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Confessione negata per la Pasqua

22-04-2011 - Treviso

Buongiorno, scrivo oggi per esporre un fatto increscioso accadutomi ieri pomeriggio.

Visto l'avvicinarsi della Pasqua mi sono recata presso la chiesa di San Francesco di Treviso per confessarmi. Mi è stata negata la confessione perchè a settembre sposerò una persona divorziata.

Io sono una cristiana praticante ora molto delusa... La chiesa si è dimostrata in più occasioni nella vita attuale assolutamente indegna di portare la parola di Cristo tra la gente! Pentiti di mafia che hanno ucciso o mandato ad uccidere tantissime persone prendono la comunione in carcere, assassini diventano preti, preti che sono pedofili... ieri, a me cristiana incensurata è stato negato il diritto come tale di confessarmi!

So perfettamente che quando sarò sposata non potrò accostarmi al sacramento della comunione (altra cosa inconcepibile ai tempi d'oggi), ma ora sono ancora nubile e basta l'intenzione di sposarmi per aver avuto un trattamento vergognoso senza sapere nulla della persona che il frate aveva davanti... Lui si è sostituito a Dio per giudicare me non "appropriata" a ricevere l'assoluzione. ... se questa è la chiesa misericordiosa allora una persona si chiede se vale la pena essere cristiana... l'unico effetto che otterranno così i preti sarà quello allontanare le persone dalla religione.

Ringrazio per avermi dato la possibilità di esporre quanto mi è successo nella speranza che possa servire ad altre persone.

B.



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Non fare di tutta un'erba un fascio. Se hanno perdonato Berlusconi vedrai che prima o dopo troverai un prete che accetterà di confessarti un peccato che ancora non hai fatto.

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Due soluzioni, anzi tre:
cambia chiesa
osserva i dettami dei sacramenti
non dire al prete che sposi un divorziato: non sono cavoli suoi, è un uomo come te
Ma non piangere per queste cavolate, sono altri i problemi

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Purtroppo molti fedeli la pensano come quel frate.
Il suo rapporto con Dio può continuare andando alla S. Messa ed ascoltando il Vangelo.
Quando la religione islamica farà molti proseliti, la Chiesa dovrà rivedere tutte queste assurde preclusioni.
Abbia fede.

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Gentile signora io sono un agnostico fiero di essere non credente e sinceramente sono un po' stufo di tutti quei cattolici praticanti che trattano la loro fede come un supermarket da cui prendere ciò che fa loro comodo ed evitare quello che non piace. Sposare un divorziato è un peccato, signora, e confessare un peccato che non si è ancora commesso ma si ha comunque intenzione di commettere è privo di senso: l'assoluzione può essere data solo se c'è pentimento e lei non è affatto pentita dato che vuole sposare un uomo che per la Chiesa è già sposato e lo sarà per sempre. Per la Chiesa lei è una concubina e lui un adultero.
Questa è la morale della sua Chiesa, o la accetta oppure cambia religione oppure (cosa che io le consiglio) diventa atea.

Lei scrive:"l'unico effetto che otterranno così i preti sarà quello allontanare le persone dalla religione."
è vero ed è proprio quello che spero! Questo frate sta inconsapevolmente lavorando per noi atei e agnostici. Finalmente, cari credenti, capirete cos'è veramente quell'inganno chiamato dottrina religiosa.

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Una si dichiara credente praticante. Se è credente vuol semplicemente dire che ha "creduto" a quello che le ha raccontato la chiesa.
Per cui risulta, alla fine, che alla chiesa si "crede" ma fino ad un certo punto. Quando le regole non piacciono, allora la chiesa non va più bene !!!
Ma perchè non lascia perdere di "credere", si chiarisce le idee, e si vive la sua vita, onestamente, lasciando preti e chiese a cuocere nel loro brodo ?
Se, invece, li "vuole" a tutti i costi non può poi pretendere che siano loro ad adattarsi alle sue esigenze !

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Scusami, ma tra i principi della religione cattolica c'è quello dell'indissolubilità del matrimonio; se tu si cattolica dovresti sapere che sposandoti con un uomo farai un peccato. E l'assoluzione viene data quando si è sinceramente pentiti e ci si propone di non più peccare.
Se tu vuoi sposarti con un divorziato evidentemente non sei pentita, quindi il frate è stato giustamente coerente con i principi della sua fede.
Non è che deve essere la tua religione ad adeguarsi a quello che vuoi sentirti dire; se le regole della religione a cui appatrieni non ti vanno bene, cambia religione.
Ci sono varie chiese non cattoliche (ma pur sempre cristiane) che accettano i divorziati senza problemi. Frequenta una di quelle.
Un credente cristiano non deve per forza essere cattolico.
Auguri cmq per il matrimonio.

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Io sono ateo, coerentemente me ne frego dei dettami della chiesa. Il frate ha fatto bene a non darti l'assoluzione, visto che quelli sono i dettami della tua chiesa.

Allora delle due l'una: o segui i precetti della chiesa, oppure ti fai una religione come ti pare e ci vuoi stare a modo tuo.

Cambia religione oppure concludi coerentemente che la religione sono vuoti formalismi, sposa chi ti pare ma non ti fare sensi di colpa perché qualcuno non ti dà la sua benedizione. Non te lo ordina il medico di stare dentro una chiesa.

