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19 marzo 2024

Esteri

Chalencon (gilet gialli): "Weekend esplosivo per primo anniversario"

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Chalencon (gilet gialli):

"Sarà un weekend esplosivo" quello del 16-17 novembre in occasione dell’anniversario della nascita del movimento dei gilet gialli in Francia. A sostenerlo all’Adnkronos è Christophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli, che a febbraio scorso aveva incontrato in Francia l’allora vicepremier Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista creando una crisi diplomatica tra Parigi e Roma culminata con il richiamo dell’ambasciatore transalpino Christian Masset. "Il presidente francese, Emmanuel Macron e i media francesi ritengono che il movimento ormai si stia spegnendo. E’ vero che da quest’estate il movimento ha perso un po’ di slancio e che solo una minoranza è rimasta a protestare ma c’era anche la necessità di tornare a lavorare. Ma il 16 e il 17 novembre saranno giorni esplosivi. Io sarò a Parigi a manifestare", sottolinea Chalençon che si dice convinto che "Macron non finirà il suo mandato. Ci metto la mano suo fuoco. Sbaglia a voler mantenere la rotta che finora ha intrapreso".

Chalençon si dice anche convinto che il popolo rappresentato dai gilet gialli "prenderà il potere democraticamente" in Francia e proprio in vista di questa scadenza "vogliamo creare una forza politica che possa essere speculare a ‘En Marche’", il partito di Macron. Per questo, rileva, "avevo deciso di incontrare gli esponenti del Movimento 5 Stelle che utilizzano la piattaforma Rousseau. Anche noi abbiamo lanciato una piattaforma Reconciliation per lanciare in Francia la democrazia partecipativa. Il progetto sta maturando. Alla presidenziali avremo un candidato che verrà dal popolo", spiega Chalençon sottolineando che sono in molti in movimenti a sostenere l’iniziativa.

Tracciando un bilancio a un anno dalla nascita della protesta dei gilet gialli, Chalençon torna alle origini ricordando che quello che è avvenuto il 17 novembre 2018 "è stato un risveglio dei cittadini". Una grande parte della popolazione, spiega, "soprattutto il ceto medio e le persone più svantaggiate, in provincia e nelle città rurali, non arrivano più alla fine del mese. La crisi dell’industria, la crisi del settore agricolo. Molte persone si sentono ignorate e dimenticate nella società attuale. Gli stipendi sono bassi e la gente non riesce a far fronte all’aumento del costo della vista. Pertanto hanno iniziato a mobilitarsi. L’aumento del prezzo dei carburanti è stata la scintilla che ha fatto esplodere la protesta". Il governo, rileva ancora Chalençon, "ha fatto di tutto per soffocare la protesta che soprattutto nelle prime tre settimane è stata gigantesca e a messo in serio pericolo il governo. Ma i gilet gialli, che non erano strutturati e che non sono riusciti a selezionare dei rappresentanti a causa della sfiducia generale, hanno perso un’occasione".

Comunque, uno degli aspetti positivi, per Chalençon, "è che non sono riusciti ad appropriarsi del movimento né i sindacati né le forze politiche". Alle rivendicazioni dei gilet gialli il governo francese, sostiene, non è riuscito a dare risposte. "I 10 miliardi di euro annunciati dal governo sono stati solo polvere magica… Non sono stati affrontati dall’esecutivo i temi di fondo dei gilet gialli. Le risposte del Governo sono state una farsa che ci è già costata 12 milioni di euro con il grande dibattito di Macron. Ora tutti i settori stanno scendendo in piazza dai gli infermieri passando dai ferrovieri. La Francia è diventata una pentola a pressione che sta per esplodere". Ora, aggiunge, "dicono che il movimento si è spento ma c’è ancora gente che si muove. Lo stiamo vedendo anche nel mondo, al di là dei confini europei, come in Cile. C’è una rottura tra le elite finanziarie che mettono al potere elite politiche e tutto questo contro il popolo. Il movimento ha risvegliato una coscienza collettiva. Intorno alle rotatorie le persone si sono confrontate, hanno dibattuto, si sono scambiate le loro opinioni. E da li che sono partite le rivendicazioni".

