Bagarre in Senato per il Jobs Act
Renzi: ''Sceneggiate da opposizione''
ROMA - Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha posto a palazzo Madama a nome del governo la questione di fiducia sul maxi emendamento al ddl lavoro. La prima chiama dei senatori per la fiducia inizierà attorno alle 21. Lo ha deciso a maggioranza la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. Il risultato dovrebbe essere quindi proclamato attorno alle 22.
I parlamentari del Pd critici rispetto al Jobs act annunciano in un documento, firmato da 25 senatori e 9 deputati, che voteranno la fiducia ma sottolineano: "La delega così come modificata dall'emendamento del governo interviene solo su alcuni punti che abbiamo segnalato e non raccoglie punti rilevanti del documento della direzione del Pd sul tema dell'art.18. Alcuni passi sono stati compiuti, ma non basta".
Pippo Civati, esponente di minoranza Dem, lancia però l'allarme: "C'è casino. Al Senato l'aria di disagio" per questo voto è formata da cinque persone e tre senatori si sentono più disagiati degli altri. Qualcuno di sicuro uno, potrebbe anche dimettersi da Palazzo Madama".
Per Gianni Cuperlo "mettere al Senato la fiducia sul Jobs Act è stato un errore serio. Compito del Parlamento è confrontarsi per licenziare buone riforme. Nessuno pensa che il mercato del lavoro vada bene com'è. Ma spetta al Parlamento fissare i confini della delega".
Bagarre in aula - Il ministro è stato contestato dal M5S. Per riportare la calma, il presidente Grasso ha più volte richiamato all'ordine i senatori pentastellati e ha chiesto l'intervento degli assistenti d'aula per rimuovere alcuni cartelli di protesta. In seguito alle proteste, Grasso ha infine espulso il capogruppo M5S Vito Petrocelli e sospeso la seduta.
Da fonti della presidenza di palazzo Madama si apprende che l'espulsione di Petrocelli non è dovuta ai fogli bianchi inalberati durante l'intervento di Poletti, ma per il gesto della monetina mostrata allo stesso ministro.
L'intervento di Poletti - In Aula al Senato è intervenuto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Per il governo, ha spiegato, ''prioritaria e centrale è la delega in tutta la sua portata, non solo l'articolo 18 che rappresenta una parte significativa", ma ''meno decisivo di quanto si possa ritenere''.
Il testo depositato al Senato - ''Il governo intende modificare il regime di reintegro, così come previsto dall'articolo 18, eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico, crescente con l'anzianità''. Lo afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel testo depositato al Senato. L'articolo 18 resta per ''i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie''.
L'articolo 18, e il tema del reintegro, è un punto ''su cui non c'è piena condivisione tra tutti, anche nella maggioranza, nel partito democratico'', ammette il ministro. Il governo, nella stesura dei decreti attuativi, ''saprà tenere nella giusta considerazione il lavoro fatto e le posizioni espresse'', assicura Poletti.
Il maxiemendamento prevede che il contratto a tempo indeterminato sarà la forma ''privilegiata'' e, quindi, sarà reso ''più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti''.
Renzi ottimista - "Noi non molliamo di un centimetro e con tenacia e determinazione raggiungiamo l'obiettivo", commenta da Milano il premier Matteo Renzi. "Stiamo portando a casa tutti i risultati e possono anche contestarci - ha detto riferendosi alla bagarre registrata al Senato in mattinata - possono fare polemica ma la verità vera è che questo Paese lo cambiamo facendo l'unica cosa che serve: restituire posti di lavoro".