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25 aprile 2024

Treviso

Al Palazzo dei Trecento: "La città ospitale"

Il Canova con i suoi studenti e docenti si confrontano sui migranti

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

 Al Palazzo dei Trecento:

TREVISO - Il progetto Classici Contro 2016 Xenia, ideato da Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani dell'Università Ca' Foscari, domani mattina, venerdì 15 aprile alle ore 9.00 approda al Palazzo dei Trecento di Treviso.

 

Il tema suggestivo per Treviso e per la Marca gioiosa è "La città ospitale", che con il più antico paradigma omerico dell'isola dei Feaci ci dice che essere philoxeinoi è il fondamento di ogni civiltà e l'antidoto della barbarie.

L'incontro culturale è realizzato in collaborazione col Comune ed è diretto per il Liceo Classico Canova dai docenti Cristina Favaro e Alberto Pavan.

Nel contesto storico del Salone dei Trecento, nel cuore più bello e più antico della polis, gli studenti del Liceo saranno protagonisti con le loro domande, le azioni e le musiche che si intrecceranno alle parole della ricerca scientifica.

 

Il quadro della xenia secondo i classici è definito da Anna Beltrametti (Università di Pavia).

Dall'orizzonte omerico dominato dall'istituto dell'ospitalità, e dalle scene tipiche dell'accoglienza, si passa all'orizzonte tragico polarizzato sull'opposizione Greci vs Barbari.

Eschilo, con i Persiani del 472, impiega massicciamente il termine barbaros/barbaroi e definisce il mondo degli altri per eccesso o per difetto rispetto alla norma greca.

Allora chi sono i barbaroi?

La categoria non ha a che fare con i caratteri né con gli usi etnici, ma si rivela un chiaro costrutto politico: la barbarizzazione del nemico equivale alla sua strumentale inferiorizzazione.

Per lo straniero e per le sue difficoltà di integrazione anche in un paese ospitale, come ci indicherà Alessandro Iannucci (Università di Bologna-Ravenna), c'è una figura paradigmatica nel mondo antico, ed è quella dello scita Anacarsi, che sbarca nel porto del Pireo ad Atene.

Così lo descrive Luciano nello Scita o l’ospite pubblico:

«Aveva la testa ancora molto confusa, come è normale per un forestiero. Non conosceva nulla, sobbalzava ad ogni rumore, non sapeva come comportarsi; si accorgeva di essere deriso da quanti osservano il suo modo di vestire. Non trovava nessuno della sua lingua e insomma era già pentito del suo viaggio e aveva deciso di far subito marcia indietro, appena vista la città, e imbarcatosi di nuovo fare rotta verso il Bosforo da dove la strada verso casa, la Scizia, non sarebbe stata troppo lunga».

Ma può bastare poco perché l’incontro con un'altra cultura non sia un trauma: un viso amico, e poi la conoscenza della lingua.

L’idea di integrazione è antica, ma rimane comunque ambigua o quanto meno pericolosa: implica una polarità e un disequilibrio di forze e di potere, tra una cultura che pretende di imporsi e un’altra che è costretta a smarrirsi.

È proprio questo il disagio che genera incomprensione e odio, un disagio anche moderno con il quale dovremo confrontarci per le prossime generazioni.

 

E su questo si continua a ragionare, con Sara Lorenzon dell'Università di Ferrara, (in foto), a partire dalle definizioni giuridiche e dai loro effetti, con tutti i problemi che sono propri dell'Europa.

Per il diritto, i migranti non sono tutti uguali. Lo status giuridico di “migrante” si declina in accezioni diverse in funzione dei diritti ad esso riconosciuti e, parimenti, dei doveri attribuiti da una società, all’interno di un ordinamento giuridico.

È una classificazione normativa che muta al mutare dei confini (nazionali, europei, internazionali) e che trae origine dalla caratteristica radice costituzionale dello Stato.

 

Intorno a queste valutazioni intervengono i giovani liceali di Treviso.

Le azioni e le letture degli studenti del Liceo Classico Canova parleranno di Viaggi d'esilio a partire dall'Odissea, attraverso un percorso delle idee che ha come protagonista il Nostos, il viaggio di ritorno che dovrebbe ricondurci in patria.

Ma quale patria? Già questo è un buon dubbio importante.

Il multiforme e paziente Ulisse non è solo archetipo di conoscenza, ma è naufrago e migrante costretto a misurarsi costantemente con le leggi dell'accoglienza.

I nostri naufragi, le nostre passioni, i nostri mostri, sono sintetizzati nella complessa figura di questo navigante che non smette mai di indicarci nuove rotte e di farci incontrare l'altro come in uno specchio.

 

Dalla versione di una moderna Odissea prodotta nel 2009 da Caesar Brie e dal teatro Des Andes, Ulisse entra ed esce dal mito omerico e si trasforma in uno dei milioni di migranti del mondo contemporaneo che cercano di attraversare la frontiera.

E a questa si aggiungeranno le immagini dalla Grecia moderna, da un poemetto di Seferis, Leggenda (Mithistorima), in cui si fondono continuamente mito e storia.

Suggestioni, immagini, fantasmi della letteratura classica dialogano con il presente come eco lontana.

Il paesaggio greco, aspro e inospitale, fa emergere le rovine, la fissità delle statue, i remi spezzati dai naufragi del passato e dei nostri giorni.

Altri eventi seguiranno nel programma: "Naufragi d'Europa" a Montebelluna il 22 aprile, "Tra Oriente e Occidente" a Mogliano Veneto il 23 aprile, "Ospitalità bibliche, ospitalità classiche" a Oderzo il 29 aprile.

 


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Pietro Panzarino - Vicedirettore

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