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19 aprile 2024

Conegliano

Al Marconi: Europa e i giovani

Gli studenti intervistano i compagni

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Al Marconi: Europa e i giovani

CONEGLIANO - Martedì mattina si è conclusa la due giorni sull'Europa, organizzata dal Liceo Marconi con la presenza di due autorevolissime personalità nazionali, i professori Gianfranco Pasquino: "Quale Europa?" e Franco Cardini: "L' Europa al bivio", su cui OggiTreviso aveva pubblicato un servizio ( http://www.oggitreviso.it/liceo-marconi-due-conferenze-sulleuropa-159100).

 

Il dibattito è stato molto interessante, per cui è stato chiesto al preside Stefano Da Ros di invitare alcuni studenti a intervistare per Oggitreviso alcuni compagni sul tema "Ripensare l'Europa", sulla base di quanto fosse emerso durante il dibattito.

 

Il liceo Marconi continua a partecipare attivamente al progetto che da tre anni l'IPA di Pieve di Soligo ha messo in cantiere, con gli istituti superiori di Conegliano, Vittorio Veneto, Pieve di Soligo e Valdobbiadene, che culminerà con un dibattito pubblico, fissato in collaborazione con il Comitato delle Regioni di Bruxelles, per il 9 maggio 2017 al Teatro "Da Ponte" di Vittorio, in occasione della Festa dell'Europa.

 

La proposta delle intervista da studenti a studenti è stata accolta positivamente ed ecco quanto è emerso, dopo il dibattito con Cardini.

OggiTreviso ringrazia il preside e gli studenti che si sono fatti carico dell'invito.

E' emerso uno spaccato decisamente interessante sugli orientamenti dei giovani liceali. Eccolo:

1) Partiamo subito a bruciapelo: ti senti europeo? Se sì/no, perché?

Kitty: Si, mi sento europea. Essere originaria di due paesi (Albania ed Italia) ha sempre creato in me una sorta di ambivalenza nell'amor di patria che mi ha portata a riconoscermi in un'”entità” più grande. Mi sento europea perché condivido costumi e tradizioni. Mi sento europea perché condivido fiumi, laghi, montagne. Perché condivido cultura, ma soprattutto condivido persone. Inoltre in Europa dal ‘45 non v'è più stata una guerra e questo, insieme all'abbattimento delle dogane, ha consentito ai cittadini europei di viaggiare mescolando così le proprie realtà a quelle di altre comunità a volte molto diverse, contribuendo a formare una cultura comune.

 

2) Quale percezione hai dell'Europa e della sua attuale crisi?

Ema: In base a quello che ho potuto comprendere grazie alle diverse iniziative promosse dalla scuola mi sento di poter dire che l'Unione Europea sia un progetto politico riuscito. Si sente spesso dire che essa sia ormai soggetta ad una crisi endogena che si risolverà in un suo irreversibile disfacimento; che, ora come ora, l'Europa abbia perso i suoi valori, in primo luogo la democrazia, e che sia composta da un organo burocratico lento ed inconcludente che ostacola il progresso degli Stati membri. Personalmente però non sono convinta che l'Europa abbia fallito e nemmeno che l'origine dell'attuale crisi sia intrinseca all'Europa stessa. L'Europa infatti, dalla sua nascita ha il merito di aver portato sviluppo economico, educazione e forme di previdenza sociale e per questo, resta il luogo di maggior uguaglianza sociale al mondo.

 

3) Come vedi le istituzioni europee? Rappresentano, a tuo parere, un ostacolo al progresso/sviluppo economico-culturale o no?

Alessandra: Non penso che le istituzioni europee rappresentino un ostacolo al progresso dei paesi membri, ma che anzi il progresso potrebbe essere più tangibile se queste avessero maggiori poteri in ambito politico. Inoltre si sente spesso dire che molte di queste istituzioni siano organi politici superflui ed inutili con un apparato burocratico lento (a causa di 28 oramai 27 realtà economico-sociali diverse), ma non credo si tratti di un problema senza via d'uscita: una delle soluzioni più accreditate è infatti l'idea di un’ “Europa a due velocità” (che presuppone un diverso grado di integrazione in base alla situazione politica ed economica degli Stati membri). Ciò sta a significare che le istituzioni europee non sono di per sé causa di ostacolo al progresso, quanto piuttosto lo sono le strategie politiche che si scelgono.

 

4) Credi che si possa fare di più in termini d'integrazione e terrorismo?

