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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

Cesana Malanotti: le storie della comunità vittoriese

Accompagnate da un coro polifonico

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Cesana Malanotti: le storie della comunità vittoriese

VITTORIO VENETO - “Sotto i 500 posti letto una casa di riposo non ha senso. Quindi oltre a Villa Papadopoli e Ca’ Mocenigo andremo alla ricerca di altri “crateri” in città per arrivarci”.

E' stato un passaggio accattivante del presidente dell’Istituto Cesana Malanotti Maurizio Castro, accompagnato dall'applauso da parte delle oltre cento persone, che hanno affollato nel pomeriggio l’aula civica del museo della Battaglia alla presentazione di “Una bella storia”, la raccolta di esperienze ed emozioni in trentacinque anni di animazione edita dall’Istituto.

 

“Tantissime storie – ha precisato Castro – intitolate “Una storia”, proprio perché messe assieme raccontano la storia di tutta la comunità vittoriese”.

 

“Doveva essere un calendario, ma vista la bellezza del materiale raccolto dalle nostre animatrici del servizio educativo, abbiamo pensato di dare la giusta importanza a questi racconti – ha spiegato nel suo saluto iniziale, a nome del Cda del Cesana, Salvatore Alboretti – con il desiderio di trasmettere le emozioni raccolte in 35 anni di lavoro svolto con grande passione”.

 

Anche il Vescovo Corrado Pizziolo ha voluto sottolineare: “Per quanto siano state vite semplici, sono dei romanzi e quindi rivolgo un plauso all’idea di raccogliere in un libro queste pietre preziose raccolte nella miniera di ricordi, che è l’Istituto Cesana Malanotti: un lavoro che qualifica ulteriormente il servizio di assistenza svolto dall’istituto”.

Il Vescovo Pizziolo è stato colpito anche dal contenuto dei racconti, “spesso storie di fatica, di condizioni difficili, di tribolazioni sopportate con grinta. Chissà tra 50, 60 anni cosa ricorderanno i nostri bambini! Da queste storie invece emerge la capacità delle persone di tener duro nei momenti difficili, mantenendo fiducia, speranza e capacità di generare. Che oggi mi sembra facciano difetto”.

L’assessore al sociale Barbara De Nardi ha evidenziato come “l’importanza di aver trascritto queste memorie individuali che, messe assieme diventano memoria collettiva, e di averlo fatto in forma cartacea, allontanandosi dalle moderne memorie digitali che di fatto producono e produrranno un deserto di ricordi... Conoscendo quello che siamo stati, riscopriremo le nostre radici, che ci hanno permesso di arrivare fin qua. L’Istituto Cesana Malanotti svolge una funzione straordinaria: aiutare le persone nella fase finale della propria vita – chi l’ha vissuto con un proprio caro lo sa - è un impegno gravoso, ma garantisce anche un arricchimento morale. Animando queste persone, e conservando la loro memoria l’Istituto ha rappresentato con il massimo onore la nostra collettività”.

 

Il sindaco Roberto Tonon ha ammesso con un sorriso la preoccupazione nel leggere alcune storie, perché “il bagno nel mastel l’ho fatto anch’io, e ho pure giocato al campanon: quindi forse mi avvio verso questa età...”.

Il sindaco si è soffermato sulla singolarità della presentazione di un libro di memorie nel luogo di memoria speciale per la città, rappresentato dall’aula civica, e proprio all’inizio dell’anno del Centenario della conclusione della Grande Guerra nel quale l’amministrazione comunale intende partire dalla memoria per aprire prospettive per il futuro.

“Ho letto – ha continuato il sindaco – storie di vita dura e faticosa, per aprirsi a prospettive di vita migliore. Quella che anche noi stiamo cercando di dare alla nostra collettività, a partire da segni come l’avvicinamento al centro città del Centro di Salute Mentale e del progetto di autonomia di Anffas, ma anche e soprattutto appoggiando convintamente la volontà di accoglienza dei fondatori e dei benefattori dell’Istituto Cesana, dando la disponibilità di recuperare Villa Papadopoli per incrementare i posti per ospitare altri anziani con le loro altre belle storie.

Garantendo al contempo un numero di posti di lavoro per i giovani che potranno così venire a Vittorio Veneto: dando posti letto per anziani, avremo anche più giovani, più servizi, avremo una vera città.

Il Consiglio Comunale ha votato senza contrari questa opportunità: chi di dovere dovrà pensarci bene, prima di negare alla città questo sogno e questa prospettiva”.

 

Il giornalista della Tribuna di Treviso Francesco Dal Mas ha salutato “il monumento vivente al Cesana Malanotti, Francesca Meneghin”.

Dal Mas ha poi presentato il prof. Paolo Feltrin, definito “massimo studioso della vitalità del Veneto e delle problematiche identitarie”.

Questa la rappresentazione essenziale del libro secondo Feltrin:“Ho letto con interesse questo libro, scoprendo innanzitutto quante cose si svolgono nell’Istituto Cesana Malanotti. In questi anni si è fatta largo la moda delle “storie di vita”, spesso usate in malo-modo in alternativa alla “storia ufficiale”.

Invece in questo caso è importante cercare di capire cosa c’è dietro queste storie: mentalità, relazioni sociali, e soprattutto cosa si ritiene importante ricordare.

