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18 aprile 2024

Treviso

"Abbassate la testa", mitra e chiodi in A27

Un commando di bandidi assalta portavalori, terrore in autostrada. E' caccia all'uomo

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TREVISO - "Abbassate la testa": è stato l'avvertimento intimato dal commando di banditi alle due guardie giurate su un furgone blindato della Civis prima di esplodere numerosi colpi di mitra per svaligiare il portavalori. E da lì si é scatenato l'inferno: ieri sera, martedì, poco dopo le 18.30, sulla A27 in direzione Belluno tra i caselli di Treviso Sud e Treviso Nord.

Ma prima dei mitra a 'parlare' sono stati migliaia di chiodi disseminati lungo entrambe le corsie dell'autostrada: chiodi che assieme ad un tir posto di traverso alla direzione nord hanno paralizzato per ore il traffico. L'azione, studiata con metodi paramilitari, come affermano gli stessi agenti della Polstrada, ha provocato il ferimento leggero di uno dei due autisti del blindato rimasto contuso scendendo in fretta dal furgone. Qualche ferito leggero anche per i piccoli tamponamenti provocati proprio dalle forature degli pneumatici.

 

I malviventi, almeno cinque persone, sono poi fuggiti a bordo di una Porche Panamera e e di una Land Rover. Sono usciti dall'autostrada, dopo il colpo, a Treviso sud e hanno abbandonato le auto in località Olmi salendo su altre vetture probabilmente 'pulite' rispetto a quelle utilizzate per il colpo. La Polstrada sta già interrogando alcuni testimoni che avrebbero visto il cambio delle auto.

Da quanto risulta i malviventi non sarebbero riusciti a portare via nulla, grazie a un sistema di schiuma che avrebbe impedito il colpo.

Lungo le corsie dell'A27 gli agenti hanno trovato e recuperato inoltre tre auto abbandonate, senza targhe e piene di chiodi all'interno, due 'parcheggiate' in direzione Belluno, e una verso Venezia. Non è escluso che chi aveva il compito di guidarle sino lì sia fuggito attraverso le reti dell'autostrada.

 

Complessivamente sono cinque, oltre al tir, le vetture utilizzate dal commando per mettere a segno il colpo. La caccia agli uomini, che secondo una testimone parlavano sia in italiano che con una lingue dell'est Europa, è ora estesa in tutto il Veneto con particolare attenzione alle province di Belluno e Pordenone.

 

 


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