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28 marzo 2024

Italia

48° Settimana Sociale di Cagliari.

l' Arcivescovo Filippo Santoro alla Camera dei Deputati

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

48° Settimana Sociale di Cagliari.

ROMA - Nei giorni scorsi l'Arcivescovo di Taranto, Mons. Filippo Santoro ha presentato alla Camera dei Deputati la 48° Settimana sociale di Cagliari, in calendario dal 26 al 29 ottobre 2017.

Santoro è il Presidente del comitato scientifico organizzatore delle Settimane Sociali ed anche della Commissione Episcopale per i problemi sociali, lavoro, giustizia, pace, custodia del Creato.

E' arrivato a Taranto nel 2012, dopo 27 anni in Brasile, dove era  andato come missionario.

Con lui abbiamo parlato del suo intervento e della sua esperienza di pastore, "nel mio studio di Taranto,  ho un cassetto con duecento curriculum di persone che cercano lavoro e sono per lo più laureati", ricordando che il Parlamento "è la sede più alta della politica".

 

Premessa: la situazione Taranto

"Dall’inizio del mio ministero tarantino sono sfilate davanti alla città tante situazioni, le più disparate e disperate, sullo sfondo dell’assurdo conflitto salute-lavoro, lì dove il problema del lavoro, di immediata vostra competenza, va ad inanellarsi con la sicurezza (quanti incidenti sul lavoro! Ho negli occhi i funerali celebrati!), e con la perversa opposizione con la salute per via dell’inquinamento...

Le manifestazioni rassicuranti del Governo ci sono state. Io stesso ho interloquito coi Ministri, ma, voi m’insegnate, non siamo di fronte a materie univoche e la preoccupazione rimane tanta".

La premessa si chiudeva con un auspicio: "A Taranto abbiamo titolo di pretendere chiarezza fin da ora, abbiamo diritto di pretendere frutti più copiosi da un’azione governativa, nella quale abbiamo posto la fiducia di una terra con un problema più grande di essa del quale non poteva farsi un carico esclusivo a livello locale, ma che doveva necessariamente interpellare le responsabilità nazionali".

Per la prossima Settimana Sociale di Cagliari, il punto di partenza non è costituito dai numeri o dalle teorie economiche, ma dalle facce delle persone, a cui si vorrebbe dare una risposta.

Vale la pena ricordare che le settimane Sociali dei cattolici italiani sono cominciate 110 anni fa, quando Giuseppe Toniolo ha dato il via nel 1907.

Da allora sono state sempre un momento incisivo nella vita sociale dell’Italia, con personalità di altissimo rilievo; è sufficiente ricordare Giorgio La Pira, che ha dato un contributo notevole sia alla Dottrina Sociale della Chiesa che alla Costituzione.

Anche la prossima Settimana Sociale di Cagliari, in programma dal 26 al 29 ottobre 2017, vorrebbe proporre qualcosa di utile per il Paese, per le persone, per la gente, per la vita quotidiana, approfondendo un tema centrale, che tocca la vita di tutti ossia il lavoro, attraverso 4 "registri comunicativi ed alcuni punti cruciali della problematica del lavoro".

1          La denuncia. "Innanzitutto del lavoro che non c’è, soprattutto la disoccupazione giovanile che dai 15 ai 25 anni, ai 29 anni al Sud è intorno al 50%, con punte del 60%, e poi anche la disoccupazione degli adulti.

 Non saremo noi con la Settimana Sociale a risolvere tutti i problemi del lavoro e non ci vogliamo sostituire né allo Stato né a nessuno, ma vogliamo, come dice Papa Francesco, aprire dei percorsi".

In questo sottosistema c’è quello della precarietà del lavoro: il lavoro nero, il caporalato, le agromafie, le ecomafie.

2.         Le buone pratiche che dimostrano  la creatività di tante persone, anche in situazioni difficili nel Mezzogiorno come nel resto d’Italia.  

