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28 marzo 2024

Nord-Est

Campione di box minacciava imprenditori veneti per conto della Camorra, arrestato

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Campione di box minacciava imprenditori veneti per conto della Camorra, arrestato

Gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Trieste insieme con i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria Trieste della Guardia di Finanza hanno eseguito a Roma una misura di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Trieste, con l'accusa di aver commesso più estorsioni in Croazia, ma pianificate in Italia, in danno di imprenditori e professionisti, alcuni dei quali italiani operanti a Pola (Croazia).

 

Si tratta di Ovidiu Bali, di 44 anni, romeno, residente a Roma, il cui arresto è connesso con le indagini che avevano portato in carcere 7 persone, nel dicembre 2018, appartenenti a un clan camorristico attivo tra il Friuli e Veneto Orientale. Il reato contestato a Bali è estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalle finalità mafiose. L'uomo, ex olimpico dei pesi massimi di boxe alle Olimpiadi di Atlanta, nel 1996, pregiudicato, svolgeva prevalentemente il mestiere di "buttafuori", aveva nel caso specifico il compito di intimidire le vittime del gruppo criminale cui si vantava di appartenere.

 

 

L'uomo, vicino ai vertici della famiglia Spada di Ostia, aveva l'incarico di "convincere" le vittime, anche con coercizioni fisiche, a rinunciare a ingenti crediti e perfino a cedere beni immobili e mobili senza alcun corrispettivo a favore di un intermediario finanziario che operava per conto di clan camorristici, tra i quali i 'casalesi'. Lo stesso intermediario Fabio Gaiatto, di Portogruaro (Venezia), è stato arrestato nella precedente operazione di dicembre, che aveva investito quasi 12 milioni di euro di gruppi criminali contigui ai casalesi, con la complicità di diverse società in Croazia, Slovenia, Gran Bretagna.

 

L'ex pugile, invece, induceva le vittime anche a concedere consistenti prestiti che poi sarebbero confluiti sul conto di società dello stesso Gaiatto. Tutti reati questi, perpetrati con metodo mafioso per favorire gli interessi del clan camorristico dei "casalesi", come accertato dagli investigatori, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Trieste Carlo Mastelloni e dal Sostituto procuratore della Dda Massimo De Bortoli.

 



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