Purtroppo, osserva Chalençon, "il movimento non si è ancora strutturato abbastanza: ci hanno preso in giro perché nelle elezioni europee non abbiamo registrato un grande risultato (a maggio ‘Evolution Citoyenne’ ha ottenuto lo 0,01% ossia circa 2.000 voti ndr) ma abbiamo dovuto fare una campagna elettorale senza mezzi economici, tagliati dai media che non ci ricevevano più. Ora invece il movimento si sta strutturando". Questo weekend, quindi, Chalençon prevede un’ampia partecipazione per protestare contro il governo "che sta distruggendo l’economia, la ruralità e il futuro dei giovani: ci sarà una forte mobilitazione. Anche persone che non hanno manifestato finora scenderanno in piazza perché è l’anniversario della protesta. La gente si sta rendendo conto che il Governo ci sta portando diritto contro il muro. Saranno guai", sottolinea dicendosi preoccupato per il rischio di repressione delle autorità.

Dall'inizio del movimento dei gilet gialli a novembre del 2018 fino al 30 giugno 2019, secondo un calcolo fatto nei giorni scorsi 'Le Monde', sono state pronunciate oltre 3.100 condanne di cui 400 si sono trasformate in condanne al carcere.

Mouraud - "A determinare la fine del movimento dei gilet gialli sono state le violenze del 16 marzo. I gilet gialli scesi in piazza hanno tagliato il ramo su cui erano seduti". E’ questo il bilancio che traccia con l’Adnkronos Jacline Mouraud, una delle fondatrici dei gilet gialli a un anno dalla nascita del movimento nato, con il primo Atto della protesta, il 17 novembre 2018. Il video su Facebook della ‘pasionaria’ bretone 52enne del 18 ottobre 2018, di poco meno di cinque minuti, aveva totalizzato oltre 6 milioni di visualizzazioni e migliaia di condivisioni. Nella sua invettiva, che aveva sancito simbolicamente l’avvio della protesta, Mouraud se la prendeva con il presidente francese Emmanuel Macron e con il suo governo colpevoli di essersi accaniti contro gli automobilisti, in particolare decidendo un aumento del prezzo dei carburanti, aumentando il numero degli autovelox e contrastando i veicoli diesel. Mouraud, nel video, rivolgendosi a Macron ricordava al presidente francese ‘che non tutti i francesi vivono nelle grandi città. Io faccio 25 mila chilometri l’anno e quindi non ho altra scelta che prendere la mia macchina. Che inquini oppure no’. La protesta dei gilet gialli, infatti, esplose soprattutto in provincia, fuori dalle grandi città. I gilet gialli contestavano al governo una politica ‘Parigi-centrica’, dimentica del resto del Paese che deve far fronte alla diminuzione del potere di acquisto, alle politiche ‘anti auto’ del governo transalpino che colpiscono la popolazione.

Marra - "Il movimento non si sta spegnendo, si sta evolvendo". Ne è convinto Paul Marra, uno degli esponenti di spicco dei gilet gialli e uno dei portavoce del movimento a Marsiglia, tracciando il bilancio a 1 anno dalla nascita della protesta, il 17 novembre 2018. "Il merito dei gilet gialli - spiega Marra all’Adnkronos - è stato quello di far nascere la speranza e la solidarietà tra la popolazione. Ha creato un contropotere spontaneo di cui si sentiva la necessità". Certo, osserva, "il movimento non è stato capace di strutturarsi ma questo rappresenta anche, in un certo modo, la sua forza. E’ nato spontaneamente e sui social ancora oggi osservo nei cittadini lo stesso spirito: si ribellano ancora contro le decisioni prese dall’alto, contro le aberrazioni delle decisioni dei governanti".

Il 16 marzo 2019, quando durante l’Atto XVIII della protesta si sono registrati i saccheggi e le devastazioni più pesanti a Parigi, "il movimento dei gilet gialli come lo avevamo conosciuto è finito. Ma non si è spento. Stiamo assistendo ad una sua evoluzione". In prospettiva, sostiene Marra, "non ci saranno più per forza altri gilet gialli ma ci sarà qualcos’altro. Questo movimento ha creato una mobilitazione tra le persone che continuano a raggrupparsi, a riunirsi e a strutturarsi. Sono aggregazioni sparse, certo, ma numerose e che si registrano in tutto il territorio".

Il potere, osserva Marra, "è troppo sconnesso da noi. Quello che ci terrorizza è chi ci governa vuole gestire il nostro quotidiano ma non lo conosce. Lo abbiamo visto anche in Cile. Le proteste sono nate per l’aumento del costo di biglietto della metropolitana. E’ la goccia d’acqua che ha fatto traboccare il vaso. Chi ci governa non sa come svuotare il vaso, aggiunge solo acqua. E ad un certo punto il vaso straripa. Chi ci governa vive sul nostro pianeta ma sono degli extraterrestri".

 



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