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16 aprile 2024

Vittorio Veneto

26 giovani chiamati a una scelta di vita. Chiamati da Dio

Intervista al Rettore del seminario diocesano, don Gian Luigi Papa

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

26 giovani chiamati a una scelta di vita. Chiamati da Dio

Seminaristi a Vittorio Veneto

VITTORIO VENETO - Domenica 23 novembre, Solennità di Cristo Re, la CEI ha fissato la giornata pro seminario. Abbiamo intervistato il Rettore del seminario di Vittorio Veneto, don Gian Luigi Papa, 43 anni, originario di S. Polo di Piave.

E' stato ordinato presbitero nel 2000, licenziato in teologia morale alla Facoltà Teologica di Milano, da 12 anni svolge il suo ministero nel campo dell’animazione vocazionale e della formazione in seminario, è stato nominato rettore nel giugno 2013.

Il Seminario: ieri e oggi, la sua evoluzione e adeguamento nei e ai tempi.

Da quando è nata, l'istituzione del Seminario assolve allo stesso compito, quello cioè di prendersi cura del cammino umano, spirituale e vocazionale dei giovani scelti dal Signore per il ministero sacerdotale, affinché siano pastori del popolo di Dio. Essendo il prete preso tra la sua gente e inviato alle famiglie e alle comunità cristiane del suo tempo, la sua preparazione ha da essere attenta a formarne il cuore, lo spirito e la sensibilità pastorale in riferimento anche al contesto sociale culturale ed ecclesiale, dove svolgerà il suo servizio. Questo chiede il seminario: di essere adeguato al compito di sempre, tenendo conto dei segni dei tempi.

 

I dati più significativi in riferimento alla presenza dei seminaristi e del personale adulto che li cura...

Attualmente i seminaristi di Vittorio Veneto sono 26: 12 adolescenti che frequentano la scuola secondaria; 11 i giovani che seguono i corsi di teologia e 3 i giovani appena entrati nel corso propedeutico. L'equipe che segue i seminaristi è composta da 5 sacerdoti, ciascuno dei quali svolge anche altri compiti a livello diocesano o parrocchiale.

 

La vocazione: un termine e una categoria avvolta in un certo alone, da decodificare da parte dell' interessato.

Il termine vocazione soffre attualmente di una plurivalenza di significati, che spesso ne oscurano il senso originario. A partire dal dato biblico, esso indica precisamente la scelta di Dio di chiamare alcune persone a “partecipare” in modo particolare della sua opera di salvezza, il cui scopo è quello di rivelarsi agli uomini come Padre e di raccoglierli intorno a Cristo, per edificare la Chiesa. Si tratta di un vero e proprio appello, che il giovane sente nella forma di una parola d'amore a lui rivolta personalmente.

Il rettore don Gian Luigi Papa

L'approccio odierno nella società della comunicazione e l'apertura delle porte del Seminario...

Proprio per il compito che svolge, il Seminario si nutre della grazia di Dio e vive delle molte relazioni che intesse con le comunità parrocchiali della Diocesi, le associazioni e le famiglie e con il territorio, soprattutto con il mondo della cultura. Abbiano deciso di aprire le porte del seminario, perché ci siamo resi conto che non è conosciuto dalla gente e di esso si ha un'idea spesso confusa o pregiudiziale, legata cioè a stereotipi di un tempo. La gente che in vari modi arriva a conosce il Seminario ne ha immediatamente un'idea diversa, di stima e di apprezzamento per i percorsi educativi e spirituali che lì vengono offerti ai seminaristi, al di là della scelta definitiva che faranno.

 

Le vocazioni adulte oggi e la dimissione dallo stato clericale nella nostra diocesi.

Attualmente la maggior parte dei seminaristi proviene dalla comunità vocazionale, ubicata a Castello Roganzuolo, dove sono accolti i giovani e gli adulti che iniziano il cammino formativo dopo l’esperienza del lavoro o degli studi universitari. Negli ultimi 25 anni sono passati per questa comunità una cinquantina di giovani, metà dei quali sono già preti. Anche per lo sforzo di rinnovamento del cammino formativo del seminario, nella nostra diocesi sono stati soltanto due i sacerdoti che negli ultimi 15 anni hanno chiesto di essere dimessi dal presbiterio diocesano.

