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19 aprile 2024

Treviso

Che bollette! Il gas costa (troppo). Ma perchè?

Puppato e Girotto sul panorama presente e futuro delle fonti energetiche

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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TREVISO - Nella seduta pomeridiana di mercoledì 26 giugno della X Commissione del Senato ci sono state alcune audizioni sulle indagini conoscitive sui prezzi dell'energia elettrica e del gas come fattori strategici per il Paese. In particolare sono stati ascoltati i rappresentanti di Acquirente Unico Spa e del Gestore dei Mercati Energetici SPA (GML). Alla discussione ha partecipato attivamente il senatore trevigiano, capogruppo M5S nella medesima Commissione, Gianni Pietro Girotto (foto a sinistra), con alcune domande nel merito. Abbiamo voluto esaminare lo stato dell'arte sull'argomento, che negli ultimi anni ha alimentato il dibattito nazionale sulle fonti energetiche, i cui costi, tanto per cambiare, risultano generalmente più elevati rispetto ai nostri concorrenti europei. Il nuovo quadro dovrebbe e potrebbe razionalizzare il mercato, apportando notevoli benefici alla riduzione della bolletta e nuovo lavoro anche nel nostro territorio. Sull'argomento abbiamo avviato un confronto tra il senatore Girotto e la senatrice Puppato (foto a destra), che da sempre si è caratterizzata per interesse e passione sulla green economy, ponendo loro le medesime domande.

 

Quali sono i punti deboli in materia di approvvigionamento delle fonti energetiche, oggi in Italia?

Laura Puppato: Ci sono due ordini di problemi: la tipologia di fonti e il prezzo dell'energia. Dobbiamo in primo luogo diminuire le importazioni di combustibili fossili, riducendo l'elevato saldo negativo del bilancio energetico nazionale. Poi, nonostante il processo di liberalizzazione avvenuto negli ultimi anni, l'Italia è tra i paesi europei che registra i prezzi dell'energia più elevati. Secondo le autorità dell'UE, l'Italia è il sesto paese con il prezzo dell'elettricità ai consumatori più elevato, dietro la Danimarca, la Germania, Cipro, il Belgio e la Svezia. Sono due questioni che vanno aggredite.

Gianni Pietro Girotto: Per un paese che ha puntato sul gas come fonte primaria, il punto debole è rappresentato dall’eccessiva dipendenza da contratti di approvvigionamento take or pay con Russia e Algeria, che obbligano ad acquistare quote rilevanti di gas a prezzi molto superiori a quelli praticati sui mercati spot. Questa situazione, oltre a tenere alti i prezzi in Italia, pesa fortemente sulla bolletta energetica del paese.

 

Quali sono le proposte più significative del proprio schieramento politico, per arrivare ai nuovi equilibri più razionali?

LP: Diventa fondamentale un nuovo modello energetico a basso contenuto di carbonio, capace di garantire al contempo sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti, sviluppo economico ed occupazione. La politica energetica italiana ha bisogno di essere ridefinita, sia dal lato della domanda di energia che da quello dell'offerta. In particolare bisogna insistere su programmazione energetica, efficienza e risparmio, fonti rinnovabili, città e reti intelligenti.

GPG: Questi sono i problemi da affrontare e risolvere, attraverso negoziati internazionali che non possono non vedere come protagonista il governo italiano, finora assente, non, come si continua ad affermare, moltiplicando con spese inutili le infrastrutture per l’import di gas in Italia. In parallelo andrebbero promosse con rigore e vigore politiche di sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili, le uniche in grado di ridurre strutturalmente l’import di materie prime energetiche.

 

E' ragionevole attendersi le nuove disposizioni in tempi brevi? E' possibile una previsione?

LP: Al di là delle nuove disposizioni, deve essere chiaro che l'obiettivo è agire in un quadro europeo. L'Ue si è posta l'obiettivo di arrivare al 2050 con l'80-95% di emissioni in rispetto ai livelli del 1990. Nella riunione interparlamentare dei Presidenti delle Commissioni competenti per l’ambiente e l’energia che si è svolta a Dublino nel maggio scorso, Günther Oettinger, il commissario europeo per l’Energia, ha sottolineato il ruolo di un piano energetico europeo: se ogni stato membro elabora i suoi personali piani, abbiamo poche possibilità di creare un mercato interno dell’energia. Serve una visione europea e una strategia di lungo termine.

GPG: Purtroppo, al di là di belle parole da parte di qualche ministro, il governo Letta ha preso e sta prendendo provvedimenti destinati a rendere difficoltose le politiche di sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Basti pensare all’estensione della Robin Hood tax anche alle imprese delle rinnovabili di piccole dimensioni e alla bocciatura degli emendamenti che il Movimento 5 Stelle aveva proposto per rendere più efficace il Decreto sugli eco bonus.

 

Quali sono i benefici attesi dalle nuove proposte?

LP: Le proposte possono risolvere la nostra dipendenza dalle fonti fossili e influire sul prezzo finale dell'energia. Solo per fare un esempio, la media europea è di circa 17 centesimi di euro al kWh, comprese le imposte, mentre il prezzo in Italia è di oltre 20 centesimi al kWh. Nel settore dell'industria, il prezzo dell'elettricità italiana supera i 22 centesimi al kWh di gran lunga superiore alla media europea, che è poco sopra i 15 centesimi.

GPG: Una seria politica a favore dell’efficienza e delle rinnovabili avrebbe una funzione anticiclica, come l’ha avuto fra il 2009 e il 2011, quando il settore contrastò efficacemente la spinta recessiva aumentando fatturato, valore aggiunto, occupazione. Consentirebbe altresì di continuare l’espansione sui mercati internazionali, che nel 2012 è aumentata del 34%, grazie alla spinta propulsiva del 2011.

 

Quale impatto possono avere sul versante del lavoro nel nostro territorio? Siamo attrezzati in modo adeguato per ottenere risultati sull'occupazione?

LP: Non da oggi, anche Confindustria è convinta promuovendo l'uso di tecnologie più efficienti, si possono creare un milione e 600mila nuovi posti di lavoro in 10 anni e soprattutto dare un contributo positivo al rispetto del mondo e delle generazioni future. Ma puntare solo sul tema ambientale non basta. Tutto si tiene e quindi dobbiamo intervenire anche sul costo del lavoro, sulla burocrazia, sui tempi della giustizia. Anche la buona occupazione ha bisogno di essere accompagnata dalla politica.

GPG: La crescita occupazionale avvenuta nel settore fra il 2007 e il 2011, quando è arrivata a circa 130.000 unità, per diminuire nel 2012 per carenza di misure adeguate, non lascia dubbi in proposito. Se il settore non sarà ostacolato, come oggi, nel suo sviluppo, 200.000 occupati nei prossimi anni sarebbe un obiettivo minimo. Il 3 luglio l'Assemblea del Senato ha approvato il decreto legge in materiale, che ora passa alla Camera. I contenuti sono presentati in altro servizio.

 



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