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28 marzo 2024

Treviso

La Cassazione dà ragione a Toscani: si può dire "I Veneti sono un popolo di ubriaconi"

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La Cassazione dà ragione a Toscani: si può dire

VENEZIA - Confermata dalla Cassazione l'archiviazione della denuncia presentata da quattro abitanti del Veneto, "nativi" della regione, che si si erano offesi per aver sentito Oliviero Toscani - intervistato il 2 febbraio 2015 alla radio da 'La Zanzara' - affermare che "i veneti sono un popolo di ubriaconi, alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri: poveretti i veneti, non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l'accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da 'ombretta', da vino".

 

Ad avviso della Cassazione, "Toscani, nel definire i 'veneti ubriaconi e alcolizzati' ha fatto affermazioni del tutto generiche, indubbiamente caratterizzate da preconcetti e luoghi comuni (con riferimento alle asserite caratteristiche di abitanti in una determinata zona del territorio nazionale) ma prive di specifica connessione con l'operato e la figura di soggetti determinati o determinabili". Nè, tantomeno, nelle parole di Toscani - per la Suprema Corte - è ravvisabile l'incitazione all'odio etnico verso i veneti, come hanno sostenuto i quattro denuncianti invocando nei confronti del fotografo l'applicazione della legge 'Mancino', quella che si applica contro gli ultrà del calcio, o i militanti più accesi della destra xenofoba.

 

In proposito, gli 'ermellini' fanno presente che "la discriminazione per motivi razziali è quella fondata sulle qualità personali del soggetto non, invece, sui suoi comportamenti", come quello di alzare un po' il gomito. "In ragione di ciò, è del tutto evidente - rileva il verdetto 24065 della Quinta sezione penale - che nel caso in esame non possa configurarsi la suddetta previsione incriminatrice, giacchè le affermazioni del Toscani non sono riconducibili nel concetto di odio razziale o etnico, nè comunque possono considerarsi potenzialmente discriminatrici nei confronti di una determinata categoria di soggetti appartenenti ad una determinata razza, nazionalità o religione".

In conclusione, parlare per 'luoghi comuni' non è diffamatorio, almeno quando non si fa riferimento a persone specifiche, e meno che mai è istigazione al razzismo. Così è stato rigettato il ricorso di Giancarla C., Marco B., Luca M. e Riccardo G., i quattro veneti che si sono sentiti offesi e che senza successo hanno protestato contro il decreto di archiviazione della loro denuncia emesso dal gip di Verona il 20 luglio del 2015.

 


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