 

La collaborazione dei laici e delle donne con i sacerdoti.

Oggi un prete non può più pensarsi da solo nell'esercizio del suo ministero, ma – come gli è chiesto dalla natura del suo servizio – ha bisogno di collaborare con i confratelli sacerdoti, con i fedeli laici e con il territorio. Questo può rendere migliore e meno faticoso il suo ministero pastorale, non solo per l’aiuto che può ricevere, ma anche per il fatto che esso esprime meglio la vitalità spirituale e ministeriale della Chiesa. Ciascun battezzato infatti, secondo il compito che gli è affidato, è responsabile insieme con gli altri dell'annuncio del Vangelo. Nelle nostre comunità parrocchiali inoltre è molto preziosa e insostituibile la collaborazione di molte donne, sia per la cura dei sacerdoti, soprattutto quelli ammalati, sia per la catechesi e molti altri servizi in vista soprattutto dell'educazione delle giovani generazioni. Mi pare bello che nella Chiesa siano valorizzati il genio femminile e la sua predisposizione alla cura e alla trasmissione della fede.

 

La realtà tra clero secolare e religioso nella nostra diocesi.

Sono circa una sessantina i religiosi ordinati presbiteri che in diocesi svolgono un prezioso servizio pastorale, soprattutto riguardo la confessione, l’accompagnamento spirituali di singoli o famiglie, la celebrazione della S. Messa domenicale laddove il parroco non riesca a provvedere da solo. Un bel segno di fraternità e di carità pastorale è il fatto che oggi nella nostra diocesi la collaborazione tra preti diocesani e religiosi è serena, feconda e reciprocamente riconosciuta, anche grazie all’instancabile opera del Vescovo Corrado nel sostenere la fiducia e la comunione.

 

Il dibattito sui seminari tra gli addetti ai lavori, a livello nazionale.

La formazione nei seminari è continuamente oggetto di riflessione, sia da parte della Santa Sede che dei Vescovi, a livello nazionale e regionale. Nel recente incontro della CEI, i Vescovi italiani si sono impegnati in un approfondimento circa il rapporto tra la formazione del seminario e la formazione permanente del clero. Altri temi sul tavolo del confronto riguardano l'ambito della formazione affettiva, il come affrontare la fragilità psicologica e spirituale dei giovani che entrano nei seminari, la pastorale vocazionale e la teologia del ministero ordinato, che chiede una proposta vocazionale seria e convinta, vista l'insostituibilità del sacerdozio ministeriale per la vita della Chiesa.

 

Il magistero di Papa Francesco in merito a questo problema.

Il Papa si è molto interessato della vita dei Seminari. Ha incoraggiato la vitalità della comunità cristiana, in ordine alla sua fecondità vocazionale. Chiede che la proposta vocazionale sia coraggiosa e precisa. E’ costantemente preoccupato che il discernimento nei seminari sia esigente, attento all’equilibrio psico-spirituale dei candidati al sacerdozio, capace di guidare i giovani chiamati ad una risposta libera, ben intenzionata e radicata nella relazione vitale con la persona vivente del Signore Gesù.

 

Il messaggio conclusivo del Rettore alle comunità e ai genitori, in particolare.

Il dono della chiamata al sacerdozio è dono di un valore inestimabile, non solo per la persona che è stata scelta, ma anche per la sua famiglia e la sua comunità parrocchiale. Mi auguro che tutti insieme, preti e laici, possiamo sostenere i ragazzi e i giovani chiamati a questa bellissima scelta di vita, per la loro gioia e il bene di tutta la Chiesa. Dove gli uomini non percepiscono più Dio, la vita diventa vuota; tutto è insufficiente. Dio ancora oggi ha bisogno di uomini che esistano per lui e lo portino agli altri, ai quali Lui desidera donare una vita piena. E se questi uomini ci saranno anche in futuro, un po’ dipenderà anche da noi.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 
 

 


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