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25 aprile 2024

Treviso

ALLARME USURA

Lo lancia il presidente di Confartigianato Mario Pozza che chiede alle banche di continuare a supportare gli artigiani

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Sopra: Mario Pozza (Foto Oggi Treviso)

Treviso - Le banche non concedono prestiti agli artigiani e questi ultimi si vedono costretti a rivolgersi agli usurai. E’ l’allarme lanciato da Mario Pozza, presidente provinciale di Confartigianato, che denuncia come la stretta del credito stia mettendo gli imprenditori trevigiani in crisi. Alcuni imprenditori, addirittura, non vedrebbero altra via che il prestito usuraio per uscire dal tunnel.

Pozza spiega che in questo periodo diversi suoi colleghi stanno avendo problemi di liquidità e che chi si trova in questa situazione spesso non riesce a trovare il bandolo della matassa. “Il questa situazione – spiega  -il ricorso all’usura è una tentazione, quasi una necessità".
"Un rischio gravissimo per le nostre imprese, solo che in certi momenti, pur di non perdere la propria azienda o la propria attività, si è disposti a tutto", aggiunge il presidente della Confratigianato trevigiana.

L'associazione di categoria intanto si sta attivando per permettere agli artigiani di ottenere prestiti bancari grazie alla garanzia del consorzio fidi.

Prosegue, dunque, una serie di incontri con gli istituti di credito. Pozza ha incontrato i vertici di Antonveneta e di Unicredit, la prossima settimana sarà nella sede di Veneto Banca. Quel che l’imprenditore chiede alle banche è di continuare a sostenere le aziende trevigiane proprio in una fase tanto delicata in cui la mancanza di appoggio del mondo bancario sarebbe deleterea.

Fra le ricette di Pozza per superare il momento di crisi, anche il congelamento degli studi di settore che, secondo il numero uno di Confartigianato, “sarebbe un'ulteriore possibilità di rilancio per la nostra economia perché questo strumento è una spada di Damocle sulla testa dell’imprenditore". "Oggi chi fa impresa, - aggiunge Pozza - è preoccupato di ricercare nuovi mercati, nuove soluzioni per assicurarsi un futuro, e non può permettersi di attuare le scelte imprenditoriai preoccupandosi di quanto queste possano incidere sui parametri degli studi di settore. E tutto questo non solo per sé ma anche per tutelare i propri collaboratori”.

 


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