CNA Oderzo, Vianello: «Alle imprese credito col contagocce»
Gli artigiani dell’opitergino chiedono alle banche un maggior impegno per il 2018
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ODERZO – Un anno positivo, il 2017, per la CNA di Oderzo, che ha visto ampliare la sua offerta di servizi agli associati e al territorio, incrementare il numero di associati e clienti del 6% rispetto l’anno scorso e ampliare la sua operatività con entrate accresciute.
Ma un nodo resta, ed è duro da sciogliere: il credito, erogato alle imprese sempre con il contagocce, un fenomeno che, secondo la CNA, sta mettendo a serio rischio la ripresa e lo sviluppo economico di tutta l’area.
«Va evidenziato che dal 2012 ad oggi le banche hanno limitato moltissimo l’erogazione del credito nonostante dichiarino che hanno fondi a disposizione per le imprese – afferma Gianfranco Vianello, direttore di CNA Oderzo -. La nostra esperienza quotidiana è invece che dagli istituti di credito vengono date risposte negative anche per piccole somme di 30-50 mila euro. La nostra richiesta alle banche per il 2018 è che rischino un po’ di più e, con il supporto dei consorzi fidi, permettano alle imprese di fare il loro “mestiere”: creare benessere e occupazione».
Nessuna preoccupazione, invece, per il riassorbimento di Veneto Banca in Banca Intesa San Paolo. Secondo la CNA opitergina il processo è avvenuto finora con disguidi accettabili, con i servizi bancari che sono stato erogati comunque.
CNA Oderzo nel 2017 ha incrementato la propria offerta di servizi alle imprese, integrando ai servizi di gestione tradizionali come fisco, contabilità e paghe, nuova offerta formativa, lo sportello Mepa (mercato elettronico della Pubblica Amministrazione), consulenza e assistenza pratiche in ambito ambiente e sicurezza e cicli di incontri di aggiornamento per imprenditori e liberi professionisti.
«La ripresa c’è stata e si è sentita: c’è più fiducia e le imprese hanno voglia di investire – aggiunge Vianello -. Preoccupa il fatto che si potrebbe fare molto di più se l’accesso al credito fosse meno stretto. Molti investimenti vengono infatti bloccati proprio dalla politica creditizia delle banche».