sono riconosciuti senza se e senza ma, ovunque e per chiunque.

 

Forest don Andrea:

Direi che ciò che il Card. Bassetti intendeva esprimere nell’intervista di inizio novembre era esattamente questo concetto a cui ho appena accennato.

C’è una necessità di riscoprire la bellezza e l’alto compito dell’impegno politico… E questo oggi è più urgente in una situazione in cui al tema politico non si riserva – a livello di sentire comune, non solo cristiano – grande considerazione.

Mi scosto in questo dai contenuti dell’intervista al Card. Bassetti, ma mi pare sia utile esplicitarlo, perché altrimenti non si comprendono le sfidi attuali.

Spesso si generalizza, si identificano i politici con la corruzione, si è disaffezionati rispetto a tutte le forme istituzionali della vita sociale. Credo per due cause:

- principalmente per un fattore culturale post-moderno che non dà più valore alla dimensione dell’autorità (a cominciare dal figura del “padre” primo mediatore della norma sociale, ai “padri” come modelli e punti di riferimento collettivi, al “Padre” che è Dio e la dimensione della trascendenza); viviamo così in una società che ha la maturità di un adolescente, nell’incapacità di progettualità a lungo termine (la politica oggi soffre terribilmente di questo sguardo miope rispetto al futuro); con la profondità culturale di un bambino, perché tutto quello che costa fatica (anche pensare e formarsi costa fatica!) è noioso e non appagante dell’immediato.

- per un’effettiva colpa della politica che non brilla per scelte etiche ed esempi luminosi. Proprio in questi giorni stiamo assistendo allo scandalo del Mose in terra veneziana, ma basta aprire un giornale per leggere quotidianamente di qualche grande o piccolo scandalo. Ecco allora che è importante la formazione ad un impegno politico che non sia lasciato soltanto al buonsenso di chi lo esercita.

Occorre quindi ritornare a formare chi si mette in politica. E un cattolico che decide di impegnarsi nella politica ha davvero un grande bagaglio di significati e valori da condividere, in un’indubbia logica di arricchimento collettivo, a prescindere dal credo religioso.

Zabotti:

La forte sollecitazione ai cristiani laici ad impegnarsi senza riserve per il bene comune.

E’ un invito rivolto con dovuto e sentito rispetto della distinzione dei ruoli e degli ambiti, e dell’autonomia del laicato. Si coglie la sensibilità di un Pastore che ha profondamente a cuore le vicende dell’Italia di oggi, e chiede una nuova presenza cristianamente ispirata, capace di mettere in campo persone di fede, coerenti, competenti e capaci di segnare una autentica svolta nella concezione e nel governo della cosa pubblica.

E parla espressamente della necessità di costruire rete di impegno a partire dalle comunità e dai territori, con uomini e donne che praticano la politica del servizio e non del tornaconto, della dedizione generosa al bene di tutti e di ciascuno, della comunione e della riconciliazione e non delle divisioni e contrapposizioni laceranti.

Continua

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


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