E sono quattro cose soprattutto. Il lavoro – e non importa quale, e se spesso è servile, trattandosi per lo più di donne -, centrale nella costruzione dell’identità delle persone. Si ricordano poi la gioventù e la dimensione del paese: emerge la nostalgia di tornare nel proprio territorio, al proprio dialetto. Infine la famiglia, anche se meno strutturata e solida di quel che oggi si possa pensare di allora. Ma c’è anche qualcosa che manca, da questi racconti. Manca la politica: né fascisti, né Dc, né Pci, mai nominato un sindaco. Scompaiono anche i rapporti affettivi, laddove nascondano delle sofferenze: si toglie dalla propria storia tutto ciò che comporta aspetti conflittuali. E stranamente manca anche l’aspetto religioso”.

 

Feltrin ha anche lanciato qualche proposta, che ha ricevuto l'assenso visivo del presidente Castro.

“Mettiamo a disposizione questo materiale per qualche tesi di laurea, tanto per studiarci sopra e capirlo meglio. Scrivere di questi ricordi è l’unico modo per salvare la memoria di una comunità. Dai racconti si intravvede altresì un problema di genere, emergono questioni di parità di diritti, su cui pure sarebbe interessante studiare”.

 

Naturalmente non poteva mancare qualche battuta sul presente, da parte di Castro.

I media locali hanno scritto sull’intento dell’Istituto Cesana Malanotti di ampliare l’accoglienza della casa di riposo vittoriese – recuperando Villa Papadopoli e Ca’ Mocenigo – osteggiata dalla Regione.

Questo il suo passaggio, che è entrato nel merito:

“E’ bizzarro dire che non si è alzata l’età media delle persone, o che non servono più posti, o che un piano sanitario è immutabile, solo per osteggiare la legittima richiesta della comunità vittoriese. Ci piacerebbe non servisse andare anche questa volta al Tar, ma se ci costringeranno lo faremo e, come tutte le altre volte, vinceremo.

La custodia professionale degli anziani crea automaticamente una presenza radicata di giovani in città, in rapporto 1:1. 200 posti letto in più porterebbero 200 posti di lavoro immediatamente, combattendo al contempo l’arrivo alluvionale di multinazionali del socio sanitario pronte ad invadere questo campo. Un sociosanitario ad alto livello richiede servizi al pari della nostra performante zona industriale, capace di resistere anche nei tempi della recente crisi: e tutto questo porta altro indotto economico e sociale.

Una città “per” anziani non è una città “di” anziani. Questo è il nostro progetto”.

 

Si è poi domandato se Vittorio Veneto sarà in grado di assecondare questo sviluppo. E si è dato questa risposta:

“Sì, se saprà intercettare competenze distintive diverse e superiori da quelle replicabili ovunque e altrove. Vittorio Veneto è in grado di farlo meglio che altrove, lo dice la storia.

A Vittorio Veneto il sociosanitario si fa bene da secoli, persino la diocesi ha dimostrato storicamente una prospettiva manageriale nel suo impegno caritativo.

Non potremo competere nella sanità in senso stretto: in prospettiva per la concentrazione degli stadi di massima intensità per alcune malattie, da curare in centri tecnologicamente avanzati, sarà difficile difendere gli ospedali di Vittorio Veneto e Conegliano, e si è destinati a Treviso.

Ma il sociosanitario deve compiere un percorso contrario: guai se pensiamo di concentrare gli anziani, ghettizzandoli in cittadelle tecnologiche, allontanandoli dal contatto anche fisico con la loro terra e le loro comunità!

Ecco perché noi pensiamo a recuperare vecchi edifici, per ridisegnare la mappa dell’appartenenza comunitaria degli anziani alla stessa comunità di cui sono motore e non merce di scarto.

La tradizione che si incarna negli anziani è il vettore di una complessiva modernizzazione.

Per prepotenza stupida e ottusa e senza una contestazione nel merito si vuole occludere una prospettiva di sviluppo per la nostra comunità.

La Comunità Europea dice che ci devono essere 50/60 posti letto ogni 1000 abitanti, e in Veneto siamo a 27,2: ecco perché ci sono code e liste d’attesa.

Siamo pronti a restituire la struttura di San Vendemiano!

 

Ma saranno liberi i vittoriesi di decidere cosa fare delle proprie strutture e del proprio destino?

Questo libro merita di essere letto per sé, per le storie che racconta, e per il luogo dove sono state vissute. Si recupera il ricordo di storie, di palazzi, di centri storici. Come vogliamo recuperarli noi.

Anche grazie allo straordinario gesto di generosa appartenenza del geometra Alessandro Zuliani, vittoriese nemmeno di nascita, bensì di adozione, disposto a donare un edificio (Ca’ Mocenigo, ndr) per un valore di 2,4 milioni.

L’obiettivo – ha concluso Castro – è di evitare che il sistema pubblico sparisca dal sociosanitario, a vantaggio di un privato che inevitabilmente vi opera con finalità speculative. Allora o si fa una federazione di piccole Ipab – ma è impossibile perché tutte vogliono difendere la loro autonomia – o si deve crescere mantenendo grande efficienza. Arrivando a 500 posti letto”.

Insomma, una presentazione che ha gettato semi e speranze, che, è facile prevedere, renderà ancora più elettrizzante il confronto con la controparte!

 


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Pietro Panzarino - Vicedirettore

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