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19 aprile 2024

Oderzo Motta

Chiese chiuse e migranti in pericolo: ecco il presepio della basilica di Motta

Lo ha realizzato il coreografo Sergio Tavagna insieme ad un gruppo di volontari: "Più che un'immagine, un percorso che illustra cosa sia davvero il Natale"

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ecco il presepio della basilica di Motta

MOTTA DI LIVENZA Rimarrà aperto fino al prossimo 2 febbraio il presepio della basilica di Motta. una Navività che quest’anno è davvero fuori dal comune, di certo molto diversa dai presepi degli scorsi anni.

Il lavoro è stato realizzato in Basilica un gruppo di volontari capitanati dallo scenografo triestino Sergio Tavagna, residente a Gorgo: con lui hanno lavorato Sandro Dal Ferro, Luigi Veronese, Sergio Guerrato, Angelo Vazzoler e Davide Drusian.

Non è un presepio tradizionale, ma un percorso sulle difficoltà della vita e sul dare un senso al dolore. Con alla fine, la speranza.

Tutta l’opera è stata realizzata con materiali di scarto oppure regalati, come nel caso del faro donatoci dal negozio Foltran di Motta.



Si parte con delle colonne crollate che, come spiega lo stesso autore, rappresentano chiese chiuse per mancanza di sacerdoti, oppure vendute e sconsacrate perché non ci va più nessuno.

Poco più avanti un carrello del supermercato accanto alla chiesa chiusa: il supermarket è aperto 24 ore su 24.

Al centro del percorso, una barca che affonda tra le onde e, in mezzo ad un mare buio, spunta una mano: «Il simbolo di chi per mare cerca una speranza. Ma quella mano non è adagiata sullo scafo, bensì è protesa per chiedere aiuto» dice Tavagna. Poi c’è la giottesca visitazione di Maria che incontra Elisabetta: «Entrambe sono incinte, i rispettivi bambini non sono nati, ma sembra si parlino. E dal feto, che è una persona, si vedono salire delle stelle, ossia uomini adulti».

Alla fine del percorso, ecco la Natività, con statue di legno provenienti dalla val Gardena.


Il presepio, aperto al pubblico la notte di Natale rimarrà visitabile fino al 2 febbraio, ogni giorno dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.30.

 


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