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25 aprile 2024

Montebelluna

Banche Venete: verso corsa a 4 per Bim

Scivolone in Borsa (-9%), capitalizzazione scende a 175 mln

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Banche Venete: verso corsa a 4 per Bim

MONTEBELLUNA - Si profila una corsa a 4 per conquistare la Banca Intermobiliare d'investimenti (Bim), anche se, nell'ultimo giorno utile per presentare le offerte vincolanti, rimane massimo il riserbo. Il dossier è uno dei più caldi sul tavolo dei liquidatori di Veneto Banca, che la controlla al 71,4%. Lo dimostra l'ennesimo crollo del titolo in Borsa (-9,42% a 1,125 euro), che ha ridotto la capitalizzazione a quota 175,7 milioni, il valore più basso dall'ottobre 2016. In sole 7 sedute la Banca torinese ha lasciato sul campo il 17%, bruciando 35,14 milioni di capitale, avvicinandosi così ai 'prezzi di saldo' ipotizzati.

 

Le buste offerte vincolanti si basano infatti su un valore d'impresa che - secondo le indiscrezioni - varia da 100 a 150 milioni di euro, ma c'è chi indica cifre inferiori. A concorrere sono i fondi di private equity Warburg, JC Flowers, Attestor e Barents Re, che avevano avuto accesso alla data room che si è chiusa venerdì scorso. Di questi i più accreditati sono Warburg e Attestor, ma la scelta spetta ai liquidatori (Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e l'ex-amministratore delegato di Popolare Vicenza Fabrizio Viola), assistiti da Lazard, che hanno l'obiettivo di fare presto e quindi potrebbero chiudere la partita già entro metà settembre, per sentire poi il parere vincolante di Bce e Bankitalia.

 

Sciolto il nodo Bim resta quello della partecipazione in Arca, in cui sia Veneto Banca che Popolare Vicenza hanno una quota del 19,9%, ma in questo caso ci sono gli altri soci (Popolare Sondrio al 21% e Bper al 33%) pronti a intervenire. Restano poi le attività di leasing e factoring ed il dossier banca-assicurazione, dopo il divorzio di Cattolica da Popolare Vicenza dello scorso aprile. La quota da liquidare è il 9% rimasto a Vicenza a seguito del collocamento accelerato del 6% di 4 mesi fa. Poi ci sono partecipazioni minori di Banca Apulia e Farbanca, la banca dei farmacisti.

 

Ultima nota dolente sono gli incagli, che a differenza degli Npl al momento non possono essere conferiti alla Sga, la società pubblica preposta dal Governo con il decreto sulle banche venete. Una massa di circa 8 miliardi, che attualmente le due bad bank, prive di licenza, non possono gestire.

 



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