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29 marzo 2024

Politica

Addio alle 40 ore settimanali? Arriva la proposta per lavorare meno

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Addio alle 40 ore settimanali? Arriva la proposta per lavorare meno

Quaranta ore di lavoro settimanali per il Movimento 5 Stelle sono troppe. Ieri si sono concluse sulla piattaforma Rousseau le votazioni del programma Lavoro: tra i 5 quesiti, quello sulla 'Riduzione dell'orario di lavoro' è quello che ha incassato più preferenze (68.700 su 210.788 preferenze). A favore della riduzione si è espresso sociologo Domenico De Masi al quale M5S ha commissionato la ricerca 'Lavoro 2025' e Marco Craviolatti, attivista sindacale, il quale affermando che "i Paesi europei in cui si lavora di meno sono i Paesi ricchi del Nord, come Germania, Danimarca, Olanda" e quindi "nella realtà le 'cicale' sono ricche, e le 'formiche' sono povere, adotta lo slogan "Lavorare meno lavorare tutti".

Le strade per la riduzione collettiva degli orari di lavoro sono molteplici, secondo Craviolatti: da una riduzione orizzontale in cui le ore giornaliere vengono ridotte a una riduzione verticale delle giornate lavorate, ad esempio la settimana corta di 4 giorni; oppure un modello nuovo di organizzazione dell'orario ordinario, ad esempio una fascia ampia che vada dalle 25 alle 35 ore.

La Francia è uno di quei Paesi in cui la legge prevede 35 ore di lavoro settimanale, legge che tra i candidati alla presidenza è stata messa in discussione. In Italia la Costituzione non fornisce alcuna definizione di orario di lavoro né pone limiti, l'art. 36 comma 2 si limita a rinviare alla legge la fissazione di un tetto massimo di durata giornaliera. Mentre l’art. 2107 c.c. afferma che "la durata giornaliera e settimanale della prestazione di lavoro non può superare i limiti stabiliti dalle leggi speciali".

L'orario di lavoro è disciplinato fondamentalmente dal Decreto legislativo n. 66 del 2003, che ha dato attuazione alla direttiva 93/104/CE, così come modificata dalla direttiva 2000/34/CE. Tuttavia, un ruolo importante nella definizione dei tempi di lavoro è riservato alla contrattazione collettiva, alla quale la maggior parte delle disposizioni contenute nel d.lgs. n. 66/2003 demanda la facoltà di modificare e/o integrare il precetto legale, con l’intento di incentivare l’utilizzo della flessibilità oraria ed organizzativa quale strumento per far fronte alle diverse esigenze produttive.

Il decreto, riprendendo l'approccio di cui alla legge n. 196/1997, definisce orario normale il limite delle 40 ore settimanali. L’orario settimanale di lavoro è distribuito su cinque o sei giornate e non può superare le 48 ore settimanali.

 



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