E il presule ha citato il progetto coordinato dal prof. Becchetti “Cerco lavOro”, con un censimento di 300 buone pratiche che promuovono lavoro e ne indicano la ripetibilità in altre situazioni d’Italia. Per porre rimedio alla povertà avanzante anche da noi in Italia.

"Per venirne fuori è importante conservare il lavoro che c’è e creare lavoro, incentivando la nascita di imprese virtuose. Papa Francesco nel discorso all’ILVA di Genova, ha descritto l’imprenditore virtuoso che è il primo che lavora e che ha come obiettivo non l’ottimizzazione del profitto, ma il bene dei suoi dipendenti e quindi il bene dell’impresa in una circolarità solidale con il mondo produttivo. Il papa ha fatto la distinzione tra buon imprenditore e mercenario. Tra reddito e lavoro"

3.         Il racconto del lavoro che cambia.

La sfida di Cagliari guarda al presente ed al futuro, non al passato. È la sfida soprattutto dell’innovazione, dell’economia 4.0, dell’innovazione tecnologica con tutte le domande che pone. "Prima tra tutte quella sul senso del lavoro e quindi sul rapporto lavoratore – macchina. L’innovazione tecnologica farà perdere sicuramente tanti posti di lavoro, ma ne farà nascere altri. In un nuovo rapporto tra capacità ed abilità. E poi il posto della intelligenza umana e della coscienza che guida lo sviluppo di una tecnica a servizio della persona e del bene comune. Anche in questo punto è importante avere presenti le facce delle persone, dei giovani e dei loro bisogni, dai bisogni primari al bisogno di significato, del senso del lavoro che è unito al senso della vita".

4.         Le  “proposte” al Governo e al Parlamento per aiutare a sciogliere alcuni nodi.

"Non saremo noi a risolvere i vari problemi legati al lavoro, ma vogliamo indicare prospettive, percorsi e proposte di legge, che raccogliamo sul nostro sito: www.settimanasociale.it

Una di esse potrà essere una maggiore defiscalizzazione particolarmente delle piccole medie imprese.

Un’altra proposta potrà essere la promozione di incentivi nella creazione di imprese da parte di giovani e soprattutto nel Sud, visto che l’avvio di una soluzione del problema economico del Mezzogiorno è un bene per tutta l’economia del nostro Paese. Per il Sud sono stati fatti passi avanti con la creazione del Ministero del Mezzogiorno e la realizzazione di vari patti con le regioni, vedi Patto per la Puglia. È però necessaria una strategia specifica per il Sud che sinora è mancata".

 

Mons. Santoro inoltre si è soffermato su alcune sfide urgenti che si vorrebbero affrontare a Cagliari

a)         Innanzitutto il rapporto scuola lavoro, perché tante volte i nostri giovani vengono istruiti su cose che non potranno mai utilizzare. In certi posti è già in atto, come per esempio in Veneto e in qualche altra parte del nord del Paese.

Occorre rivedere la questione dell’alternanza scuola lavoro perché in molti posti, quando la cosa non rientra in un vero progetto e non è ben preparata, si riduce ad una gita e fa perdere tempo agli insegnanti, che non riescono a completare il programma e non apre reali prospettive ai ragazzi. C’è una legge, un intervento governativo che nella sua realizzazione incontra reali difficoltà, che invitano a ripensare tutta la formazione professionale

b)         la questione del lavoro femminile con le sue implicazioni sulla vita familiare.

Il dato più evidente è che da qualche anno le ragazze raggiungono livelli di scolarità superiori a quelli dei coetanei maschi, ma nonostante questo i loro salari sono più bassi.

Anche la disoccupazione femminile è più alta della media, e, a parità di funzione, i salari delle donne sono più bassi di quelli degli uomini.

A questo si aggiunge anche la questione della denatalità, che è anche legata ad altri fattori, ma per il mondo del lavoro è di grande attualità e urgenza, visto che in Italia il tasso di natalità è tra i più bassi d’Europa.

Molto interessante la presentazione di studi e di proposte che parlano del “lavoro di cura”.

