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19 marzo 2024

Vittorio Veneto

COL LASER SCOPRE IL VOLTO PIU’ ANTICO DI SAN PAOLO

La restauratrice trevigiana Alma Ortolan firma un’eccezionale intervento di restauro

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Vittorio Veneto - Tra due domeniche compirà 40 anni. E – in attesa del compleanno fatidico – è al settimo cielo. Ma non quello delle locuzioni o delle frasi idiomatiche.  Lei sta proprio nel cielo dei santi(ssimi), quel cielo che nella cosmografia di Dante si trova proprio lì, appiccicato a quello di Cristo.

La restauratrice vittoriese Alma Ortolan una decina di giorni fa, con l’aiuto di un laser-da-restauro (strumento innovativo messo a punto da lei stessa in collaborazione con l’Università di Venezia e il Cnr di Firenze), ha infatti svelato il volto più antico di San Paolo.
Un’effigie risalente al IV secolo che si trova in un cubicolo nelle catacombe romane di Santa Tecla sulla via Ostiense.

I più insigni studiosi d’arte paleocristiana e la stessa Pontificia Commissione di Archeologia sacra concordano nell’attribuire il volto - letteralmente emerso dal buio di millenarie incrostature - a San Paolo. L’iconografia del padre della chiesa  (così come quella di San Pietro) è infatti ampiamente riconoscibile. “Il volto di Paolo che tanto ha emozionato i restauratori delle catacombe di Santa Tecla e primi visitatori – ha scritto ieri l’Osservatore Romano - presenta i caratteri fisionomici tipici del filosofo di plotiniana memoria, con un ovale asciutto, desinente nella scura barba a punta, il naso pronunciato, gli occhi maggiorati e fortemente espressivi, le tempie interessate da un'importante calvizie; la fronte attraversata da profonde rughe di atteggiamento.”

La scoperta dell’icona più antica del santo che fece penetrare il cristianesimo soprattutto tra gli intellettuali pagani si deve proprio alla perizia della restauratrice trevigiana, che al restauro di alcuni vestiboli e cubicoli delle catacombe di Santa Tecla si sta dedicando da circa un anno e che ha vissuto questo evento con soddisfazione e commozione autentica. “Avevamo intuito – racconta Alma Ortolan – che vi fosse un dipinto sotto un cospicuo strato di incrostazioni calcaree che si erano andate ispessendo nel corso dei secoli. Rimuoverle con l’ausilio di strumenti tradizionali avrebbe però voluto dire compromettere l’affresco. Così sono ricorsa ad applicazioni laser medicali, simili a quelle usate sulla retina dell’occhio umano. Lo strumento, che ho messo a punto in collaborazione con l’università di Venezia e il Cnr di Firenze, aveva già dato esiti positivi. In questo caso è stato il veicolo di una scoperta davvero straordinaria, che ha permesso di portare alla luce integralmente e con uno sfavillio di colori sgargianti il volto di San Paolo.”


Alma Ortolan, che  vanta un curriculum di collaborazioni internazionali, era già stata intervistata da noi perché – all’indomani del rogo della Fenice di Venezia - aveva riprodotto i dipinti decorativi dei palchi del teatro originario. Ma la sua attività, oltre che a Venezia, l’ha portata a lavorare in moltissime capitali europee tra cui Mosca e nella capitale dell’arte mondiale: Roma, appunto.
Che, dopo 1700 anni, restituisce le fattezze di San Paolo, nel suo ritratto più antico.

Nella foto: Alma Ortolan al lavoro

 


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