Federica: Si e credo che la cosa fra i due concetti sia reciproca: l'unico strumento per contrastare il terrorismo è l'integrazione. Penso questo perché, come ha spiegato il professor Cardini, il terrorismo ha un'origine recente (ultimi 20-30 anni) ed è una diretta conseguenza delle guerre che si sono perpetrate a lungo in Medio Oriente fin dagli inizi del Novecento. In queste guerre però l’Occidente essendosi comportato da falso alleato e giocando sporco ha accresciuto il sentimento antioccidentale che serpeggiava in alcuni correnti islamiche, peggiorando la situazione. Da ciò nascono dei movimenti (inizialmente guidati da poche persone) che hanno poi deciso di darsi una struttura politica basandosi sull'appoggio delle masse simpatizzanti con l’ideologia antioccidentale. Questo sentimento può essere sconfitto solo con la cultura, la conoscenza reciproca e quindi l'integrazione. Kant nel suo trattato del 1792 “Per la pace perpetua” cercava di delineare quelle che potevano essere le modalità di cessazione dei conflitti fra stati. Quella di una “lega di popoli sovranazionale” era quindi secondo il filosofo tedesco l’unica soluzione che avrebbe portato ad una situazione di pace duratura.

 

5) Credi che l’UE rappresenti una “lega di popoli”?

Mauro: Credo che in parte rappresenti questo, ma credo anche che ancora molto lavoro verso una vera e propria “Europa dei popoli” debba essere fatto. In primis sarebbe necessario a mio parere muoversi verso un’unione politicamente unita, con un progetto (federale, ad esempio) universalmente condiviso. Ma questo purtroppo non si è fatto e si è partiti da un’unione economica lasciando in secondo piano la questione politica, delegandola ad un secondo momento. Questo ha portato alla creazione di istituzioni come il Parlamento Europeo: istituzioni che dovrebbero avere maggiori poteri e competenze di quelli che hanno oggi. L'idea di Europa nasce dalle macerie di uno spaventoso conflitto militare e dalle intuizioni politiche di uno dei suoi padri spirituali: Altiero Spinelli col Manifesto di Ventotene.

 

6) L'Europa ha favorito il dialogo e la cooperazione diplomatica fra le potenze europee?

Nicola: Sì: credo, come ha espresso il professor Pasquino, che l’Europa abbia favorito il dialogo e la cooperazione, ma relativamente al mondo ed ai tempi in cui è stata formata. Penso infatti che il mondo di metà Novecento fosse molto differente da quello odierno in cui la globalizzazione gioca un ruolo fondamentale e preponderante nei rapporti di forza. Credo quindi che più che evitare un conflitto militare fra le potenze europee (improbabile, oggigiorno) l’Unione Europea debba evolversi adattandosi alle nuove sfide della modernità. Domanda: Il trattato di Schengen (1985) prevede l'eliminazione dei controlli alle frontiere ed è oggi oggetto di un fervente dibattito che vede contrapposte da una parte l'idea di libertà (valore di cui l'Europa si fa portavoce) e dall'altra la sicurezza dei cittadini membri rispetto alla minaccia del terrorismo.

 

7) Qual è la tua posizione a riguardo?

Alberto: La messa in discussione del trattato di Schengen non è altro che una conseguenza della crisi dei valori dell'Europa. La libertà è sicuramente un valore da difendere, ma in primo luogo bisogna difendere i cittadini: il concetto d’integrazione quindi espresso dal professor Cardini trovo che sia sotto quest’aspetto un po’ vago. Di fronte alle stragi che hanno caratterizzato questo ultimo anno, le situazioni politiche calde nel Medio Oriente e le guerre che si perpetuano in Siria credo ci debba essere più controllo.

 

8) Concludiamo con la Brexit: l’inizio della fine o un’opportunità di rafforzamento per l’Europa?

Andrea: Penso e sono convinto che la Brexit possa rappresentare un’opportunità di coesione all’interno della UE. La Gran Bretagna ha sempre mostrato una certa autonomia e riluttanza partecipativa nel concerto europeo ed una sua eventuale esclusione da esso, seppure grave, potrebbe spingere le potenze europee ad una maggiore integrazione. Integrazione che si concretizzerebbe con l’idea dell’Europa a due velocità: un’unione politica ed economica più vicina agli stati ed ai cittadini.

Intervista a cura di Mauro Spadaro ed Ema Baci ( al centro nella foto, ai lati, a destra Nicola Fuser e a sinistra Kitty Di Pierro).

 


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