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29 marzo 2024

Treviso

Aeroporto Canova, Manildo al ministro dell’Ambiente: "No all’aumento dei voli”

Il sindaco chiede all’azienda sanitaria uno studio sulla tossicità di inquinanti derivanti dall’attività dello scalo

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Aeroporto Canova, Manildo al ministro dell’Ambiente:

TREVISO - Piano di sviluppo aeroportuale, il Comune di Treviso ha inviato le osservazioni al Ministero dell’Ambiente. Il testo del documento è il frutto della collaborazione tra il professor Maurizio Tira, nuovo Rettore dell’Università di Brescia, e gli uffici ambiente, urbanistica e mobilità di Ca’ Sugana.

“Abbiamo sempre voluto un aeroporto sostenibile – commenta il sindaco di Treviso Giovanni Manildo – le osservazioni allo studio di impatto ambientale, inviate, vanno in questa direzione. Certamente avremmo preferito una stesura del piano come esito dei numerosi incontri promossi dal Comune di Treviso con Save, Aer.Tre, Enac i comuni interessati, i soggetti competenti in campo ambientale, arrivando ad una soluzione condivisa di progetto sostenibile. Invece, tali attività di istruttoria partecipata, non hanno sortito alcun punto fermo e condiviso circa l'equilibrio tra la sostenibilità ambientale dell'aeroporto, l'opportunità di sviluppo economico del territorio e le esigenze aziendali. Si sono quindi rese necessarie delle osservazioni al piano, partendo dalla necessità di un approfondimento dello stato di fatto, ovvero l’opzione zero. In un'ottica di collaborazione tra Comuni abbiamo anche richiesto il coinvolgimento ufficiale nella procedura di Via dei Comuni di Casier e Preganziol”.  

Il testo del documento evidenza come il punto di riferimento per la stima degli impatti ambientali di qualsiasi opera sia lo stato di fatto dell’ambiente, valutato nel momento in cui si operano le stime e si svolgono le valutazioni ex ante. Per il Comune di Treviso il ‘punto zero’ di ogni considerazione non possono essere che i 16mila e 300 voli stabiliti dal Ministero dell’Ambiente nel 2007 confermati dal Tar Veneto e poi dal Consiglio di Stato. A partire da questo presupposto si snodano tutte le riflessioni del Comune dal punto di vista viabilistico, ambientale e urbanistico. “Sul tema ambientale le proposte del piano di sviluppo aeroportuale mostrano un aggravio in tema di  rumore e di inquinamento – dichiara l’assessore ai beni ambientali Luciano Franchin - Risulta inaccettabile l’ipotesi di un aumento dei decolli verso Treviso, così come appaiono fortemente penalizzanti per l’ambiente le nuove procedure proposte: gli aerei per decollare verso Treviso dovranno prima percorrere la pista verso Quinto, 2 km e mezzo, e poi ripercorrerla con i motori a pieno regime per decollare verso la città per impostare le nuove virate previste. Il nuovo piano di sviluppo poi non parla di concrete e valide compensazioni e mitigazioni ambientali”.

“L’osservazione del Professor Tira anche sul piano urbanistico come su quello ambientale sottolinea come ogni eventuale sviluppo ulteriore non possa prescindere dal mettere a posto il passato – dichiara l’assessore all’urbanistica Marina Tazzer - La viabilità è tale e quale a quella del 2000, quando i passeggeri erano un decimo degli attuali e non è adeguata a ciò che si vuole ottenere con lo sviluppo dell’aeroporto. La grande omissione è quella relativa allo sviluppo del trasporto pubblico locale. Inoltre va detto che lo sviluppo dell’aeroporto penalizza significativamente lo sviluppo del territorio, in particolare delle aree sottoposte al piano di rischio. Non solo le attività private, ma anche gli interventi di pubblico interesse o pubblici”.

La preoccupazione per il Comune di Treviso quindi è di rispettare in ogni caso il limite dei 16.300 voli, considerarli come primo scenario di minima da sottoporre a valutazione, valutare l’impatto ambientale dei movimenti stimati al 2030 quale secondo scenario di Via e prevedere azioni di mitigazione e compensazione degli impatti determinati dai movimenti reali in essere, in quanto mai tali impatti sono stati soggetti ad interventi di Via, quindi alle necessarie relative compensazioni.

Il sindaco ha inoltre inviato una lettera al direttore dell’Usl 2 Francesco Benazzi per chiedere un’indagine epidemiologica che comprenda le patologie maggiormente correlate alla tossicità di inquinanti derivanti e connessi all’attività del Canova.

 


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