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Il matrimonio con un divorziato è considerato peccato.
Il frate ha semplicemente applicato una regola, che prevede l'assoluzione solo se c'è certezza di pentimento.
Non capisco di che cosa si stupisca: quando si abbraccia una religione, la si segue in ogni suo precetto, anche quelli che non piacciono.

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Beh, le regole sono queste.

Il matrimonio per la religione cristiana è indissolubile, percui, stando alla chiesa santa romana cattolica apostolica, non puoi, da buona cattolica, sposare un uomo divorziato.

Se lo fai lo stesso non sei una cristiana praticante, o peggio pratichi il cristianesimo a modo tuo, il che è contrario alla chiesa, la quale si erge unica portatrice ed interprete del messaggio cristiano.

D'altronde non si può essere cattolici a intermittenza, solo per quello che fa comodo: la dottrina, ricorda, si riceve e non si discute.

E, pergiunta, è concepibilissimo che tu non possa accostarti al sacramento della comunione una volta che sarai sposata ad un uomo divorziato, perché vivrai nel peccato.

Certamente la chiesa non cambierà posizione per venire incontro a te.

Quindi ti è richiesta una scelta di coerenza:o sei cattolica fino in fondo e ti adegui, oppure no, con ciò che ne segue.

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qUELLA DELLA SIGNORINA b. è UNA DELLE COSE PIù IDIOTE CHE IO ABBIA LETTO. Si definisce cattolica e praticante però pretende che la chiesa segua le sue regole e si incazza se questo non succede. Non capisco se la lettera è stata pubblicata con l'intento di farsi 2 risate o perchè è sembrata un colpo di genio. Geniali anche quei fenomeni dell'uaar a linkarla.

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perfettamente d'accordo.
Oggi il cristianesimo è diventato un autentico fai-da-te. "Mi decido io le regole, le declino a modo mio, a seconda della mia moralità, voglia e impulso, e se la Chiesa non mi lascia farlo è la cattivona e io sono la vittima". Dimenticando la sacralità e unicità del matrimonio ("il vecchio finché morti non vi separi") e la responsabilità di una promessa.
Siamo diventati troppo assolvitori di noi stessi e, sdegnati, chiediamo una giustizia che noi per primi abbiamo violato.

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Sono molto perplesso sulla vicenda.....
premetto che sono un credente poco praticante, ma abbastanza osservante.
La storia del presunto esito di una confessione, sacramento legato al segreto, e così maldestramente, quanto incredibilmente reso pubblico in forma peraltro anonima, mi lascia perplesso.
Non vorrei si trattasse di una ormai frequente forma di "rivelazioni" di insofferenza alle pratiche religiose che più impegnano i credenti, in quanto all'assoluzione antepongono e prevedono la promessa di "non più peccare".Non so e non voglio nemmeno sapere se nel corso della confessione il prete abbia condotto una specie di istruttoria/inquisitoria per indagare sulla persona che stava ascoltando. Conosco soltanto l'esito, riferito dalla signora, della mancata assoluzione.
Anzichè arrovellarsi e rodersi per questo, ed esternare il suo risentito disappunto per la vicenda, molto meglio avrebbe fatto l'anonima, uscita non assolta dal confessionale, a meditare in cuor suo la propria buona fede e a rivolgersi ad altri "tribunali". Esistono altre chiese, parrochie e confessori a cui, in caso di "insoddisfazione" della sentenza, la penitente si sarebbe e si potrebbe ncora rivolgere. Certo, dopo la "pubblicazione" e la ricusazione di un tribunale, qualsiasi ricorso sarebbe compromesso dalla notorietà del caso e del precedente. Cis ono altri giudici a Berlino, scriveva Brecht. Ci sono altri preti che potrebbero meglio accogliere le richieste di perdono e di pentimento. Ci sono situazioni personali e comportamenti privati che tali dovrebbero restare, chiusi anche nel segreto del confessionale, senza voler accampare diritti di paragone ad altre situazioni e comportamenti di vita. Ciascuno rifletta sulla propria e veda di trovare il coraggio e l'umiltà di confessare, a sè stesso prima ancora che al prete che ascolta, il pentimento e la volontà di fare il bene e il meglio per sè e per gli altri.
P.S. Ci sono chiese e preti lontani dal clamore e rumore sollevato da questa confessione pubblica; si rivolga a loro anche per l'eventuale nuovo matrimonio

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...posso aiutarLa con le pratiche per l'apostasia formale (volgarmente e impropriamente detta "sbattezzo").

che coerenza questi cattolicisti: io non posso sposare un uomo per colpa loro, e loro si vogliono prender la libertà di sposare un divorziato pretendendo il beneplacito della CCAR…

…ma che ripassino il Catechismo!

Diceva bene Gaetano Salvemini:

«La realtà è che quando un clericale usa la parola libertà intende la libertà dei soli clericali (chiamata libertà della chiesa) e non le libertà di tutti. Domandano le libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri, e negano le libertà altrui in nome dei principi loro.»

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Non me ne vorrà la lettrice, ma non riesco a provare simpatia per il suo caso: se deve subordinare il matrimonio con l'uomo che dice di amare all'assoluzione di un prete o alla possibilità di entrare in una chiesa o avere dei sacramenti, allora vuol dire che questa unione non è tanto solida. Pensi a sposare il suo uomo e ad amarlo e lasci perdere i dogmi, piuttosto.

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