"Penso agli studi della filosofa canadese Nedelsky. Lei dice che noi dovremmo arrivare al lavoro part time, cioè ad un tempo lavorativo che prevede un 50% produttivo un altro 50% di cura, che è un’altra forma di lavoro riconosciuto come tale.

Il prendersi cura della famiglia, degli ammalati, delle persone disabili, dei propri cari piccoli o anziani. E questo non significa “lavorare tutti, lavorare meno”, ma è tutta un’altra visione della realtà.

Se guardiamo al lavoro delle donne attualmente è già così perché, oltre il proprio lavoro, c’è la famiglia, la casa, i figli e questo è un lavoro a tutti gli effetti".

c)         Il lavoro dei portatori di disabilità che non può essere ignorato,  che è lavoro effettivo e non beneficenza.

"Lo stile della settimana sociale che stiamo sviluppando nel nostro comitato è uno stile partecipativo e solidale, come lo abbiamo vissuto nel Convegno ecclesiale di Firenze nel novembre del 2015.

Desideriamo partire da esperienze reali e mettere da parte la “convegnistica”.

Certo vogliamo offrire anche un contributo di pensiero, ma soprattutto offrire testimonianze di come è possibile difendere le persone che lavorano e di come si può creare lavoro. Ci interessa non solo arrivare ad una Settimana Sociale significativa, ma soprattutto ci interessa il dopo.

 L’obiettivo non è la settimana sociale ma lo sviluppo posteriore alla settimana sociale.

 

Avviandosi alla conclusione, l'Arcivescovo ha sottolineato un punto centrale di questa Settimana Sociale ossia la questione del lavoro degno e del senso del lavoro. 

"Che cos’è il lavoro degno? In un incontro promosso da Papa Francesco con i Movimenti Popolari presenti nel mondo, a cui anch’io sono stato chiamato, ho incontrato i raccoglitori di cartoni “cartoneros” dell’Argentina e quelli della Colombia; e poi c’erano i senza terra del Brasile e poi c’erano i portatori di risciò dell’India e del Bangladesh e diversi altri poveri della terra tutti molto motivati dal fatto di essere stati convocati dal Papa.

Il mio contributo si è concentrato sulla dignità del lavoro. Un sindacalista spagnolo ha chiamato il loro lavoro “economia informale” e sommersa.

Al che il capo dei cartoneros ha risposto che la loro economia non è informale, ma popolare. Il fatto di non essere dichiarata dipende dal fatto di proporre una economia alternativa al modello di sviluppo dominante.

A questo punto sono intervenuto raccontando cos’è per me il lavoro degno e ho detto: “Io sono Vescovo, qual è il lavoro che faccio? Accolgo la gente, ascolto i loro problemi tutte le mattine e così si realizza la mia missione ed il mio lavoro è degno”.

Poi ho aggiunto che il lavoro deve essere degno perché la nostra persona è “degna”. La persona è immagine e somiglianza di Dio”.

La battaglia più grande è nelle condizioni del lavoro e nel senso del lavoro. Non quindi lavoro come pura sopravvivenza o come massimizzare il profitto, ma come occasione ed opportunità per la realizzazione della persona e della vita.

Il santo Padre nell’udienza alla CISL ha messo in guardia dal “diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare.

Il sindacato, col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile”.

E quindi il Papa rilancia per voi la sfida della profezia. Ma da dove la potete attingere l’ispirazione e le forze per questa sfida? Lo si può fare riprendendo, le ragioni ideali che sostengono la vita e che ci muovono nell’agire politico. Qualcosa che nella nostra società liquida, non si identifica con il mondo o il potere, ma tende a cambiarlo. Andando oltre le ideologie e il dominio di questa economia che uccide ed offrendo una vera speranza al nostro popolo".

Eccellenza, quali le attese?

"E' quindi indispensabile riprendere l'esperienza della fede, avvicinandosi sempre di più alla Dottrina Sociale Cristiana e soprattutto alle nostre parrocchie, movimenti ed associazioni che rendono possibile assimilare una mentalità nuova che nasce dal fascino dell'incontro con Cristo che cambia la vita e quindi, con la nostra testimonianza, anche la società".

 

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


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