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25 aprile 2024

Nord-Est

Centro di accoglienza sotto inchiesta: non erogava servizi per cui riceveva i soldi. I migranti avevano denunciato, rimanendo inascoltati

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Centro di accoglienza sotto inchiesta: non erogava servizi per cui riceveva i soldi. I migranti avevano denunciato, rimanendo inascoltati

VENEZIA - Da un lato quattro persone ai vertici di una coop che si occupa di accoglienza accusati di associazione a delinquere e frode in pubbliche forniture, dall'altro due funzionari della Prefettura sospettati di rivelazione di segreti d'ufficio. Riguarda controllori e controllati, chi doveva erogare servizi e chi invece verificare che questi venissero effettivamente garantiti l'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Venezia sul centro d'accoglienza straordinaria di Cona. Accertamenti svolti con l'ausilio del nucleo di Polizia economica-finanziaria per scoperchiare quello che si sta rivelando un vero e proprio vaso di Pandora.

 

Quattro persone ai vertici della cooperativa Edeco, che gestisce il servizio, e due funzionari della Prefettura sono sospettati di aver lavorato su fronti diversi ma con lo stesso obiettivo: tenere in piedi la struttura, nonostante tutto e tutti, ed evitare che i controlli mettessero in luce eventuali manchevolezze. Cona è da molti mesi nell'occhio del ciclone: prima per la morte nel gennaio di un anno fa di Sandrine Bakayoko, la 25enne ivoriana morta per una tromboembolia polmonare, poi per quella di un migrante, travolto lo scorso novembre mentre in bicicletta, insieme a decine di persone con borse e valige, si allontanava dall'ex base missilistica preferendo il sagrato delle chiese alla tendopoli innalzata in mezzo al fango. In mezzo decine e decine di protesta, azioni eclatanti, aggressioni rabbiose, allontanamenti e rientri, per dire basta ad una struttura inadeguata per spazi e attrezzature. Ma soprattutto, come ricorda il sindaco Alberto Panfilio costata cifre faraoniche.

 

"Un giro di milioni di euro concessi ad una cooperativa nata sull'onda dell'emergenza" accusa il primo cittadino, ricordando come in poco tempo la coop che si occupava di trattamento rifiuti abbia improvvisamente cambiato pelle inserendosi nel business dell'accoglienza. A Cona, elenca, si sono spesi cinquecentomila euro solo per le fognature, 800-900 mila per movimentare la terra necessaria per innalzare la tendopoli. Ora si dovrà accertare se quanto previsto nell'appalto tra la cooperativa e il ministero sia stato rispettato e soprattutto se nel centro ci fossero servizi adeguati per ospitare 1.500 persone, tanti erano i migranti che vi si trovavano l'estate scorsa, a fronte degli attuali 700.

 

A parlare di quanto poco Cona funzionasse sono stati, inascoltati, gli stessi ospiti: coperte lacere stese per creare delle ipotetiche stanze in spazi soffocanti e claustrofobici, bagni lerci, stufette spente in pieno inverno. Tra i servizi su cui si punta ora il dito anche quello di insegnamento dell'italiano, rimasto pressoché solo sulla carta secondo le accuse dei migranti. "Finalmente si iniziano a fare dei controlli seri" commenta il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti mentre per l'on. Giulio Marcon (LeU) Cona è "una bomba ad orologeria pronta ad esplodere", che sconta una gestione fatta di "deroghe, adeguamenti in corso d'opera, improvvisazioni".

 



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